Capitolo 5

4.3K 140 1
                                    

Beatrice
Non parlammo più di ragazzi, concentrandoci sullo studio per tutto il resto della giornata.
Che poi, in realtà, io dipinsi e Veronica lesse riviste. In ogni caso, ci mettemmo molto impegno.
Ero sul punto di ordinare qualcosa per cena, quando il mio telefono cominciò a suonare.
'Pronto?' risposi, senza neanche vedere chi stesse chiamando.
'Oi, sono Mattia'.
'Che succede?' chiesi, con un velo di preoccupazione. Non mi capitava spesso di ricevere sue telefonate,
tranne nel caso avesse bisogno di soldi o di favori, ma era già da un po' che non lo faceva.
'Ho dei biglietti per la partita di domani e i miei amici mi hanno dato buca...potresti venire tu con me' propose. 'E magari portare anche Veronica' aggiunse velocemente.
'Ammettilo che me l'hai chiesto solo per Veronica'. Sapevo della cotta di Mattia per la mia coinquilina, nonostante lui continuasse a negare l'evidenza.
'No...ma cosa dici, era così per dire' scattò subito sulla difensiva.
'Vuoi andare a vedere una partita di calcio domani?' urlai a Veronica, che si trovava nella stanza accanto.
'Va bene' gridò in risposta.
'Ok veniamo, chi andiamo a vedere?'
'La Juve' annunciò.
Ci salutammo ed io ritornai a dedicarmi al mio quadro, dimenticando completamente di mangiare. Almeno in parte, però, i miei pensieri erano ancora rivolti al ragazzo biondo.

Il giorno dopo...
'Sono pronta' sentenziò Veronica, sulla soglia della mia porta. Indossava un paio di pantaloncini neri e una maglia rosa a mezze maniche.
Mi guardò con disapprovazione, facendomi capire che mi sarei dovuta sbrigare, perché, nel giro di poco tempo, saremmo dovute andare.
Si diresse verso il mio armadio e ne estrasse una canottiera bianca e un paio di jeans chiari.
'Questi possono andare' disse, tirandomi gli indumenti.
Dopo una decina di minuti, arrivò a prenderci mio fratello, che, come al solito, non fu in grado di staccare gli occhi dalla mia amica.
'Siete pronte?' chiese, mettendo in moto.
Non avevo una gran voglia di andare alla partita.
Ci andavo spesso con la mia famiglia, prima di trasferirmi a Torino.
Dopo essermi trasferita in Piemonte, le occasioni di andarci erano diminuite, ma non si erano mai azzerate del tutto.
Il calcio era bello, ma non mi aveva mai fatto impazzire, e, quel giorno, non ero proprio in vena di fare niente.
Lo stadio, però, mi faceva sempre un certo effetto.
Essendo la prima partita in casa del campionato, gli spalti erano strapieni di tifosi, che sventolavano cartelloni, striscioni e bandiere bianconere.
I nostri posti erano piuttosto vicini al campo, perciò potevamo godere di un'ottima visuale.
'Ti ha dato lo zio Marco i biglietti?' chiesi a mio fratello, che aveva già occupato il posto alla mia sinistra.
Rispose di sì, con un cenno del capo.
Nostro zio era un fotografo sportivo e non era la prima volta che procurava a Mattia i biglietti per qualche partita.
Inoltre, era proprio grazie a lui che avevamo scelto di studiare a Torino. Lui, infatti, viveva in città da molto tempo, ed al momento di scegliere l'università, aveva consigliato, prima a mio fratello e poi a me, di optare per il capoluogo piemontese.
Mio fratello condivideva il suo appartamento con il mio migliore amico, Giuseppe.
Beppe ed io ci eravamo conosciuti al bar dell'università, l'anno scorso.
La prima volta che parlammo, non sapevo che si trattasse del coinquilino di Mattia.
Ricordo che si sedette al mio tavolo, complimentandosi per la mia felpa di star wars, che, tra l'altro, indossava anche lui.
Da allora, eravamo inseparabili e ci vedevamo quasi ogni giorno, anche se, durante le vacanze estive, avevamo perso un pò i contatti.
'Come sta Giu-' dissi senza riuscire a finire la frase. Fui interrotta dall'inno della Juventus, riprodotto ad altissimo volume da tutti gli altoparlanti, per accogliere l'entrata in campo dei giocatori.
Dopo poco, avevano già segnato un goal e Mattia era contentissimo. Veronica invece era rimasta zitta tutto il tempo. Guardava il campo con occhi sognanti.
'Va tutto bene?' chiesi.
'Paulo è proprio bello' constatò, indicando il calciatore che aveva la palla in quel momento.
'Paulo è un calciatore?Tu con Paulo intendevi Paulo Dybala?' domandai sbalordita, sfoggiando quel poco che sapevo sulla Juventus.
Conoscevo abbastanza bene alcuni giocatori, grazie a mio padre e mio fratello, grandi tifosi.
Dybala era uno di cui parlavano spesso, mentre altri della rosa mi erano totalmente sconosciuti.
'Si...non te l'avevo già detto?' chiese, continuando a fissare l'argentino che correva.
'No, direi di no'.
'Hai visto che bello il numero trentatré?' bisbigliò, puntando il dito su un un biondo girato di schiena.
'Oh cazzo' esclamai, non appena il ragazzo si voltò, senza che Veronica ne comprendesse il perché.
'Mattia chi è il numero trentatré?' chiesi immediatamente.
'Bernardeschi, perché?' rispose, senza distogliere lo sguardo dalla partita.
'Sì...ma come fa di nome?' insistetti, con forse troppa agitazione nella voce.
'Federico, ma ora basta che sono concentrato'.
Federico. F. Era proprio lui. Non avrei potuto non riconoscerlo.
'Quello è il tipo della festa!F...cioè Federico!' informai la mia amica, che mi guardò incredula.
'Beh Beatrice complimenti' disse, strizzando gli occhi per osservarlo meglio.
'Attente' ci avvertì mio fratello.
Non capii di cosa stesse parlando, fino a quando non ritornai a guardare davanti a me. La palla stava volando verso di noi a tutta velocità.
Veronica si ritrasse. Io allungai le braccia in tempo e la presi al volo.
'Strano' pensai. Con la sfortuna che avevo, sarebbe dovuta finirmi in testa.
'Devo ritirarla?' chiesi, rivolta a Mattia, che rispose di no, appropriandosi del pallone.
Federico e altri due calciatori stavano guardando nella nostra direzione. Il biondo mi studiò per alcuni secondi, che parvero interminabili, per poi farmi un cenno e sorridermi caldamente. Sentii i suoi occhi su di me, fino a quando un suo compagno non lo richiamò.
'Ti stava guardando di brutto' affermò Veronica, che aveva assistito alla scena.
'Non lo so...è troppo lontano per dirlo' replicai.
'E poi probabilmente non guardava me'.
'Ma se ti ha salutato!' mi fece notare lei.
'Di chi state parlando?' domandò mio fratello, con improvviso interesse.
'Nessuno!' rispondemmo all'unisono.
Tornammo a casa subito dopo la fine della partita, che terminò 2-0 per la squadra di casa.
Mio fratello ci riaccompagnò al nostro appartamento dove passammo la serata a parlare.

More than words | Federico Bernardeschi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora