Finii di giocherellare con una ciocca dei miei capelli scuri sparsi sul cuscino. Al mondo non credo che vi fosse un'attività più deprimente del guardare un soffitto impolverato, stando a letto di pomeriggio, per giunta. Però avevo imparato un sacco di cose, fissandolo: che era un muro orizzontale, che dalle crepe sbucavano formiche a fiotti, che era incredibilmente noioso fissare un soffitto e che se avessi continuato così sarei diventata cieca. Tutto consuetamente... interessante.
Sentii bussare alla porta e il suono amplificato che giunse alle mie orecchie era l'ennesima prova della mia licantropia. - Malia? - chiamò il ragazzo che si era fermato prima della soglia. Dall'odore e dalla voce era decisamente Will. Mugugnai e premetti la testa contro il cuscino, la mia faccia schiacciata su quest'ultimo nel tentativo di tapparmi le orecchie. - Malia, vieni giù... - mormorò mio fratello. Quando si lagnano, i ragazzi, sono davvero fastidiosi. Produssi un verso strozzato, un misto tra un miagolio e un gemito. - Hey, guarda che devi imparare a controllarti, se non vuoi farti del male... - Quella era la prima volta in cui sentivo parlare di "non fare male a te stessa", perché di solito la questione era sempre: "non uccidere qualcuno, né dei tuoi amici né un tizio a caso che ti capita a tiro". Grugnii ancora e storcendo leggermente il naso mi misi a sedere. Inizialmente puntai lo sguardo sulla parete in fondo, quella davanti a me. Poi girai la testa e, piegandola di lato, rivolsi un'occhiata stanca a Will. Era come se mi stesse pregando di scendere. Sbuffando e soffiandomi via dalla faccia dei capelli ribelli scesi le scale. Camminando con una scarpa sola, il freddo del pavimento penetrava attraverso il calzino, mi piazzai davanti al ragazzo. Incrociai le braccia sul petto, saltellando su un piede per non farmi congelare l'altro.
Dopo avermi guardata con tenerezza (almeno penso che fosse tenerezza), Will fecce una cosa che nessuno aveva mai fatto dopo la morte dei miei genitori. Si spostò in avanti e mi strinse in caldo e rassicurante abbraccio fraterno. Per un attimo rimasi impietrita, non abituata a manifestazioni d'affetto, però poi ricambiai. Era bello. Nascosi il viso nell'incavo del suo collo e deglutii. Delicatamente lui sciolse l'abbraccio e mi tenne per le spalle, osservandomi il viso.
- Mettiti la scarpa, - suggerì sbirciando il mio piede- ti insegnerò a controllare i tuoi poteri. A breve ci sarà la luna piena, più si avvicina più comincerai a sentirne gli effetti. L'Alpha è stato furbo: se non ci riuscirai in fretta, potrebbe succedere qualcosa di brutto... -
- Che intendi esattamente con "qualcosa di brutto"? - domandai inarcando un sopracciglio.
- Te lo spiegheremo bene dopo, ma in sostanza potresti mutilare qualcuno, sgozzarlo, uccidere tizi a caso in qualche altro modo brutale... Devo continuare? - sollevai le mani per dirgli che andava bene così, aveva detto anche troppo.
Seguii mio fratello per un corridoio, lo stesso per il quale Alex mi aveva accompagnata in quella specie di dormitorio. Pareti sgretolate, come in tutto l'edificio a quanto sembrava, pavimento pieno di buchi e piastrelle crepate... Non sembrava il posto ideale per degli adolescenti, decisamente no. La stanza in cui mi condusse Will non era la stessa in cui si era riunito il gruppo in precedenza. Evidentemente avevamo imboccato un'altra svolta ed io non me n'ero accorta. L'intero ambiente era spoglio, a riempire tutto quello spazio vuoto vi era solo un tavolo con le gambe storte e una credenza con i vetri rotti. In un angolo, una scala a chiocciola portava verso il basso. Will mi fece segno di seguirlo e, tossicchiando per la polvere sollevata dai nostri passi, lo raggiunsi affiancandolo.
Iniziammo a scendere le scale, girando in tondo fino al giramento della testa. Una volta terminati i sempre uguali gradini bianco-marmo mi ritrovai in una sala ampia che dava su un cortile, lo potevo vedere dalle finestre che tappezzavano i muri, permettendo l'entrata della luce. L'ambiente era monotono, costituito solo da pareti impolverate e pericolanti e mobili vecchi di cinquant'anni.
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Remember who you are
Werewolf[in pausa] Sette adolescenti, una tredicenne scomparsa e licantropizzata, un fratello ritrovato, un Alpha da uccidere, un mistero da risolvere, un collegamento da capire e cinque cadaveri. «mi chiamo Emily Lawrence e ho tredici anni. Vivevo nella c...