Capitolo 11

4.2K 145 4
                                    

Beatrice
'Dove vuoi andare?' chiese, accendendo la jeep.
'Dove vuoi tu'.
'Vuoi scegliere un ristorante?'
'Mmm' mugolai.
'Passiamo da McDonald?'
'Pensavo che i calciatori seguissero una dieta'.
'Sì, per questo non devi dirlo ad Allegri'.
'Sarà il nostro segreto' risi, contagiando anche lui.
'Oh alza il volume!' implorai, sentendo passare 'Wish you were here' alla radio.
'È una delle mie preferite' spiegò e si mise a cantarla contento.
Era così tenero e buffo allo stesso tempo, che, solo guardandolo, sentii ogni preoccupazione allontanarsi.
Raggiungemmo il McDrive più vicino e, dopo esserci riforniti di panini e patatine, ci dirigemmo in un luogo a me sconosciuto.
'Dove stiamo andando?' domandai più volte, senza ricevere una vera e propria risposta.
Dopo una ventina di minuti la macchina si fermò, ma non capii esattamente dove fossimo a causa della scarsa illuminazione della strada.
Mi feci guidare da lui lungo un sentiero.
Salimmo un'infinità di scalini, fino a che non arrivammo in un piccolo spiazzo immerso nel verde, con vista sull'intera città.
'Wow' esordii, non appena vidi il paesaggio.
Tra gli alberi erano posizionate delle panchine di marmo, su cui ci sedemmo a mangiare.
'Vieni spesso qui?' chiesi, dando un morso al panino.
'Sì...ma non ci avevo mai portato nessuno'.
'Mi sento onorata'.
'Beh sì...sei piuttosto fortunata' rise.
'È davvero bellissimo'.
'Quasi quanto te' disse, prendendomi la mano e facendomi, inevitabilmente, sorridere.
Non avrebbe potuto dire niente di più banale, ma il mio cuore cominciò a battere più forte.
Forse stavamo correndo un pò troppo e ne ero totalmente consapevole, ma era da tanto che non mi sentivo in quel modo.
Dopo Tommaso, mi ero chiusa nel mio guscio.
Veronica aveva cercato di propinarmi tutti i suoi amici, che puntualmente scartavo ancora prima di saperne il nome.
Prima di tornare a Torino, avevo provato a frequentare un ragazzo. Pensavo fosse quello di cui avevo bisogno, ma ben presto mi resi conto che non ero ancora pronta a provarci di nuovo.
Poi avevo conosciuto Federico e in me si era risvegliato qualcosa.
'A cosa pensi?' mi chiese.
'A niente'.
'Non ci credo'.
'Ok...stavo pensando a qualcosa'.
'Mica allo studio?'
'No'.
'E a cosa?'
'Che sto bene con te'.
'Anche io'.
'Era da tanto che non stavo bene con una persona' ammisi e lui mi guardò confuso.
'Avevo un ragazzo e non è finita nel migliore dei modi' spiegai.
'In che senso?'
'Diciamo che ha preferito un'altra'.
'E adesso come stai?'
'Decisamente meglio' dissi, guardandolo negli occhi.
La verità era che ero felice. Eccome se lo ero.
Allo stesso tempo però, una piccola parte di me aveva paura. Paura di legarsi a lui.
Paura di soffrire una volta in più.
Una volta di troppo.
Il tradimento di Tommaso non lo avevo dimenticato. Stavo meglio ma lui era sempre là.
Le poche volte che ero stata con Federico, però, la sua presenza si faceva sentire meno. Si assopiva.
'Neanche io ho avuto delle belle esperienze'.
'Tipo?'
'Ragazze che volevano stare con me solo per il mio nome, per i miei soldi...' spiegò, con un velo di tristezza nella voce.
Io rimasi in silenzio per un attimo, senza sapere esattamente cosa dire, finché non trovai le parole.
'A me piaci tu e basta...non mi importa del resto. Non pensarci neanche'.
Si avvicinò e, con tutta la naturalezza del mondo, mi baciò.
'Non ci avevo pensato' sussurrò, appoggiando la sua fronte alla mia.
'Comunque sei un'ottima modella' disse, facendomi ridere.
'Mi prendi in giro?'
'No'.
'Sono negata, però sono contenta di averlo fatto'.
'Ah sì?'
'Sì, altrimenti avresti posato con qualcun'altra'.
'Qualcuno qui è geloso'.
'Non è vero' negai.
O forse sì. Ma era normale che lo fossi?
'Se tu avessi fatto le foto con un mio compagno di squadra non sarebbe stato il massimo per me'.
'Qualcuno qui è geloso' ripetei io.
'Sai...ti volevo chiedere di venire alla mia partita domani ma immagino dirai di no'.
'Vengo volentieri' asserii, sorprendendolo.
'Sarai il mio portafortuna allora'.
Il resto della serata passò in un lampo.
Quando eravamo insieme il tempo sembrava volare.
Parlammo di qualunque cosa ci venisse in mente, senza riuscire a staccarci gli occhi di dosso o smettere di tenerci la mano.
Mi accompagnò a casa e, prima di andare via, mi stampò un bacio sulle labbra che io, senza indugio, approfondii. Lo salutai, con la certezza che momenti come quello si sarebbero ripetuti.
Era una sensazione bellissima.
____________________________________Non so se continuare questa storia. A voi piace?

More than words | Federico Bernardeschi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora