Seduta intorno ad un tavolo rettangolare la banda ascoltava il Professore spiegare gli ultimi dettagli della lezione di quel giorno.
Roma con la forchetta continuava a spostare l'ultimo pezzo di carne da un lato del piatto all'altro, osservandolo con fare quasi nauseato.
"Io ho finito" disse di getto, non appena vi fu silenzio, la ragazza, allontanandosi di poco il piatto.
Tutta la banda si voltò a guardarla, ma in particolare Mosca la squadrò da capo a piedi.
"Figlia mia, devi mangiare o sparirai. Guarda quanto sei magra!" commentò Mosca, sinceramente preoccupato per lei. La indicò come per mettere in risalto il suo fisico già sufficientemente snello e sopratutto la vita stretta.
Nairobi ridacchiò: "Ragazza, vorrei avere io il tuo fisico!".
Anche Tokyo rise, come per appoggiare quella frase, nonostante entrambe fossero già perfettamente in forma.
Roma, che sembrava leggermente infastidita, sembrò guardare l'orizzonte per qualche secondo "No, no e assolutamente no. Lo faccio per me. Sto bene così, anzi!".
"Roma, devi mangiare o starai male" la riprese il Professore, anche lui con parecchia premura.
La riccia sorrise compiaciuta da tutto quell'interesse nei suoi confronti "Domani mattina vorrei andare a correre. Chi di voi maschietti viene con me?" domandò la ragazza guardando tutti gli uomini intorno al tavolo.
"E le donne no?" chiese Mosca, divertito.
Tokyo e Nairobi arrossirono quasi all'unisono.
"Bisogna addormentarsi presto per andare a correre la mattina" osservò Roma, come per riprendere le tue compagne "Quindi? Chi viene?" porse nuovamente la domanda.
"Io evito" disse Oslo, bevendo del vino direttamente dalla bottiglia.
"A che ora sarebbe?" domandò Denver, poggiando i gomiti sul tavolo e protraendosi verso Roma, con fare di sfida.
"Quindi ci sarai?" chiese la ragazza.
"Ovvio" rispose immediatamente lui.
"Il sole sorge alle 7:30, per le 5:00 ti voglio in piedi" ordinò lei, lanciandogli uno sguardo gelido "E se per quell'ora non sei in piedi e mi fai perdere tempo ti taglio le palle!" minacciò con un tocco di sadismo nella voce.
"Sarò in piedi!" rise Denver.Alle 5:10 Roma bussò alla porta della stanza di Denver, sperando di trovarlo che si preparava, ma venne ad aprire uno stanco e assonnato Mosca.
"È sveglio?" domandò lei tenendo istintivamente la voce più bassa del solito.
L'uomo fece cenno di no con la testa e la lasciò entrare nella stanza.
Roma camminò fino al bordo del letto e osservò il ragazzo dormire. Aveva le labbra leggermente schiuse e il viso rilassato; i capelli spettinati e un'espressione tranquilla, tipica di chi sogna.
Avrebbe dovuto arrabbiarsi con lui, ma in quel momento non ne trovò la forza.
"Denver" lo scosse leggermente "Denver".
Lui mugolò qualcosa e si avvolse nelle coperte.
Roma sospirò e continuò a scuoterlo "Denver, svegliati!" alzò di poco la voce.
Lui mormorò "Altri cinque minuti, dai!".
"No, svegliati!" sorrise lei, dolcemente esasperata "Sono Roma!".
A quelle parole il ragazzo balzò in piedi sul letto, come se fosse stato vigile per tutto quel tempo "SONO SVEGLIO!" urlò guardando la ragazza.
"Abbassa la voce, cretino!" lo sgridò lanciandogli un cuscino "Vestiti che andiamo!" e subito dopo uscì dalla stanza per lasciarlo preparare.Mi alzo in piedi, reggendomi alla sedia per non cadere "Va bene" dico con tono quasi di provocazione. Lui va verso la porta e do le spalle alla scrivania, afferro la pistola e me la metto in tasca, senza farmi notare.
Mi dispiace, ma ho finito di scherzare.
Cammino, riuscendo a non barcollare, e esco dalla stanza. Dopo vari minuti di camminata per i corridoi, in silenzio, arrivano Helsinki e Oslo.
"Grazie eh" ringhio guardando Oslo.
"Ragazza, proprio sicura che non vuoi dire dove sta Denver?" mi chiede lui, guardandomi dall'alto in basso.
Io scuoto la testa e scrollo le spalle "Mi dispiace, ma non credo che lo farò" sorrido cinica e mi guardo intorno innocentemente.
"ASPETTA, CAZZO! BERLINO!" sento urlare da dietro di noi, prima che Nairobi spunti da un angolo.
Mi saluta con un cenno della testa "Roma?" chiede lei, inarcando le sopracciglia.
Io scuoto di nuovo la testa "Ti assicuro che non sono parte di questi teatrino di mia spontanea volontà" ironizzo.
Lei annuisce e continua il suo discorso "Hai ragione! Può darsi che Denver abbia perso un bottone della tua giacca nella macchina perché se l'è messa".
Mi ricordo quella sera. Che ride'!
"E allora? È successo, non puoi cambiare le cose" dice Nairobi.
"Però posso sempre punirlo" risponde Berlino.
Guardo Nairobi, lei guarda me. Sospiro e abbasso lo sguardo.
Sta volta non ci posso fare niente.
Helsinki ed Oslo riferiscono che Denver non è nel museo, né nel tunnel, né sta riposando, né nella tipografia.
Cazzo! È da Monica!
"Lo cerchiamo io e..." Berlino mi guarda "Roma...".
In quel momento Nairobi si avvicina "Berlino, per favore, cerca di ragionare. Eh? Non puoi sparargli perché ti ha rubato una giacca. Non puoi farlo! Sarebbe un pasticcio! Tu sei un uomo di classe!".
Io sbuffo, mentre la mia preoccupazione aumenta.
"E che ne è della mia dignità? Ho una reputazione da mantenere. I miei amici hanno visto il mio nome associato a quelle infamie. Denver ha infangato il mio onore. E se qualcuno infanga il mio onore, io lo schiaccio. Stiamo parlando di integrità. È importante l'etica Nairobi, ma lo è anche l'estetica".
"Te lo chiedo per favore. Non ci rovinare il piano-" Nairobi non riesce a finire di parlare.
"Helsinki tienila qui!" dice Berlino e comincia a camminare. Io mi blocco sul posto.
"DISGRAZIATO- TESTA DI CAZZO-" urla lei, ma Helsinki gli punta un fucile alla gola.
Io sospiro. Adesso è una questione di umanità e una questione di principi, che io credo di avere abbastanza solidi.
"Nairobi..." sussurro e mi avvicino lentamente a lei. Il serbo mi punta il fucile e io alzo le mani mentre lentamente muovo qualche altro passo verso di lei.
"Nairobi..." le poggio la mano sulla spalla "Andrà tutto bene..." sussurro e mi sforzo di sorridere "Andrà tutto benissimo".
Lei degludisce rumorosamente e io la guardo negli occhi "Fidati di me."Ho tutto sotto controllo.
Domanda del giorno:
Senza pensare alle ship. Senza pensare alle relazioni sentimentali. Che ne pensate di Roma? Siate onesti.
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ROMA|| La casa di carta
FanfictionLa zecca di stato di Madrid. Un gruppo di criminali estremamente diversi tra loro, ma costretti ad appianare le loro divergenze. Sessantasette ostaggi. Un capo dell'operazione ironico e geniale che controlla il tutto. Ma se i criminali fossero stati...