CAPITOLO 17

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— Come ti senti? Anselmo non si mosse.

Continuò a fissare il soffitto dall'intonaco butterato, intensamente, come se cercasse di leggere nelle screpolature della scagliola tracce carsiche del futuro. Lara sedette accanto al letto dell'anziano. La sedia cigolò piano. Lei si chinò in avanti, appoggiò i gomiti aguzzi sulle ginocchia nude. Fece correre lo sguardo lungo la stanza. Le lenzuola a righe bianche e azzurre erano pulite, ma consunte, gli angoli sfilacciati come ricordi perduti; sul comodino metallico, dipinto in un'improbabile tinta magenta, un posacenere a forma di conchiglia traboccava sigarette mutilate e polvere di tabacco. Il chiarore dell'alba filtrava a stento dal finestrone socchiuso, alto sulla parete, oscurato da una veneziana sgangherata, disegnando losanghe di luce sul pavimento di linoleum.

— Sono io, Anselmo. — insistette Lara, alzando la voce.

Il vecchio si voltò verso di lei.

— Giornalista... — Riesci a sentirmi? Anselmo scrollò le spalle.

— L'orecchio destro è andato. Il sinistro funziona ancora, in qualche modo... Il dottore ha detto che il timpano non è perforato del tutto.

— Mi dispiace. — mormorò la donna — Di quanto è successo. Io...

— Posso leggere le labbra. — l'assicurò il vecchio, orgoglioso

— Ci sono sempre riuscito bene... Lara non replicò.

Anselmo lo prese per un incoraggiamento.

— Una volta io e Ciro Pascarella venimmo incaricati di sorvegliare il covo degli Afragolesi. Ricordo che il loro sistema ICM disturbava il microfono direzionale, ma la camera telescopica funzionava benissimo; potevo contare le pulci che saltavano sulla testa brillantinata di quegli idioti... E leggevo ciò che dicevano. Perfettamente. La falsa allegria di Anselmo non ingannò Lara. Il vecchio soffriva terribilmente, lei se ne rendeva bene conto. Gloria e gli altri le avevano spiegato la gravità delle sue lesioni. Le connessioni nervose distrutte dal colpo sonico non ricrescevano. Potevano solo peggiorare. Era una semplice questione di tempo, prima che...

— Mi hanno detto che riesci a muoverti. — azzardò.

— Riesco ad andare a pisciare da solo, questo sì.

— replicò seccamente il vecchio — Anche se mi sembra di camminare su una barca in mezzo alla burrasca... Ma non voglio lamentarmi.

Dimmi cosa succede là fuori. Lara annuì, lieta che lui le avesse rivolto così presto la domanda che lei, in fondo, si aspettava.

— Intendi la rivolta?

— Cos'altro?

— Preferisci che inizi con le notizie buone o con quelle cattive? Il vecchio tentò di accendersi una Marlboro. Ci riuscì solo dopo averne spezzate tre. Le sue dita si muovevano senza alcuna coordinazione. Lara non osò aiutarlo. — Scegli tu, giornalista.

— Bene... — mormorò la donna

— La polizia e gli SSI sembrano impazziti: stanno battendo i quartieri senza tregua. Ci sono blocchi stradali ovunque, perquisizioni senza preavviso, arresti in massa. E di notte c'è il coprifuoco. Non si sono mai viste tante autoblindo e convertiplani in giro... Abbiamo dovuto abbandonare la vecchia base NATO: scottava troppo. Anche questo rifugio, forse, non è più sicuro. Anselmo aspirò il fumo. Tossì malamente, deglutendo a fatica. — Adesso dammi le notizie cattive. Lara sgranò gli occhi.

— Perché, queste ti sembravano buone? Il vecchio annuì.

— Certo. Significa che il Prefetto e il Sindaco se la stanno facendo sotto.

2070:La fine [CONCLUSA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora