Capitolo 6

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Beatrice
Qualche giorno dopo...
Il suono del mio cellulare interruppe la quiete e la calma della biblioteca.
Giuseppe distolse lo sguardo dai libri per guardarmi divertito.
Dimenticavo sempre di metterlo silenzioso.
'Emergenza' mi aveva scritto Veronica su whatsapp. Le inviai due punti interrogativi, ai quali rispose con un semplice 'Torna a casa. Subito.'
'Devo andare' avvisai il mio amico.
'Chi era?'
'Veronica, sembra una cosa seria' risposi, mettendo via le mie cose.
'Ci vediamo stasera, vero?' domandò, prima che uscissi. Annuii e me ne andai a passo spedito.
Arrivai a casa dopo una ventina di minuti, allarmata per quale potesse essere l'emergenza e stanca per la corsa appena fatta.
Trovai la mia coinquilina che camminava su e giù per il pianerottolo.
'Cosa è successo?' le chiesi, in ansia.
'Paulo mi ha chiesto di uscire' annunciò, guardandomi nervosa, ma allo stesso tempo felice.
'Vaffanculo!Ero preoccupata, pensavo fosse importante!' le dissi, entrando in casa.
'È importante!'
'Scegliamo un vestito ed è fatta' la tranquillizzai.
'Devi venire anche tu'.
'Cosa?No!Perché?'
'Non posso andarci da sola, rovinerei tutto e non voglio' disse, lasciandomi incredula.
Non mi aveva mai chiesto una cosa del genere. Lei era sempre così sicura di sé, soprattutto con i ragazzi. Sarebbe stato tutto più normale se la richiesta fosse arrivata da me.
In ogni caso, avevo già degli impegni e non avevo proprio voglia di dare buca a Giuseppe.
'Non voglio essere la terza incomoda!'
'Non lo sarai visto che porterà anche lui un amico' mi informò. 'Magari è carino...ti prego'.
Si mise in ginocchio davanti a me e cominciò a pregarmi con insistenza.
'No' dissi risoluta. 'E non mi interessa se è carino'.
'Faccio tutto quello che vuoi' continuò a ripetere.
Iniziai a dubitare la posizione che avevo preso.
Ero dispiaciuta nel vederla così e in fondo non mi chiedeva tanto, anche se avrei preferito fare altro. Forse mia madre aveva ragione quando diceva che mi lasciavo convincere troppo facilmente.
Era anche vero che quando Veronica si metteva in testa qualcosa, la otteneva.
'Pulisci la casa e fai la lavatrice per un mese?' proposi, tirandola su dal pavimento.
'Si'.
'E va bene' sbuffai, facendola saltare dalla gioia.
'Ci troviamo in centro alle nove, vedi di sbrigarti' mi avvisò e corse in camera sua.
Anche io andai nella mia a prepararmi, dal momento che alle nove mancava veramente poco.
'Cambio di programma, ci vediamo domani. Scusa scusa scusa' scrissi a Beppe.
Veronica entrò senza bussare e stese sul mio letto due vestiti, uno rosa chiaro e uno nero in pizzo. 'Quale dei due?' chiese.
Indicai quello nero, sapendo che avrebbe fatto il contrario di quello che le avrei suggerito.
'Quello rosa mi convince di più' borbottò, mangiandosi le unghie.
'Allora metti quello rosa' dissi, per niente sorpresa. La conoscevo fin troppo bene.
'E tu come hai intenzione di vestirti?'
'Posso mettere un paio di jeans?'
'Non scherzare'.
Esaminò, con fare esperto, tutti gli abiti presenti nel mio armadio.
'Din din din, abbiamo un vincitore' sentenziò dopo un po'. Mi buttò tra le mani un vestito bianco senza spalline.
'Può andare'.

More than words | Federico Bernardeschi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora