Intrappolato tra l'inchiostro dei suoi peccati incominciò a gridare. La voce gli mancò dopo poco tempo, si sentì invaso dal dolore. Quel dolore veniva da dentro, e si sentiva ferito, quasi morto. E provò a perdonare l'amore che l'aveva ucciso in ogni situazione, provò a parlare con la sua paura, che continuava a fargli compagnia in quel mare pericoloso. Come un marinaio e la sua bussola. Il problema che la paura era maledetta, lo stava stancando, lo stava uccidendo. E pensò di finire tutto in un momento, morire gli sembrava molto più facile. Ma lui era senza coraggio, aveva così tanta paura di non poter più vedere la luce.
Diceva: "Ho peccato, potrei vedere solo il vuoto."
Pianse come piangono i bambini, pianse sino allo sfinimento. In un momento a lui sconosciuto il dolore si spense e una donna arrivò con un sorriso puro. Pensò fosse un angelo, ma gli angeli avevano le ali e l'aureola, si corresse. Era una donna, non era la perfezione, era una semplice donna che però gli colpì il cuore. Essa sorrise, gli occhi scuri lo guardarono con sincerità, cosa che per lui era qualcosa di irreale. Chi aveva mai fatto un sorriso così per lui? Nessuno, lo trovavano troppo normale.
La guardò sbalordito.
«Ciao.» La guardò meglio e si accorse dei suoi capelli color miele, delle labbra rosee, il naso piccolo che stava benissimo in quella faccia da bambina. I vestiti erano semplici come lei, una camicetta e un jeans con degli stivaletti neri. La sua voce era bella, indimenticabile.
«Chi sei? La morte?» Chiese lui impaurito, forse non da lei ma dalla vita.
La sua risata risuonò nel vuoto, «Perché dovrei essere la morte?» Divertita si avvicinò e lo guardò. I suoi occhi attrassero quelli dell'uomo che era restato fermo, immobile, quasi come una statua.
«Allora cosa sei?» Chiese lui. Era giovane ma sembrava così vecchio, così stanco di avere tutto il mondo sulle spalle.
«Semmai chi sono! E comunque sono come te e mi chiamo Anna.» Si fermò a pochi centimetri da lui e alzò una mano toccando la barba ispida che era cresciuta nella mascella del ragazzo.
«E come fai ad essere come me se emani così tanta luce?» Chiese lui, la voce si spezzò e non seppe neanche il motivo. Pensò che fosse colpa della poca acqua che aveva bevuto.
«Credo che sia a causa del buio che c'era intorno a te.» Ammise e i suoi occhi lo guardarono con tristezza. La donna appoggiò anche l'altra mano sulla guancia dell'uomo e sorrise. «Ma adesso ti ho liberato, almeno spero.» Disse ridendo.
«Cre...credo di si. Ma come hai fatto?» Chiese. Le sue mani si spostarono tra i capelli miele della ragazza cercando di capire se era solo una stronzata, un'illusione.
«Quanto siete difficili voi uomini! E poi dicono che le donne sono troppo incasinate.» Il ragazzo sorrise per davvero. Quanto era bella, pensò senza accorgersene.
«Quindi non sto sognando?» Si accertò guardandola negli occhi. Vuoto contro infinito, verde contro nero.
«Hai mai sentito dell'amore? Quello che ti salva quando sei caduto.» Spiegò. Staccò una mano dalla sua guancia e l'appoggiò sulla mano penzolante del ragazzo. Qualche scarica elettrica viaggiò per il braccio dell'uomo che ingoiò rumorosamente l'aria afosa. Erano dentro un grande deserto nero e l'unico punto di luce era lei, assomigliava alla luna, così splendida e così impossibile da toccare.
«Non ho mai creduto al vero amore, ho sempre cercato di evitare le emozioni.» Ammise lui.
«Beh, adesso che hai di fronte a te l'amore, ci credi?» Chiese lei. Lui sorrise.
«Vorrei dirti di si, ma questo sembra così irreale.» La ragazza alzò gli occhi al cielo e si allontanò.
«Io non me ne vado.» Disse lei incrociando le braccia.
Quando non sentì più il tocco di quella giovane donna sentì di nuovo il vuoto. E la paura ritornò, le lacrime risalirono a galla.
«Non provare ad andartene.» Gli scappò dalla bocca. La donna sorrise e lui si sentì di nuovo bene. Com'é bella, ripensò estasiato. Aveva trovato un tesoro dentro un mare di peccati e toccando quel tesoro si sentì di nuovo piccolo, di nuovo salvo dal dolore.
STAI LEGGENDO
La notte illuminata dalle stelle
PoesíaSiamo così piccoli, così impauriti dal nostro futuro. Lo siamo così tanto che abbiamo paura anche di noi stessi. Ci guardiamo allo specchio e facciamo sempre quella smorfia che dice tutto: dice quanto siamo inadeguati, quanto siamo inutili. E noi cr...