— Sta' ferma, adesso. — Perché? — Brucerà un po'. Lara sentì il liquido giallo scivolarle dolcemente sulla pelle dei polsi e inondarle poi le cosce. Era viscido, della consistenza del miele, e ne aveva anche il profumo. Mentre veniva assorbito dal suo corpo, ella avvertì una sensazione di calore, un pizzicore intenso, che si diramava dall'epidermide ai muscoli sottostanti, e poi di nuovo in superficie, finché le chiazze del dermocollante non cominciarono a fumare. — Che cos'è? — chiese, allarmata. — Non ha un nome. — bisbigliò la donna, come se stesse violando una consegna segreta. Era giovane, asciutta, occhi verdi e una selva di riccioli rossi a cingerle il capo. Al collo portava una catenina con un piccolo crocifisso di legno.
— Come sarebbe? — I compagni dicono che, se lo avesse, qualcuno potrebbe scoprire che esiste... — Oh! — commentò Lara. — Capisco... — Sai, quello che sto usando è di seconda scelta — aggiunse l'altra, con l'aria di volersi scusare — So che a Pozzuoli ne hanno una mescola eccezionale... Qui bisogna accontentarsi. — Purché funzioni... — Funzionerà. — ribatté l'altra. Poi cominciò a contare. — ... otto... nove... dieci. Dovremmo esserci. Prova a liberarti. Uno strattone deciso, mi raccomando. Lara eseguì. I tendini delle braccia protestarono per la lunga inattività, poi si misero al lavoro. Uno, due colpi, e le mani furono libere. Mugolando di sollievo, la giovane massaggiò i polsi indolenziti, frizionò la pelle arrossata, fletté le articolazioni per riattivare la circolazione. — Come le senti? — Di legno. — Passerà. Per le gambe fu più complicato. Il KC21 si staccava a placche, si ammorbidiva lentamente e cedeva all'improvviso, piegandosi a una reazione chimica che Lara non riusciva a capire. La donna dai capelli rossi versò altre gocce del preparato, attese lo sviluppo dei vapori, poi esortò nuovamente Lara a tentare. Lei provò, e finalmente il dermocollante cedette. Potersi nuovamente rimettere in piedi le procurò una gioia indicibile. — È fantastico. — esclamò. — I tuoi abiti sono rovinati. — disse la donna, porgendo a Lara una tuta azzurra di tessuto spugnoso — Metti questa. — Grazie. — Laggiù c'è la doccia. Non posso assicurarti l'acqua calda, ma... Lara sgranò gli occhi. — Per una doccia anche fredda, in questo momento potrei dare un braccio. Si aspettava che l'altra ridesse. Invece la donna restò misteriosamente seria. — Prendi quest'asciugamano. — commentò, brusca. Con la sensazione di aver commesso una gaffe, Lara ringraziò ancora ed entrò nel cubicolo. Lo smalto una volta candido era pesantemente graffiato, e i tubi vantavano come ornamenti lunghe spirali di ruggine. Ma a lei sembrò il bagno di un re. Aprì il rubinetto e si arrese al getto d'acqua appena tiepida. Era un sogno: i cattivi ricordi, la paura, le umiliazioni le scivolarono ai piedi insieme alla schiuma del sapone da due soldi. Si deterse con cautela la pelle arrossata dal dermocollante. A parte una leggera irritazione, non sembrava che la reazione chimica avesse procurato danni. Di nuovo, si interrogò su quel misterioso liquido giallo: a quanto sapeva, il KC21 usato dalla Sezione Speciale non veniva attaccato neppure dagli acidi; la formula dell'unico solvente era un segreto militare gelosamente difeso. Sul Mattino, neppure tanto tempo prima, aveva scritto di quel ladruncolo d'auto che era riuscito a fuggire dalla Centrale della SSI: aveva usato un coltello dalla lama arroventata e si era scuoiato le gambe. Aveva avuto la meglio sul dermocollante, certo, ma era morto per l'infezione dopo due giorni. All'epoca le voci di un virus tossico contenuto nel KC21 si erano fatte più insistenti, ma era bastato un intervento del Prefetto per mettere tutto a tacere... Ad occhi chiusi, con i rivoli d'acqua che le correvano sul viso e sui fianchi, Lara pensò che avrebbe potuto restare per sempre in quel cubicolo, fuori dal mondo e da tutti i suoi orrori. Fu con un grande sforzo di volontà che riuscì, dopo un tempo che le parve infinito, a chiudere la manopola e avvolgersi nell'asciugamano ruvido, odoroso di talco dozzinale e di bucato. Oltre la tenda di plastica, la donna era nella medesima posizione in cui l'aveva lasciata. Lara dedusse che l'aveva attesa tutto il tempo, e ne fu colpita.