Lara aveva sempre visto l'ingresso de Il Mattino come un lascito immeritato di tempi ormai lontani. Quell'atrio spazioso, elegante, così pretenzioso nelle sue pareti a specchio e nei suoi marmi color salmone, poteva essere stato adeguato quando il Mattino era un'istituzione cittadina e dava lavoro a un centinaio di giornalisti. Adesso, con la redazione ridotta a un pugno di persone e la reputazione del giornale sotto assedio da parte delle reti informative semi-professionali, quella hall era platealmente sovradimensionata, e si ammantava di un'ironia architettonica che non mancava mai di farla sorridere, quando lei ne varcava la soglia. E poi, gli ascensori. Erano quattro, disposti a coppie, l'una di fronte all'altra, come in un grande albergo. Le prime volte che li aveva veduti, Lara aveva pensato di trovarvi anche un Lift in livrea rossa con gli alamari e i bottoni d'oro, come all'hotel Europa sul lungomare Caracciolo, e si era chiesto se avrebbe dovuto lasciare una mancia per essere accompagnata in ufficio, ogni mattina. Sembravano trascorsi secoli... Da tempo due degli ascensori, definitivamente spenti, giacevano aperti a pianterreno, come gabbie di acciaio che avessero lasciato fuggire i loro ostaggi. Dei due rimanenti, uno era quasi sempre guasto, visto che la direzione del Mattino aveva deciso di tagliare le spese di manutenzione dello stabile. L'ultimo era in funzione, e la sua lucetta rossa ammiccava frenetica quando Lara, ancora scossa da quanto aveva scoperto al Cardarelli, entrò nell'atrio del giornale. La donna si fermò davanti alle porte metalliche cercando di calmarsi. Inspirò ed espirò profondamente. A livello razionale, non capiva perché fosse così inquieta. Potevano esserci mille spiegazioni plausibili per ciò che aveva veduto, e non faceva che ripeterselo. Pure, il senso di panico l'assediava. Che intrigo si nascondeva dietro quel cadavere senza nome? Lara scosse la testa. Le sue erano solo sensazioni, ma presagivano il disastro. I numeri del piano lampeggiavano vivaci sul display incassato nella parete tinta d'intonaco color seppia. Quattro, tre, due... lucciole di fiamma imprigionate in trappole di vetro danzavano al ritmo di sinfonie algebriche. Le porte dell'ascensore si aprirono. Lara, assorta, arretrò istintivamente per farne uscire gli occupanti. Fondi di bottiglia e sbuffi di fumo, cenere e nicotina... La donna alzò gli occhi. — Che succede, capo? — chiese, allarmata. — Tutto bene, Lara. — la tranquillizzò Attilio, sorridendo all'indirizzo dei due agenti in divisa della Sezione Speciale che lo scortavano. — Che succede? — ripeté lei. — Sono stato invitato a presentarmi alla centrale di Capodimonte... — La sede della Sezione Speciale? — Una semplice formalità, ne sono sicuro. Lei deglutì. — Ma... perché? L'uomo scrollò le spalle. — Non so, Lara, sembra che la nostra prima pagina di oggi li abbia interessati... — Oh! Attilio sorrise ancora, ma solo con le labbra. — Se stai salendo in redazione, troverai il dottor... — chiese conferma ai due agenti, che lo guardarono inespressivi — Sarrese, vero? Nessuna risposta. Attilio sembrava calmo, ma Lara colse il tremito sulle sue labbra. — È un investigatore della Sezione, e sta raccogliendo i dati personali di tutti i cronisti. Mi raccomando di offrigli la massima collaborazione. È importante che... ops!
La cartelletta, sfuggitagli di mano, era caduta sul pavimento incerato, spargendo fogli plastificati e documenti, come petali morti, intorno alle scarpe dal tacco basso di Lara. La donna, d'istinto, si chinò per aiutarlo a raccoglierli. Attilio fece lo stesso. Quando la sua bocca fu accanto all'orecchio di lei, egli sussurrò velocemente qualche parola. — Scappa, Lara! Lei tentò di aprire bocca, ma lui non le lasciò il tempo. — Vattene in fretta. Non tornare. Scopri cosa c'è dietro questa fogna. Si rialzò, le mani piene di carte e il viso scuro dietro il falso sorriso. I due uomini in divisa gli si affiancarono. — Dobbiamo andare. — bofonchiarono all'unisono. — Naturalmente. — concesse lui, docile. — Capo, io... — A presto, Lara. — tagliò corto Attilio. La donna rimase immobile, costernata, mentre il trio si incamminava verso l'uscita, gli agenti ai lati, Attilio al centro, leggermente in difficoltà nel sostenere il passo marziale degli altri due. Fu solo quando vide la pistola far capolino dalla fondina ascellare di uno degli uomini in divisa che la giovane cedette al panico.