CAPITOLO 3

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Lara non tentò di opporsi all'impeto della calca. Vi si abbandonò come a un fiume in piena, lasciandosi trasportare passivamente ove essa la conduceva. I colleghi dei giornali e gli operatori di MediaNet non ebbero lo stesso buonsenso, e dovettero pentirsene: Lara li vide tentare inutilmente di sottrarsi alla pressione della folla, brandire microfoni e telecamere come armi di difesa, per scomparire inevitabilmente, uno dopo l'altro, in un vortice di membra, teste e corpi viscidi di sudore. Ben presto la fiumana, sfuggita ormai a ogni possibile tentativo di arginamento da parte delle Forze dell'Ordine, si disperse tra i vicoli di Bagnoli. In qualche modo, Lara riuscì a restare nel flusso principale: sentendosi quasi una surfista in equilibrio sulla cresta dell'onda, la giovane compì una manovra di avvicinamento al gruppo di testa, dov'era sicura di trovare ciò che stava cercando. Le sirene erano sempre più lontane, sempre più flebili. I lampioni superstiti lanciavano lame di luce livida sul selciato grinzoso. La folla dei fuggitivi le si diradò intorno. La pressione si allentò bruscamente. Sul tetto di Fiat elettriche stracariche, su vespini male in arnese, su furgoni Ape e mezzi di fortuna, chi poteva abbandonava in fretta il teatro dello scontro. Per chi restava a piedi, depositato sulla riva come traccia carsica del grande fiume popolare, non restava che correre. All'improvviso lo vide. Stava salendo, con due compagni, su una decrepita Punto dal tettuccio sfondato. Un'occasione talmente propizia da lasciarla incredula. Che la fortuna, finalmente, volesse saldare il suo debito? Senza pensarci, Lara aprì la portiera opposta e si infilò a bordo. L'auto partì. — E chista guagliona? — esclamò il guidatore, sbalordito dall'irruzione. — Sei sola, compagna? — le chiese un secondo, un uomo anziano dal viso cotto dal sole e dalle labbra spaccate — Hai perso i tuoi? Lara annuì distrattamente. Le ragioni della protesta, in altre circostanze, l'avrebbero interessata. Ma la sua attenzione, in quel momento, era catturata dal terzo occupante dell'automobile, e dalla maschera nera che gli avvolgeva il volto come un sudario. — Hai fatto bene a salire — approvò l'anziano — Ovunque siano i tuoi, non puoi aspettarli qui. Ti porteremo al sicuro. Lei annuì ancora, senza riuscire a staccare gli occhi dall'uomo incappucciato. Era alto, di corporatura robusta, le spalle ampie ma insolitamente curve, le braccia nodose, le mani congestionate, rattrappite, quasi violacee. La destra, escoriata e priva di un mignolo, era sozza di sangue raggrumato, lacerata, ridotta quasi a un artiglio di carne viva. Lara si chiese come avesse fatto a ferirsi così... Non sembrava che gli dolessero: l'uomo, semplicemente, fissava le sue piaghe in silenzio, con l'aria d'aspettare qualcosa. La Fiat si mise in moto scoppiettando. Poi partì decisa. Giostrando sapientemente tra i vicoli, abbandonò Bagnoli e si diresse verso l'interno. Lara si sforzò di ignorare il nervosismo, concentrando l'attenzione fuori dal finestrino, annotando mentalmente ogni dettaglio. Non aveva mai fatto uso di registratori né di memobox. Attilio e i colleghi l'avevano spesso derisa per quest'abitudine. "Devi adottare lo standard del giornale!" la redarguiva spesso il capo-redattore. "Potete tenervi i vostri chindogu!" ribatteva lei, decisa "Mi servono quanto un mal di denti!" Questa volta, però, la sua memoria non fu sufficiente: tra Quarto, Soccavo e Pianura perse l'orientamento. I sobborghi orientali erano cresciuti sul corpo della città come metastasi maligne, in un monumento di acciaio e cemento all'invivibilità, in un caos e un'assenza di servizi che per Lara era forse anarchica, ma più probabilmente voluta dai padroni della città: il risultato era un orrore architettonico in cui l'occhio rifiutava di trovare punti di riferimento. Le sembrò che si stessero dirigendo verso i megahabitat proletari di Secondigliano, ma non poteva esserne sicura. All'improvviso l'uomo incappucciato toccò un braccio al guidatore. — Lasciami qui, Salvatore. L'altro accostò, lasciando il motore acceso. Lo scoppiettio e le vibrazioni destarono strane associazioni mentali in Lara. Oziosamente, si chiese dove quegli uomini trovassero ancora la benzina per quell'obsoleto, chiassoso, forse addirittura illegale motore a combustione interna. L'uomo mascherato scese senza il minimo rumore. I suoi movimenti erano singolari, sinuosi eppure vagamente innaturali, come se le braccia e le gambe fossero disarticolate dal resto del corpo. — Ci vedremo di nuovo, compagno? — gli chiese l'anziano. — Forse... — l'uomo frugò nelle tasche, estrasse una Beretta, un modello che Lara riconobbe come equipaggiamento delle Forze Armate Europee. — Tienila tu, Anselmo. Il viso dell'altro si illuminò. — Una mproc? Grazie, compagno. A buon rendere. — Studiò soddisfatto l'arma, poi abbassò la cerniera di una delle tasche del giubbotto di poliestere e mise al sicuro il suo nuovo tesoro. L'incappucciato scrollò le spalle e si allontanò, muovendosi a grandi balzi contro il fondale laccato della notte.

2070:La fine [CONCLUSA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora