CAPITOLO 16

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— È la seconda volta che mi interrompi in un momento inopportuno, William. — mormorò Sarrese, non ostile, solo in tono di tranquilla riprovazione

— Comincio a pensare che tu lo faccia apposta. Non sarai geloso di questa stupida, spero... È la tua amichetta, forse? — Sei tu mio padre? — chiese ancora Masaniello, emettendo questa volta una sorta di ruggito, un verso da belva ferita che fece sussultare Lara.

Il ragazzo, lei si rese conto, stava tremando. La benda nera si era slacciata, e pendeva mollemente sull'orrore informe del suo volto.

La figura magra di Masaniello, curva, dalle articolazioni gonfie, le unghie spezzate, la pelle giallastra sporca di muco e di sangue rappreso, avrebbe potuto spaventarla, se non l'avesse riempita di pietà. Il colonnello, con la massima serenità, tirò su la cerniera dei calzoni.

— William, William... — disse — Non puoi ricordarti di me. Quanti anni avevi, quando mi sono mostrato a te per l'ultima volta? Tre? Quattro? Ti ho seguito anche dopo di allora, è vero, ma solo da lontano: altri sono stati i miei occhi, e le mie orecchie.

— Rispondimi! — gridò il ragazzo, facendo piovere polvere di roccia dalla volta della caverna. Un pipistrello, l'ultimo rimasto appeso agli speroni di tufo, nonostante il frastuono della battaglia, nel sonno letargico della sua specie, aprì le membrane color ardesia e volò via, verso il buio.

Istintivamente, di fronte alla violenza sonora di Masaniello, anche Sarrese arretrò. Ma senza mostrare paura. Lara credette di cogliere persino un'ombra di compiacimento sul viso curato dell'uomo.

— Mi chiedi se sono il tuo genitore biologico? — disse serafico — Buona domanda. Potrei anche esserlo, in effetti... Anche se in genere preferisco servirmi del sesso come mezzo di umiliazione, non ho mai disdegnato l'uso delle femmine delle classi inferiori, dove e quando ne valesse la pena. E tua madre, a quell'epoca, valeva il tempo che le ho dedicato. Me ne sono servito più di una volta... Prima di mandarla sulla strada, beninteso: perdo sempre l'interesse, poi, per gli articoli di seconda mano. Masaniello si lanciò verso Sarrese con un urlo che non aveva nulla di umano. Lara vide che il colonnello accennava un movimento con la mano destra, e intuì il pericolo.

— Alla cintura! — gridò — L'arma sonica! Un istante dopo, capì che Masaniello doveva aver assistito alla battaglia, perché si muoveva con estrema chiarezza e lucidità, senza il minimo dubbio su cosa dovesse fare.

Il ragazzo strappò il blast-sonic a Sarrese prima che questi anche solo accennasse a toccarlo, lo strinse nel pugno, lo stritolò in un'esplosione di sangue e metallo. Poi colpì, col palmo aperto della mano, il colonnello sul petto, mandandolo a finire lungo disteso sul terreno. Si stagliò su di lui nella luce crudele delle torce che ancora brillavano dai corpi inerti degli agenti uccisi e dai fucili abbandonati, che illuminavano la caverna come un tragico presepe blasfemo.

— Ora ti ucciderò, padre. — Masaniello sputò parole impastate a saliva scura — Lo farò coi miei denti, e le mie unghie. Sarà una cosa molto, molto lunga. Sono vissuto per questo momento, padre, e lo farò durare. Sarrese alzò la mano destra, le dita chiuse, l'anulare teso. Oltre la pelle e l'unghia dalla mezzaluna delicata, si intuiva un lampeggiare di congegni elettronici. D'un tratto, lampi di luce fulgida scaturirono dal dito dell'uomo, bagliori rapidi, violacei, in successione frenetica. Il viso di Sarrese e quello di Masaniello ne furono illuminati come dalla vampata di un flash. Subito il ragazzo si portò le mani agli occhi, cadde in ginocchio, si contorse, gemette. Si artigliò la carne, come per resistere a un dolore terribile. Con la massima tranquillità, il colonnello si rialzò, scosse la polvere dall'uniforme, raccolse un fucile e lo puntò contro Masaniello e Lara.

2070:La fine [CONCLUSA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora