CAPITOLO 2

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  Lara entrò nell'ufficio del caporedattore in preda a un malumore così acceso da trascolorare nell'ira.— Attilio... Hai bocciato il mio articolo?Il suo capo, un uomo di mezza età dagli occhiali a fondo di bottiglia e capelli come sbuffi di fumo, alzò appena lo sguardo dallo schermo del suo terminale.— È così.Non aggiunse altro. Non si mosse. La donna aspettò una reazione, ma lui rimase avvitato sulla sedia, a dominare 'ufficio dalle grandi vetrate che era il suo regno. La giacca buttata pigramente sulla spalliera, la cravatta allentata,i polsini arrotolati sugli avambracci, un alone intorno alle ascelle: Lara pensò che doveva essere nato, in quella posizione. Trattenne le sillabe, lasciandole sfuggire lentamente, una a una, come proiettili.— Potrei... sapere... perché?L'uomo afferrò una graffetta tra le dita nodose e cominciò metodicamente a dipanarne il filo metallico.  — Noi ci occupiamo di giornalismo, Lara. Non di letteratura,capisci?Il viso della giovane assunse un colorito porpora. La frecciata coglieva nel segno, ed era di quelle avvelenate.Stronzo, pensò.— Letteratura? — ribatté, alzando la voce — Sono letteratura le testimonianze, i riscontri, le fotografie? È letteratura la lista degli spacciatori uccisi? Se questa è una normale guerra di camorra, io sono Miss Universo!L'uomo si tolse gli occhiali. Liberi dalla prigione delle lenti, notò Lara, gli occhi di Attilio erano cerulei, profondi,di un fascino insospettato. L'uomo batté un paio di volte le palpebre, poi inforcò di nuovo i vetri. Le due gocce d'azzurro stinsero nel mare delle diottrie.— Lara... — mormorò — Da quanto sei al giornale?Dieci, undici mesi? Non credi che sia poco per insegnare a me... a noi tutti il mestiere?Lei scosse la testa. — Non ho mai detto questo. Io...— Posso assicurarti che qualcuno sta seguendo il caso.— tagliò corto lui — Quando avremo materiale a sufficienza,lanceremo l'inchiesta, e ci punteremo per settimane.Non prima, capisci?— Qualcuno? — echeggiò lei — Lamberti?L'uomo annuì. — Naturalmente. La nera è sua.— Lamberti è un deficiente. Ha l'intuito del muro di Berlino.— Carmine è un buon giornalista. — la fulminò lui —Un professionista, un cronista serio che sa star dietro ai fatti. Non insegue favole di giustizieri mascherati e di poteri magici, lui.La donna arrossì di nuovo, questa volta di rabbia.— E il mio dossier? Che ne hai fatto?L'altro scosse la testa, sconsolato. Sul terminale lampeggiavano impazienti i collegamenti in corso. Il memobox ronzava col tono di un alveare infuriato. La stampante eruttava lapilli di carta e geyser di toner. I messaggi di posta bussavano inflessibili come ispettori fiscali.Sull'orlo della scrivania, indifferente al caos, troneggiava un vecchio calamaio, orgoglioso come una roccia solitaria,simbolo anacronistico ma non fuori luogo, oggetto insignificante eppure capace da solo di trasformare il vetro del ripiano quasi in un giardino Zen.— Ti prego, Lara. — disse stancamente l'uomo — Pretendi che vada in cerca del tuo dischetto? Non vedi che sono affogato nel lavoro?Lei fece per battere il pugno sulla scrivania. Si trattenne solo all'ultimo istante.— Smettila con le stronzate. Hai già passato i miei appunti a Lamberti, vero? Dimmelo in faccia, almeno!Attilio sospirò, puntando i gomiti sul ripiano della scrivania. Lungo le pareti, l'ufficio era gremito di anacronistici schedari e brutte stampe neoclassiche; un calendario a cristalli liquidi, dalle batterie scariche, era appeso accanto alla porta, col display fermo su date di giorni ormai lontani; un rampicante maltrattato chimicamente riempiva di tristezza l'angolo opposto della stanza. La moquette dai disegni grigi e azzurri gridava il suo bisogno d'un buon trattamento di pulizia. Un appendiabiti isostatico, di plastica bianca, era l'unica concessione al gusto moderno.— Lara, Lara... — chiocciò l'uomo — Non c'è nessun complotto contro di te, credimi. Sei una ragazza intelligente,e stai facendo una buona gavetta. Tra due, forse tre anni, sarai in grado di occuparti d'inchieste serie. È necessario un po' di tempo, capisci? Per il momento...La donna aveva ascoltato troppe volte quel sermone per tollerarlo ancora. Fece dietro front e uscì dall' ufficio senza una parola. Non sbatté la porta, ma solo perché il caporedattore aveva fatto montare appositamente un servo meccanismo che lo rendeva impossibile.Irritata oltre ogni misura, tornò alla propria scrivania,sedette e incrociò le braccia. I cassetti erano socchiusi:nastri video, post-it e dischetti ne facevano capolino timidamente come detenuti alla ricerca di una impossibile via di fuga. Lara li richiuse con cura, uno dopo l'altro: il primo, traboccante di appunti per i servizi di routine; il secondo, saturo di materiale per le inchieste più impegnative; e il terzo, quello cui teneva di più, il magazzino dei suoi pezzi migliori, alcuni pubblicati, qualcuno respinto,altri soltanto tracce per lavori futuri.E, mescolati a questi ultimi, frammenti di racconti, diari di viaggio, polvere di fantasia raccolta su supporto magnetico.Da quel cassetto, ella ne era certa, un giorno sarebbe sbocciato il pezzo che l'avrebbe resa famosa. Fino a quel momento non aveva avuto l'occasione giusta, mala vita era in debito con lei, e prima o poi avrebbe dovuto saldare il conto.— Ti ha cercato Lamberti, ragazza. — l'informò Rita, la vicina di scrivania — Ha detto di richiamarlo al più presto.— Ma davvero? — sibilò Lara, stuzzicandosi gli orecchini per dominare il nervosismo. — Be', aspetterà. Io devo andare.— Andare? Dove?Lara scrollò le spalle e afferrò il soprabito leggero. —Devo fare un servizio... un servizio su... Sta accadendo qualcosa in città, che tu sappia?Rita batté le palpebre, pesantemente velate da un rimmel color caramella. — In città? Be', c'è il sit-in dei disoccupati lungo la monorotaia, ma...Si accorse di parlare al vuoto. La porta dell'ufficio si era già chiusa.

2070:La fine [CONCLUSA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora