E in quel momento la mente di Roma perde colpi, perde la pazienza, che non era mai stata la sua dote migliore, quando anche Berlino, nella sua eterna indifferenza, sembra dare ragione a Tokyo.
"Porca puttana!" ringhia Roma e corre via lasciando sul posto tutta la banda "Io non posso essere in mille posti contemporaneamente!" urla da lontano.
Sente di non avere più il minimo controllo, di esserselo lasciato sfumare via dalle mani.
Trema, trema dalla rabbia.ROMA'S POV
Vendetta. Vendetta è tutto ciò che mi viene in mente. Vendetta, rinfaccio, ripicca.
Entro della stanza dei telefoni tenendo lo sguardo basso e non mi importa. Non mi interessa se non si fideranno più di me, in questo momento uno sbirro mi ispira più della banda.Era sera e sul mare soffiava una brezza leggera. Non faceva freddo, ma nemmeno caldo estivo. Marika camminava tranquilla sulla riva, osservando la sabbia piegarsi sconfitta sotto i suoi passi.
Le parve di vedere qualcuno in lontananza, che camminava nella sua direzione. Cercò di mantenere la calma, era da alcuni giorni che si sentiva osservata.
Che l'avessero trovata di nuovo?
Non diede peso alla figura e continuò a camminargli incontro, rimanendo in allerta.
Quando si incrociò con quell'uomo ne squadrò i tratti. Aveva i capelli castani, molto folti, e la barba dello stesso colore; indossava un paio di occhiali dalla montatura nera ed era vestito di tutto punto: camicia, cravatta, giacca e un pantalone elegante.
La ragazza sgranò gli occhi quando mise a fuoco chi si trovava davanti, scattò violentemente e lo fece cadere schiena a terra. Estrasse un coltello e glielo puntò alla gola "Me ne accorgo se vengo seguita" ringhiò "Ho una gran bella memoria". L'uomo non sembrò particolarmente scosso, eppure non si aspettava una reazione così rapida dalla ragazza "No, signorina, si sbaglia" balbettò spostando lo sguardo velocemente.
"No, io non credo proprio" continuò Marika, tirando l'uomo verso di sé per il colletto della camicia "Sarà meglio che inizi a spiegare e che trovi una motivazione sensata".Mi sento dispiaciuta a ripensarci. Dovrò trovare il modo di farmi perdonare, se mai ci sarà un modo.
Mi avvicino al muro e afferro un cellulare di un ostaggio. Lo accendo. Comincio a comporre il numero della polizia quando la porta della stanza si spalanca.
"No, Roma... Non penso ti convenga" sussurra Berlino entrando ciondolando nella stanza. C'è anche Tokyo con una pistola e Helsinki con un fucile.
"Sono sotto tiro" ridacchio alzando gli occhi al cielo "Se premo il pulsante parte la chiamata" dico apatica.
Berlino scrolla la spalle "Non ti darei nemmeno il tempo di aprire bocca. Roma, sul serio, ti faccio sparare".
Stringo forte il telefono nel pugno e rifletto.
Fanculo. E lascio cadere a terra il dispositivo, come fosse stato un arma. Berlino, con attenzione, lo prende dal pavimento e lo spegne.
Tokyo mi prende per i capelli, già corti, forse con troppa violenza. Così me li strapperà.
Mi trascina tenendomi la pistola puntata alla schiena fino al piano di sotto, dove si trovano gli ostaggi e mi butta fra loro.
Allora è questa la punizione.In fin dei conti l'isolamento non durò molto perché Berlino mi venne a prendere quando stavo cominciando a perdere la pazienza.
Sono nel suo ufficio, mi siedo davanti alla scrivania, lui dietro.
Incrocio le braccia al petto e lo guardo fisso, senza parlare.
"Allora?" mi domanda impassibile.
Inizialmente non rispondo, mi faccio avanti dopo secondi di silenzio: "Adesso mi fai uccidere?".
"Voglio solo parlare, ma a quanto pare non ne sei in grado, Roma. Sei una bambina." mi rimprovera. Mi mordo la lingua per evitare di rispondergli male.
"Sei uno stronzo" sentenzio alla fine evitando di dire tutto il resto delle cose che penso "E non è vero che sai trattare con la gente. Sei solo, vero Andres?".
Lui degludisce rumorosamente, mi guarda negli occhi "No, Marika. Io qualcuno ce l'ho. Tu?".
Stringo i pugni "Io sto bene da sola".
Non era vero, o lo era solo in parte.
Il silenzio è bello, ma dopo un po' inizia a fare rumore e lì hai bisogno di amici a coprirlo.
"Ho un amico con cui andresti d'accordo." sorride lui e fa spallucce con tranquillità "Lo conoscerai, quando uscirai da qui".
Sono stupita, non mi ha mai parlato di nessun amico.
"Non me lo hai mai detto" mi sembrava di essermi calmata all'improvviso.
"Perché non era un'informazione importante. Adesso invece lo è, perché voglio che tu lo conosca".Ho mai avuto il controllo su qualcosa?
Angolo dell'autore:
Domani esce la stagione 4.
Mi ero ripromesso di aggiornare prima dell'uscita, quindi eccomi qui. All'ultimo come sempre.
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ROMA|| La casa di carta
FanficLa zecca di stato di Madrid. Un gruppo di criminali estremamente diversi tra loro, ma costretti ad appianare le loro divergenze. Sessantasette ostaggi. Un capo dell'operazione ironico e geniale che controlla il tutto. Ma se i criminali fossero stati...