Moretti ne aveva abbastanza dell'ospedale. Le due lunghe operazioni con cui i chirurghi gli avevano rimesso insieme, a mo' di mosaico, la gamba destra e la clavicola devastata lo avevano prostrato. La microsonda che gli drenava quotidianamente il pus dai polmoni intossicati dall'urticante era divenuta, nei suoi pensieri rancorosi, un aspide che gli mordeva le carni. Ad abbatterlo definitivamente, ne era consapevole, era stata però l'astinenza forzata dalle biostimoline, astinenza che si prolungava ormai da oltre una settimana. I sintomi della privazione erano ogni giorno più forti, e l'agente scelto non sapeva per quanto ancora sarebbe riuscito a tollerarli. Si sentiva fiacco, svuotato di ogni forza, di ogni aggressività; il suo corpo gli appariva vergognosamente fragile, inadeguato, orribilmente limitato in forza e resistenza al dolore. Non si era mai sentito così debole, e odiava tale sensazione. Ma, ancor di più del decadimento fisico, era la progressiva corruzione del suo raziocinio a spaventarlo. Moretti avrebbe dato un braccio per provare di nuovo l'abbraccio obliante di sicurezza, di verità assolute delle stimoline.
Priva della dose quotidiana, la sua mente una volta serena, al sicuro da ogni dubbio, si era ritrovata vuota, indifesa, spaurita. Battaglioni di interrogativi inquietanti lo avevano vigliaccamente assalito alle spalle; pattuglie di scrupoli lo avevano circondato, lui vagava nella steppa nebbiosa delle colpe, e lo avevano portato, somma di ogni orrore, a riflettere senza alcuna certezza definita. Forse era stato ciò che aveva visto a Bagnoli a scatenare il processo. Non lo sapeva: di certo, quando chiudeva gli occhi, rivedeva ancora quella scena da incubo, e dentro di sé gridava. Solo e senza altra possibilità, aveva cominciato a interrogarsi. Idee balzane gli erano ronzate in testa come convertiplani in picchiata. Punti di vista differenti, addirittura contrari a ciò che gli era stato inculcato durante l'addestramento gli erano balenati agli occhi. Lui allora aveva trasalito, cercando di ricacciarli indietro, ma non vi era riuscito del tutto... L'agente scelto teneva duro, ma si sentiva sempre più teso, sempre più irritabile. Sapeva che, se qualcuno non lo avesse tirato fuori in fretta da quella stanza silenziosa dipinta di bianco, ben presto sarebbe crollato. — Signor Moretti? — Sì? — C'è una visita per lei.
L'agente scelto squadrò acidamente l'infermiera. Era una ragazza graziosa, vivace, dagli occhi d'inchiostro e i movimenti aggraziati. Una bellezza tipicamente napoletana: mora, verace, carnalmente sensuale. Moretti l'odiava. — Non voglio visite. — sibilò — Voglio le mie razioni. Lei scosse la testa con un sorriso dolce. — Ha sentito il dottore: niente stimolanti. — replicò, con l'aria di scusarsi — Non finché è sotto drenaggio. Lui non si lasciò convincere dall'apparente rammarico della ragazza. Puttanella sovversiva, ringhiò in silenzio. Ne ho viste tante come te... Quando mi toglieranno i tiranti faremo i conti. Su questo stesso letto. — La sua visita, signore. — insistette l'infermiera, controllando con professionalità il display degli strumenti di monitoraggio — Posso farla entrare? — Chi è? — chiese lui, sgarbato. — Una giornalista del Mattino. — Che vada all'inferno! — È autorizzata. — replicò la ragazza, picchiettando leggermente sul tubicino della flebo. — Che diavolo vuole da me? La ragazza scrollò graziosamente le spalle. — Intervistarla, credo. A proposito della battaglia di Bagnoli, a quanto dice... Moretti cambiò espressione. Non gli piaceva parlare di quell'episodio; ma c'erano anche delle domande, nel plotone di dubbi che lo tormentava, di cui in un modo o nell'altro voleva la risposta. — Va bene. — sbottò — Falla entrare. E poi sparisci. — Fino all'ora dell'iniezione. — concesse la ragazza, imperturbabile. — All'inferno! Moretti tentò di mettersi a sedere sul letto, ma rinunciò dopo aver conquistato a stento una dozzina di centimetri. Imprecò silenziosamente. Poi si scosse. La giornalista era di fronte a lui. — Buongiorno. — esordì la donna — Come si sente? — Signora... — Moretti lesse il nome sul NOS appuntato sulla camicetta di Lara — ...Lamberti? — Mi chiami Lara. — fu pronta a replicare lei, sorridendo pudicamente, grata che il lettore di chip identificativi del Cardarelli fosse eternamente fuori uso. — Signora Lara. — ripeté Moretti, torvo. — Ho staffe d'accrescimento imbullonate nelle ossa, il mio ginocchio è sotto vetro al reparto Patologia, e mi hanno infilato su per il naso un tubo largo come la Monorotaia per Procida. Come crede che mi senta? — Non saprei... — ammise la donna, azzardando un'aria svanita — Magnificamente? Stupida oca, pensò Moretti. Poi la guardò attentamente. Il risultato dell'ispezione parve deluderlo. Magra da far paura, chiacchierona e senza dubbio vergine, considerò. Ma certo: a chi verrebbe mai in mente di farsi un chiodo del genere? Sembrerebbe di scoparsi un'antenna Yagi. — Permette qualche domanda? — No. — replicò seccamente Moretti. Lara lo ignorò tranquillamente. — Lei fa parte della Sezione Speciale Interni delle Forze Armate Europee, agente? — chiese, accomodandosi garbatamente sulla sedia che affiancava il bilanciere per la trazione. — No, dei boy scout. — bofonchiò lui. — Davvero? — fece lei, candidamente — Credevo che fossero stati disciolti. — Non ancora. — ghignò lui — Prima aboliremo l'Ordine dei Giornalisti. D'un tratto, Moretti decise di averne abbastanza di quella schermaglia: nelle dispute meramente verbali non si era mai divertito troppo. — Guardi. — disse, agitando il piede sinistro, nudo, sino a farlo sporgere grottescamente oltre l'orlo affilato del lenzuolo usa-e-getta. Lara, incuriosita, obbedì. Sull'esterno del piede, all'altezza della caviglia, un piccolo tatuaggio contornava il rigonfiamento dell'articolazione. La donna socchiuse gli occhi, distinguendo sorpresa il cerchio di stelle dell'Unione Europea, seguito da un simbolo che non conosceva, d'aspetto vagamente orientale, e da una lunga sequenza di linee parallele di vario spessore. — Lì c'è il mio curriculum. — disse Moretti, in tono ancora sgarbato — Grado, matricola, gruppo sanguigno, allergie, addestramento specifico... — Capisco. — considerò lei, colpita — In effetti, credo che i boy scout non abbiano nulla del genere... — No davvero. — confermò lui, con cattiveria — È un'esclusiva della Sezione. Lara assunse un'espressione innocente. — Mi spiace, non sono capace di leggere i codici a barre. — confessò, attenta a dosare il sarcasmo — Le dispiace dirmi semplicemente il suo nome? — Jacques Xavier Moretti. — disse lui, asciutto — Nato a Nizza il ventinove gennaio 2009. Qualifica agente scelto. Gruppo sanguigno AB, Rh positivo. — Molto gentile. — ringraziò placidamente Lara. Moretti si agitò indispettito, per quanto gli consentivano i tiranti cui era appeso. — Durerà ancora molto, quest'intervista? — Solo poche domande. — assicurò la donna, carezzandosi l'orecchino.