10.

3.5K 150 107
                                    

Alla fine era stato inutile. Mi ero messa in ridicolo per niente. "Puoi fare una dichiarazione in video per tranquillizzarli".
MA VAFFANCULO. Non avevo ottenuto niente. Zero. Nada. Caput. Cala il sipario. UNO ZERO SPACCATO.
Mi tremano le mani, sbatto i piedi a terra così velocemente che sembra un movimento involontario e il mio respiro dalla bocca si fa sempre più veloce, mi concentro e mi forzo a rimanere composta, faccio ticchettare la mano sull'anello che porto al dito e stringo i denti.
"Tutti voi potete registrare un messaggio per le famiglie" mi chiedo come faccia Berlino ad essere così serio ogni volta...
E lo sto fissando ancora. Devo smetterla. Roma, stai diventando debole.
"Allora simpaticoni! Tutti con le mani dietro la testa e a sinistra in fila indiana. Petto in fuori, come la nazionale di calcio." e passo a chiedermi dove la trovi Nairobi tutta questa empatia in questo posto deprimente che mi fa quasi venire voglia di tagliarmi le vene.
Osservo alcuni degli ostaggi selezionati, che andranno a scavare il tunnel, separarsi dagli altri e li seguo con lo sguardo. Mi concentro sul rigido movimento che ha iniziato il mio ginocchio per scaricare la tensione, sta tremando come se volesse scandire il ritmo di una canzone. Sento una violenta fitta alla costola, mi piego in avanti e ci premo le mani, soffocando nel frattempo un lamento ed attirando l'attenzione su di me. Proprio quello che non volevo.
"Roma? Tutto bene?" domanda Berlino squadrandomi. Allontano di scatto la mano dal punto del dolore e rizzo nuovamente la postura.
"Si, tutto bene..." sussurro sbattendo numerose volte di fila le palpebre e cercando di ristabilizzare la vista che si stava lentamente sfocando.
"Ho solo bisogno di..." non faccio in tempo a finire la frase che mi precipito nel bagno più vicino di corsa, alzo la tavoletta e rimetto nel water tutto. Mi sento perfino i succhi gastrici ad attraversarmi la gola; pendo sul gabinetto con la testa che dondola mentre riprendo fiato, subito prima che un nuovo conato mi costringa nuovamente a piegarmi. Rimango in bagno per quelle che sembrano essere delle ore, in una situazione di trance tra la veglia e il sonno, finché nonostante mi reggessi alla maniglia della porta perdo qualsiasi contatto con la realtà.

"Roma... Roma... Ti prego... Roma... Abbiamo bisogno di te..." mi sento bisbigliare all'orecchio, mentre le cose intorno a me cominciamo a recuperare colore e lentamente anche una forma, degludisco rumorosamente e inizio a percepire alcune sensazioni base.
"Roma... Ti prego... Roma..." sembra che qualcuno stia mormorando a pochi centimetri da me ed essendo una delle poche cose che sento cerco di aggrapparmi a quella voce per ritornare alla realtà.
"Ragazzi..." li vedo tutti intorno a me, che mi guardano confusi e con un pizzico di gioia nel sentirmi parlare, sono sdraiata con la testa sulle gambe di qualcuno e quel qualcuno mi sta tenendo la mano.
"Stai bene?" mi sento domandare senza ancora riuscire a distinguere le voci in modo ottimale.
"Chi sei?" sussurro flebile e una risatina mi risponde stupidamente: "Sono Denver". Mi rilasso d'improvviso e gli restituisco la stretta di mano, per quanto mi sia possibile tornando a focalizzarmi sugli altri.
Sento che nuovamente Denver mi chiede come sto e io ridacchiando rispondo che dovrebbero dirmelo loro. Vorrei muovermi, ma mi fa tutto male. Qualsiasi muscolo.
"Hai rimesso perfino i succhi gastrici, poi hai sputato qualche goccia di sangue e dopo sei svenuta" mi arriva la risposta quasi immediatamente e al sentirla arriccio il naso, ma mi sento quasi felice all'idea di non ricordare nulla di ciò.
"E tu invece chi sei?" biascico stringendo gli occhi e riaprendoli, inutilmente, in quanto non riprendo la vista normalmente.
"Berlino" dice secco con il solito tono da Berlino. Quello che mi da tanto sui nervi, ma in quel momento non avevo nemmeno la forza di parlare, figurarsi di arrabbiarmi. Li ringrazio dal primo all'ultimo eppure qualcosa continua a non quadrare: "Perché?" chiedo quando la mia vista si è stabilizzata del tutto. Tokyo mi guarda confusa, spostandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Mi rimane particolarmente impresso lo sguardo di Mosca, molto più stranito di quello degli altri. "Perché cosa?" scrolla le spalle Tokyo, voltandosi e tornando a fare quello che stava facendo.
"Perché mi state aiutando. Mi avete addirittura fatto una flebo" rido acida staccando l'ago dal mio braccio e rialzandomi, usando la spalla di Denver come appiglio.
"Perché siamo tuoi amici?" domanda Nairobi retorica.
"Perché ne avevi bisogno?" ribatte Rio sedendosi pesantemente su una sedia attorno ad un tavolo.
"Perché non vogliamo che muori?" dice a voce più bassa Denver.
"Non siamo amici noi. Niente legami? Giusto?" scrollo le spalle e prendo un bicchiere d'acqua mandandolo giù rapidamente e guardando tutti dall'alto in basso.
"Allora prendila così... Se muori moriamo tutti" Berlino mi lancia un'occhiata che mi fa improvvisamente svanire ogni traccia di sicurezza dal profondo del corpo, abbasso gli occhi e poso il bicchiere sul tavolo senza nemmeno sfiorarlo più. Mi chiudo nelle spalle ed esco dalla stanza sbattendomi la porta alle spalle "Con permesso" ringhio subito prima di mettere piede in corridoio.

Ho tutto sotto controllo.

Domanda del giorno:
Berlino e Roma insieme? Si o no?

ROMA|| La casa di cartaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora