CAPITOLO 13

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Questa volta non poteva essersi sbagliata: era stato un grido, senza alcun dubbio. Lara voltò l'angolo del corridoio, vide la luce trapelare dalla porta socchiusa, vi si diresse in fretta. Ma qualcuno, all'improvviso, le sbarrò il cammino.

— Non è spettacolo per te, giornalista.

Il viso di Anselmo era truce. Ma Lara non si lasciò impressionare.

— Se questo è uno spettacolo, siete stati voi a invitarmi. — ribatté decisa — Coraggio, fammi entrare.

Il vecchio, con titubanza, si fece da parte. Lara gli sfilò accanto, gettò uno sguardo nella stanza, si arrestò portandosi una mano alla bocca.

— Dio santo... Che sta facendo? Fermatelo...

Tra gli uomini che assistevano alla scena dalla penombra, ci fu qualche mormorio d'assenso, timido, come voci sospese tra il fascino e il raccapriccio.

— Avanti, ragazzo, lascialo... — azzardò alla fine Stefano.

Masaniello alzò piano la testa. Ma non allentò la presa. Continuò a mordere selvaggiamente la guancia dell'uomo che giaceva, dibattendosi e gemendo, sotto di lui. Il secondo prigioniero, gli occhi chiari pieni di terrore, era seduto a terra, con la schiena contro la parete, i capelli color mattone irti sulla testa, e fissava Masaniello, intento a sbranare il suo compagno, come se non riuscisse a credere a ciò che vedeva.

— Cos'è quest'orrore? — gridò Lara — Siete impazziti?

Masaniello atteggiò il volto a un ghigno. Poi, all'improvviso, diede uno strattone. La pelle del prigioniero si lacerò con un suono orribile. Un brano di carne restò in bocca al ragazzo incappucciato. Il prigioniero ricadde all'indietro gemendo e restò a terra, portandosi le mani al viso ridotto a una maschera di sangue.

— Plastica. — dichiarò con voce roca Masaniello, in tono disgustato, sputando schiuma bianca e brandelli di tessuto sintetico — Forse l'altro ha un sapore migliore.

— No! — strillò Boselli, terrorizzato, addossandosi ancor di più alla parete — Io no! Cosa volete sapere? Vi dirò tutto!

Masaniello, ancora a quattro zampe, gli si avvicinò con un sorriso da lupo.

— Lei! — disse in fretta Boselli, puntando il dito verso Lara — Era lei il nostro obiettivo.

Il ragazzo incappucciato, con un balzo, lo afferrò alla gola. Snudò i denti. Un canino ballonzolava vistosamente oltre il labbro inferiore. Masaniello lo saggiò con la lingua, lo strinse tra l'indice e il pollice. Poi scrollò le spalle e lo staccò senza sforzo dalla gengiva. Lo fissò con blanda curiosità. Un istante dopo, lo affondò nella carne dell'agente. Boselli urlò.

— Aspetta! — intervenne Lara — Lascialo parlare.

— Parlare? — ripeté Masaniello, come se non riuscisse ad afferrare il senso dell'obiezione — Non servono entrambi vivi, per parlare.

— Uccidi lui, non me! — strillò Boselli, indicando Moretti che respirava affannosamente, gli occhi vitrei e il sangue che gli colava scuro dalle ferite.

Poi vide che Masaniello non l'ascoltava, e la sua voce si fece stridula. — Diglielo tu, ragazza, ti prego! È con lui che dovrete prendervela, non con me! È lui che ha picchiato la vostra amica, laggiù nel cesso! È lui che ti sta braccando da due giorni! Ti ha anche devastato l'appartamento! Io l'ho visto!

— Il mio appartamento? — ripeté Lara, sconcertata. Masaniello si fermò e si volse indietro con aria interrogativa.

— Te l'ha fatto a pezzi! — accusò Boselli — È un vero bastardo. Merita la vostra punizione. Ma io no. Io sono dalla vostra parte!

2070:La fine [CONCLUSA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora