Non é che odiasse la sua vita, perché, per carità, nella sua vita era andato tutto liscio, liscio come l'olio. Tranne lei, lei non andava per niente liscia come l'olio e si odiava per questo.
Non era una ragazzina che si odiava per moda, anzi la moda le diceva che era meglio amarsi per quello che si era. Ma cosa c'era d'amare in un disastro che era peggio di un edificio dopo l'esplosione di una bomba? Niente. C'era solo dolore, paura e anche odio. Quest'ultimo più di tutti gli altri.
Ascoltava un sacco di canzoni che portavano felicità, quelle che ti fanno sorride di gioia, ma anche se erano felici lei non sorrideva. Restava muta, con tutti i suoi pensieri dentro la testa e i difetti che la trascinavano giù nel mare nero inchiostro. E a lei piaceva. Si faceva trascinare sempre più infondo così l'aria diventava sempre di meno sino a chiudere gli occhi e non risvegliarsi più.
E succedeva ogni volta che andava a letto, guardava il soffitto, si metteva a scongiurare il dio,che forse non esisteva, di farle chiudere gli occhi per sempre e poi farla entrare in una tomba con la musica di Lana del Rey che le uccideva i timpani. Voleva avere un iPod vicino a se con la musica di Lana.
Avrebbe balla all'inferno, avrebbe cantato con tutta la voce le parole di tutte le canzoni della sua cantante preferita, avrebbe cantato a squarcia gola Summertime Sadness come un inno, come una preghiera.
Si chiedeva spesso se un disastro come lei potesse andare in paradiso.
No. Non poteva neanche un dito dentro la porta del paradiso, troppo imperfetto anch'esso, come tutto di lei.
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La notte illuminata dalle stelle
PoetrySiamo così piccoli, così impauriti dal nostro futuro. Lo siamo così tanto che abbiamo paura anche di noi stessi. Ci guardiamo allo specchio e facciamo sempre quella smorfia che dice tutto: dice quanto siamo inadeguati, quanto siamo inutili. E noi cr...