14.

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Avevo iniziato a fissare il soffitto mezz'ora prima. E mi ero accorta di non vedere nulla, con gli occhiali. Uno dei molteplici lati positivi della licantropia! Ci vedevo bene. 

Dopo le presentazioni avevano attaccato con dei discorsi frastornanti cercando di spiegarmi le parentele varie. Così, poi, mi avevano portata in una stanza con quattro letti e castello. Uno dei letti non era mai stato occupato. Non dissi nulla a loro, ma quel fatto mi fece dedurre che sapevano già che sarei stata morsa e sarei andata lì. La faccenda stava diventando inquietante. Mi sdraiai su un  letto a caso e continuai a guardare lo strato bianco che ricopriva l'intera stanza nella speranza di ricordare chi era fratello di chi e di mettere da parte il mio entusiasmo. 

"Dunque vediamo... Se Clary è sorella di Thomas... No. Ricomincio. Questa è la volta buona. Allora... Clary è sorella di James. Sì. Alex è sorella di un tizio cattivo che non conosco... Fantastico, siamo messi bene... Ed io sono la sorellina minore di Will." Sconcertante vero? Io che ho un fratello. Lupo mannaro dalla nascita, per giunta. E abbandonato dai miei genitori. Troppo eccitante!!! Puntellando le mani sul materasso mi alzai in piedi cercando di non gridare quando la mia testa cozzò violentemente contro la banda del letto sopra il mio. 

Andai in quello che doveva essere il bagno (con le pareti sfondate e i servizi igenici mezzi sfracellati ) e mi guardai allo specchio. La trasformazione aveva fatto effetto. I miei occhi ora erano di un azzurro ghiaccio più intenso e luminoso, altro che quel celeste smorto di prima. I miei zigomi paffuti da tredicenne ancora un po' bambina avevano lasciato il posto a dei lineamenti più affilati e decisi, quasi... maturi. Essendo in canottiera potevo vedere i muscoli sulle mie braccia. Mi sentivo più forte, mi sentivo più... Più non Emily.

Sconcertata, eccitata, entusiasta, euforica e ultrastrafelicissimamente euforica tornai a sedermi sul letto e ben presto mi abbandonai alla sofficità (pari allo zero) delle coperte. In meno di cinque minuti mi assopii.

Quando aprii gli occhi non ero nel dormitorio. Mi trovavo in una zona d'ombra alle spalle di un'alta struttura di cemento. Davanti a me una strada sterrata si snodava fino ad un cancello interamente di ferro oltre cui non si vedeva nulla. Il viale era circondato da una sconfinata campagna piena di arbusti e alberi scheletriti che sembravano protendersi per afferrarmi...  Iniziai a camminare, i gomiti piegati e le dita delle mani rivolte verso l'alto. Uscii dall'ombra della costruzione e i raggi del sole mi investirono accarezzandomi il viso. Più avanzavo più il cancello sembrava allontanarsi. Mi bloccai davanti ad una pozza d'acqua. Sul fondo si vedeva chiaramente la sabbia, che non centrava nulla con il terreno giallastro e umido dove stavo mettendo i piedi, grazie all'acqua limpida. Mi accovacciai e immersi la mano dell'acqua. La pozza non era profonda, né la mano né le dita venivano del tutto coperte dal liquido trasparente che iniziò ad annebbiarsi di sabbia. Con il dito indice iniziai a disegnare una Triskele. Non avevo idea di come mi fosse venuto in mente quel simbolo... Quando completai il disegno nella sabbia, passai oltre, andando alla seconda pozza. Stesso disegno. 

Terza pozza. Non disegnai nulla sul fondo, che ora era di un bianco luccicante che splendeva ancora di più sotto la luce solare. Immersi completamente la mano destra e anche se la pozza sembrava poco profonda (questione di un paio di centimetri) il mio braccio vi affondò fino al gomito. Sulla sabbia color avorio rimase l'impronta della mia mano, che, quando la tolsi, non fece sollevare nemmeno un granello. La chiusi a pugno e, riaprendola, vi trovai sul palmo dei sassolini minuscoli e bianchi. Il più grande aveva la forma di un dente. Lasciai cadere gli altri e tenni solo quello conservandolo nel pugno della mano bagnata. Mi alzai e proseguii.

Arrivai dinnanzi al cancello... Alto due metri e oltre, era fabbricato con un metallo ferroso e a specchio, un po' appannato. Sempre stringendo il dente disegnai un'altra Triskele. Dalle mie conoscenze di teen Wolf poteva significare molte cose, tra cui Alpha, Beta e Omega. Io probabilmente ero un Beta. Udii uno scatto proveniente da sotto terra, almeno così mi era parso. Dal centro del cancello mi spostai a destra, arrivando ad un suo estremo. C'era un piccolo spazio, appena sufficiente per far passare un braccio. Richiamando a me tutte le forze provai a spingere. Il cancello non si mosse. Allora mi guardai il palmo destro. 

Attorno al dente, che sembrava stesse per fondersi con la mia carne, la pelle era bruciata e l'ustione si stava espandendo minacciando di invadere anche il braccio. Stringendo i denti feci passare quest'ultimo nel piccolo spazio, infilandolo fino al gomito. Strinsi per un secondo il pugno e lanciai più lontano che potei il dente. Come per magia si staccò dal mio palmo, però non senza lasciarmi un brivido. Guardai il cancello e mi sentii come... inorridita. Avevo l'impressione di aver fatto qualcosa di cui pentirmi. 

Mi voltai e corsi, l'ombra del palazzo sembrava molto lontana. Accelerai e corsi più veloce che mai, con i nuovi poteri ero molto più rapida. Come bloccata da un muro invisibile frenai ad appena un metro dall'ombra. Era inquietante e mi lasciava l'amaro in bocca... Non sapevo perché. Avanzando molto, ma molto lentamente arrivai ad un paio di centimetri dall'ombra. Guardai la mia, di ombra. La vidi sollevare il braccio sinistro, nonostante io stessi ferma. La mano si avvicinò riluttante all'ombra del palazzo che oscurava il terreno. E la mia ombra vi sparì dentro. Mi sentii come risucchiata e l'ultima cosa che vidi prima di perdere i sensi fu il mio braccio destro fuori dall'oscurità e la rispettiva mano far uscire gli artigli dalle dita, chiudendosi a pugno come per proteggere qualcosa.

Mi svegliai ansimando, sudata e con l'affanno. Sopra la mia faccia, a coprirmi completamente la visuale del soffitto, c'erano i volti di Thomas, Megh e Will, dominati da un'aria seriamente preoccupata. Non stavano fissando me. O meglio, non il mio viso. Il loro sguardo era concentrato sul mio braccio destro. Tremando spostai la testa per capire cosa li allarmasse tanto. Il mio braccio... Dalla punta del dito medio al gomito era completamente ustionato. La mano ancora stretta a pugno non conteneva nulla ma era scossa dalle convulsioni come tutta la parte destra del mio corpo. Scrutai sconcertata i ragazzi cercando una risposta nei loro occhi spaventati.  Era impossibile che fosse solo un sogno. Oppure sì... Guardai insistentemente Will, Thomas e Megh pregandoli di rispondere. Non avevo nemmeno la forza di parlare, ma il mio sguardo disperato bastò a fare parlare Thomas.

- E' successo a tutti noi, o almeno quelli che sono stati già trasformati. - Spiegò Will.  

*Angolo Scrittrice*

Heyyy! 
Come vi è sembrato il capitolo? Vi sono mancata? Amatemi gente! Cosa ne pensate dei nuovi ragazzi?
But now I must leave you (non credo sia corretto(?)).
Your FigliaDeiDraghi 

Remember who you areDove le storie prendono vita. Scoprilo ora