Il mercoledì passò allo stesso modo del martedì. Sveglia, colazione, scuola, prese in giro, compiti, merenda, lettura, e sonno che non arriva ma mi costringo ad addormentarmi.
L'unica cosa che differenziava il martedì e il giovedì da tutte le altre noiosissime e pallose giornate della mia vita erano le lezioni di chitarra.
Suonai alla porta e venne ad aprirmi Alec. Salii in fretta le scale, con i capelli scuri che mi sbatacchiavano davanti al viso. Stavo già migliorando, con la chitarra.
- presto potrai iniziare a suonare qualcosa - disse lui facendomi l'occhiolino.
Gli risposi con un sorriso a trentadue denti. Quell'ora passò più velocemente di quanto mi fossi aspettata, non avevo proprio voglia di tornare alla casa-famiglia.
Di mala voglia scesi le scale, dopo aver salutato Alec, e mi diressi verso il marciapiede. Nella siepe di una casa notai qualcosa. Tra i rami, in mezzo alle foglie, c'erano due occhi verdi. Mah, sarà un gatto... Pensai. Ma erano troppo grandi per essere gli occhi di un gatto. Mi avvicinai e quelli scomparvero.
Un rumore di passi mi fece trasalire. Mi voltai lentamente e mi ritrovai davanti un ragazzo alto e muscoloso, con dei capelli biondicci e gli occhi verdi. Gli stessi occhi verdi.
- mi stavi spiando? - chiesi
- sì - rispose lui tranquillamente.
- oh, bene. Grazie per avermelo fatto sapere. - dissi, cercando di aggirarlo per tornare a casa. Ma lui si spostava sempre davanti a me. - gradirei che mi facessi passare - la mia voce era piatta e dura.
- sennò? -
- sennò ti becchi un pugno nello stomaco - ringhiai.
Lui scoppiò in una risatina forzata, poi tornò a guardarmi, le mani poggiate sui fianchi.
- bene. L'hai voluto tu. - Veloce come un fulmine mi scagliai contro di lui, il pugno serrato. Però il ragazzo mi bloccò il polso, storcendomi il braccio. Ruotai su me stessa, mezza stordita e con una smorfia ebete in faccia. Cozzai sull'asfalto, finendo di faccia sulla strada.
Udii un'altro tonfo e girando la testa di lato vidi il ragazzo che cadeva accanto a me, svenuto.
Saltai in piedi come una molla, massaggiandomi la guancia. Davanti a me, la mano ancora stretta a pugno, c'era il ragazzo che avevo visto al parco due sere prima. Come se niente fosse lui si girò e corse via.
Guardai prima il ragazzo che correva, poi quello steso sull'asfalto. Si stava già riprendendo. Anch'io mi voltai e me ne andai.Sgattaiolai silenziosamente nella cucina della casa-famiglia e avvolsi del ghiaccio in un panno, poi me lo premetti sullo zigomo: si era gonfiato ed era diventato viola. Avevo preso proprio una bella botta. Salii in camera mia e trovai Claudia stesa sul letto a leggere una rivista con la copertina tutta rosa. Cercando di non far notare il mio mega livido attraversai la stanza e mi accasciai sul letto, premendo il ghiaccio sulla mia faccia.
Non molto tempo dopo la mia guancia perse sensibilità e dovetti togliere il ghiaccio per evitare di congelarmi... Di punto in bianco mi misi a leggere. Così mi liberai di tutte le tensioni e preoccupazioni. A parte una: quel ragazzo.
Quella faccenda mi puzzava... O era la zucca mista a patate che stava bruciando in cucina. Troppo strano per i miei gusti. Prima si guarda in giro furtivamente in un parco deserto come se fosse braccato, poi stende un tizio con un pugno. Bé, era abbastanza ovvio che lo avesse fatto per aiutarmi, ma neanche mi conosceva...Pensieri inutili. Inutili quanto la mia inutile vita che era composta da giornate inutili vissute da una ragazzina inutile.
Mi rassegnai a quella che era la realtà e controllai il cellulare. Un messaggio da Alec:
Alec:
Ciao Emily, ti andrebbe di anticipare la lezione della settimana prossima a lunedì anziché martedì?Io:
Certo, ve benissimo! Grazie di tutto! :)Alec:
Figurati, grazie a te ;)Spensi il cellulare e lo poggiai sul comodino accanto al libro, poi presi gli occhiali e scesi di sotto.
Volevo capire qualcosa di più su quel ragazzo, oppure era la semplice curiosità di una tredicenne Newyorkese che non sa che fare nella vita. Presi il cappotto dall'attaccapanni e uscii in strada, il vento freddo che mi colpiva in pieno viso.Mi avviai nuovamente verso Park Avenue. Quando arrivai al punto dove avevo incontrato quel ragazzo mi nascosi dietro la siepe che sporgeva dal muro di una casa. Ed ecco che li vidi.I due ragazzi, stavano discutendo... Nonostante il vento ululasse come una belva impazzita riuscii a cogliere alcune frasi e a capire chi le avesse dette, sbirciando da dietro le foglie.
- non puoi! - urlò il ragazzo che mi aveva "salvata".
- ma dai! è solo una ragazzina! -
- appunto! Una ragazzina innocente! on ti permetterò di farle del male! -
- se neanche la conosci! -
- lei non si è mai accorta di me... - disse ancora lui massaggiandosi la nuca con n aria colpevole in volto.
- e che ti frega se diventa come noi o resta normale! -
Diventare come loro? Restare come loro? Che intendevano quei due? la cosa diventava sempre più inquietante e quei due sembrava stessero per prendersi a pugni... "meglio andarsene..." pensai.Girai sui tacchi e tornai all'istituto della casa-famiglia. Mi ritirai nuovamente in camera, decisa non avere più a che fare con quei due tipi.
I giorni seguenti passarono tutti allo stesso modo: sveglia alle sette, suola, litigi con i Popolari... Niente di speciale. Quel ragazzo non si era fatto più vedere.
Anche il lunedì arrivò, con la sua solita lentezza, le quattro del pomeriggio, le cinque del pomeriggio, la cena... Il martedì, straziante di giorno di scuola, e il mercoledì. Il giorno dell'uscita didattica. Non che quell'idea mi eccitasse particolarmente.
Quella mattina preparai il mio zaino Napapijri blu riempendolo con due panini, una bottiglia d'acqua, un bloc-notes, l'astuccio e il cellulare. Me lo lanciai su una spalla e mi incamminai verso l'ingresso dopo aver indossato il Parka che mi aveva regalato Alec (era un bravo ragazzo, molto simpatico e gentile, mi regalava un sacco di cose! ) e degli anfibi neri.
Mi fiondai in strada diretta verso la scuola, quell'uscita mi sarebbe servita per dimenticare momentaneamente le cose brutte della vita...
ANGOLO SCRITTRICE
Hey ragazzi! Come ve la passate? Come avrete visto io il sabato non vado a scuola eheheh! Questo è il vantaggio delle scuole medie! Sì, sono così piccola (?).
Cmq... (perché inizio le frasi con Cmq? )Vi sta piacendo questa storia? Almeno è un pochettino intricante?
Continuate a commentare e a lasciare stelline! Mi rendete sempre più felice!
Ho anche aggiunto il cast! Che però credo si riesca a vedere solo dal computer...Baci MUCHACOS! (è messicano, non spagnolo. Sennò sarebbe MUCHACHOS! (che poi sono la stessa cosa, messicano e spagnolo... ma dettaglih.))
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Remember who you are
Werewolf[in pausa] Sette adolescenti, una tredicenne scomparsa e licantropizzata, un fratello ritrovato, un Alpha da uccidere, un mistero da risolvere, un collegamento da capire e cinque cadaveri. «mi chiamo Emily Lawrence e ho tredici anni. Vivevo nella c...