5.

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Berlino si avvicina a Río, strattonandolo verso di sé per il colletto della tuta rossa. I loro occhi si incontrano ed io mi alzo in piedi di botto, nonostante sia pienamente consapevole che non avrei dovuto fermare nessuna rissa. O almeno in quel momento la mia mente lo sperava.
"Dimmi Río, ti sembro un co***one a cui si può mentire parlandogli così in faccia?" Ringhia, senza far distogliere i loro occhi. Mi avvicino ad entrambi ed interrompo il loro contatto forzato.
"Roma..." mi fulmina con lo sguardo ed io, impotente abbasso le mani poggiate sulle spalle di Río, sbuffo.

Ci sono molti secondi di silenzio. Senza il coraggio di spezzarlo faccio solo in modo di degludire silenziosamente.
"Sto scherzando" Ridacchia un secondo dopo, sempre Berlino, facendo rabbrividire da quanto è inquietantemente sicuro di sé.
Dopo ciò i due si dilungano in una immensa conversazione su quanto Río faccia sul serio con Tokyo, ma sinceramente alla prima frase maschilista di stereotipo sulle donne avevo già smesso di ascoltare.
Ad un certo punto della conversazione Berlino si siede ed indica a Río di fare lo stesso.
"Senti ragazzo, le donne ti garantiscono il se**o perché sono programmate per farsi fecondare. Tu non esisti più. Lo capisci durante il parto-"

"Dio! Quando te ne vai portati via pure il maschilismo, amore mio!" Alzo gli occhi e mi sbrago sulla sedia, con le braccia a cadere giù e una gamba piegata sull'altra.

"Il parto è la cosa più emozionante nella vita di-" interviene Río schierandosi, in poche parole, dalla mia parte.

"Durante il parto dalle sue gambe esce la testata nucleare che distrugge ogni cosa. Per prima cosa la caverna meravigliosa dove mettevi l'uccello non avrà più la sua forma" Sussurra, sporgendosi leggermente verso di lui.

"MA QUANTO PUÒ ESSERE IGNORANTE E CAFONA QUESTA FRASE?! QUANTA IGNORANZA IN UNA SOLA OSSERVAZIONE!" Urlo parecchio infastidita alzandomi in piedi e facendo precipitare la sedia all'indietro, con un boato sordo.
"MAI SENTITA COSA PIÙ MASCHILISTA!" Cammino in circolo per la stanza.
"E Río, caro Río, dimmi che non lo stai ascoltando sul serio" Osservo, inarcando le sopracciglia e sedendomi sul bordo del tavolo.

"Capisci cosa voglio dire con questo?" Chiede retorico Berlino, dopo qualche altra frase cafona. "Che non sarà mai più una donna sexy"

"ANCORA?! MA TE LE PENSI LA NOTTE QUESTE, SPERO PER TE! PERCHÉ SE DAVVERO RIESCI A TIRARE FUORI COSÌ TANTE CAFONATE TUTTE INSIEME COMPLIMENTI!" Applaudo in modo ironico e faccio cenno di continuare.
"Ma prego, vai avanti!"

"Da allora quell'animaletto diventerà il centro dell'universo. Sono tutte così" sospira e continua parlare come se io non esistessi.
"Te lo dico io che ho avuto cinque divorzi." Osserva "e sai cosa significano per me?" Domanda retorico.
"Cinque volte in cui ho creduto nell'amore"

"Mh? E te ne esci con queste perle di saggezza dopo quelle cafonate?!" Ringhio, sta volta avvicinandomi all'uomo.
"Cos'è? Psicologia forse?"

"No. È la verità"

"Mi stanno venendo tante di quelle frasi per denigrare la figura maschile che nemmeno le puoi immaginare, ma ovviamente dopo concluderei dicendo quanto io ami il mio ragazzo, che non ho, e cose carina assolutamente inutili!" Ringhio a dir poco furiosa, sedendomi nuovamente accanto a Berlino, ma sta volta poggiando le gambe sulle sue.
"Ecco, come mobile sei comodo" osservo sarcastica e un po' acida.

"Dai dai. Difendi i diritti delle donne e continua a ripetere che sto dicendo falsità" mi provoca lui facendo cenno di si con la testa e guardandomi fisso negli occhi.

"Lo farei, se non fosse esattamente quello che vuoi tu!" Sbuffo e alzo gli occhi al cielo.
"Ma dai. Continua a fare il lavaggio del cervello a Río, amore mio. Prego."

"Tu? Ma che ca**o hai nella testa?" Chiede il ragazzo più giovane non appena ho finito di parlare, fissando Berlino negli occhi.
"Eh? Perché il professore ti ha messo al comando?" A questa domanda giunge subito risposta.

"Per la mia sensibilità nel trattare le persone" detto questo si alza in piedi, senza nemmeno osservare Río, dirigendosi verso la porta.
"Ora prendi l'agnellino e portalo in un ufficio e non perderla di vista, se si cambia l'assorbente resta con lei" sussurra.
Sta per uscire quando:
"Roma! Puoi venire?" Mi chiama ed io sospiro, Río mi mima un 'sei nei casini, buona fortuna!" con le labbra ed io seguo Berlino.
Nel raggiungerlo, con passi lenti, mi soffermo a pensare su quello che staranno facendo Nairobi, Tokyo, Mosca e tutti gli altri. Anche se sicuramente si stanno divertendo più di me.

"Che succede?" Entra in un'altra stanza e si siede dietro una piccola scrivania bianca, giocherellando con una delle penne poggiate su di essa.
"Che ti prende?"

"Che mi prende? Non mi prende niente!" Ringhio e sto per uscire dalla stanza, quando qualcosa, forse senso del dovere mi prende da dentro. Costringendomi a prendere una sedia e sedermi accanto a lui.

"Sembrava che stessi per picchiarmi prima? Cos'è? È quello che vuoi picchiarmi?" Sghignazza ed io, inconsciamente, sono portata a fare lo stesso.

"Non nell'immediato futuro" ridacchiando entrambi e io stesso mi stupisco su quanto malleabile sia la mia mente. Un secondo prima gli urlo contro e il secondo dopo rido e faccio il cagnolino ad guinzaglio, ma in fondo... cosa non si fa per soldi?

Ho tutto sotto controllo

ROMA|| La casa di cartaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora