10.

40 10 15
                                    

Molte ragazze da bambine hanno scritto un diario. Io avevo un diario di nome Book. Sì, avevo un diario che si chiamava Libro ma sorvoliamo... Io avevo iniziato a scriverlo a circa sette anni, ma non l'ho mai finito. Mai. Potreste non essere d'accordo ma... il motivo? Semplice. Non ho mai visto l'utilità di scrivere i propri segreti su un libro. Mi dicevano che il Diario sta zitto, non dice niente a nessuno, è il tuo migliore amico quando non hai amici. Ma io non capivo. Non capivo perché uno dovesse confidare ad una cosa le proprie emozioni, i propri sentimenti, i propri segreti. Lo dicevano a me. E se ho imparato una cosa stando sola per sette anni è questa: non puoi fidarti di nessuno. Nessuno che possa spifferare tutto.

Anch'io, però, dovevo raccontare a qualcuno ciò che vivevo, non che fosse un granché. E bene, io lo raccontavo a Newt, a Stiles, a Harry, a Tris... e a tutti i personaggi dei poster che tappezzavano le pareti della mia stanza. Io parlavo con loro. Vi sembro pazza? Basta fare il confronto con un diario. Cosa cambia? Nulla. Se non il fatto che un diario può essere scoperto mentre loro, i miei amici, non mi hanno mai tradita. Tengono tutto per loro.

Mi svegliai ansimando. Avevo sognato di nuovo il cadavere. Però, avevo anche progettato la mia fuga. Era mattina presto. La luce pallida e giallo-biancastra del sole filtrava nella camera attraverso la tenda, inondando con la sua luce soffusa l'intero spazio e ridando vita a quel luogo prima avvolto dalle tenebre della notte. Sbattendo le palpebre per scacciare l'ultimo velo di sonno che mi annebbiava gli occhi inspirai a fondo. La sera successiva sarei andata via. Per sempre, possibilmente.

Facendo leva con le mani sul materasso mi misi a sedere e infilando i piedi nelle pantofole scesi dal letto ritrovandomi in piedi. MI stropicciai gli occhi e sbadigliai anche troppo sonoramente e mi diressi verso la finestra. Girando la maniglia aprii le ante e fui investita da una folata di vento che mi fece svolazzare i capelli in tutte le direzioni. L'aria gelata del Dicembre Newyorchese mi fece rabbrividire, ma mi sentivo in qualche modo... rinata. Restai a guardare il cielo per un paio di minuti, pensando a quanto sarebbe stato bello volare come le nuvole... Richiusi la finestra. Stavo congelando in pigiama. Presi gli occhiali e indossai la vestaglia. Era domenica. Scesi per fare colazione attenta a non fare troppo rumore. Arrivata in cucina mi preparai una tazza di latte. Pucciai il primo biscotto di una lunga serie nel liquido bianco e lo masticai, assaporando quella dolcezza.

Prima cosa da fare: sconnettere il GPS del cellulare e del PC per non essere localizzata. Avevo trovato un modo tutto mio per sconnettere le reti che avrebbero permesso di rintracciarmi, ma quello sarebbe stato il consolidamento. Risalii in camera. Claudia dormiva e non sembrava minimamente intenzionata a svegliarsi. "Bene così" pensai. Aprii il portatile stando seduta sul letto e andai sulle impostazioni di rete. Tenni premuto il dito sull'icona del GPS finché non mi si aprì una pagina che mi dava tantissime opzioni. Scelsi "disconnetti", poi andai sull'icona dei dati mobili. Col nuovo programma che avevo creato disattivai tutti i collegamenti del portatile con i satelliti. Poi ripetei l'operazione con il cellulare. Aver passato l'infanzia da sola era servito a qualcosa.

Mi sentivo eccitata all'idea di lasciare quel posto infernale. Avrei preso il treno e sarei andata in California dove avrei iniziato una nuova vita... No. Non avevo idea di cosa avrei fatto dopo essermene andata da quel posto. E non volevo pensarci, anche se la California sembrava un'opzione geniale. Era il momento di andare a scroccare soldi alla direttrice. Non prendetemi per una ladra, ma hei, mi davano cinquanta centesimi di paghetta ogni due mesi quando passavo interi pomeriggi a fare commissioni e faccende domestiche venendo costretta a fare i compiti di notte! E' stato così per sette anni! Era il momento di prendermi ciò che mi spettava. Ok, forse un pelino meno.

Meno male che la direttrice dormiva nella sua stanza. L'ufficio era deserto ed aperto. Entrai girando la maniglia stando attenta a non far cigolare troppo i cardini. Sapevo dove teneva le sue preziosissime banconote da cinquanta dollari. Aprii il cassetto della scrivania e usai la chiave buttata lì per aprire una piccola scatolina contenente un'altra chiave. La chiave che mi serviva per aprire lo sportello con i soldi. Era una precauzione inutile, nascondere una chiave dentro una scatola chiusa a chiave e lasciare la chiave per aprire la scatola nello stesso cassetto di quest'ultima. Presi il piccolo oggetto metallico e mi diressi dall'altra parte della stanza. Spostai un po' il divano e mi ritrovai davanti ad una specie di cassaforte incastrata nel muro.

Come facevo a saperlo? Quando avevo partecipato ad una zuffa nel cortile, un anno prima, mi ero spaccata un labbro, e di brutto. Così la direttrice aveva tirato fuori i soldi da lì per farmi andare a comprare il disinfettante che era finito. Ecco tutto.
Infilai la chiave nella piccola serratura semi-ricoperta di ruggine e la girai, sobbalzando appena al flebile clic che segnava l'apertura dello sportello. Spostai l'anta di metallo rivelando un cubo del medesimo materiale infilato nel muro contenente cinque pile di banconote da cinquanta dollari e tre da cento. Mi bastavano pochi soldi. Presi tre banconote da cinquanta e richiusi la cassaforte. Tornai al cassetto della scrivania e rimisi l'oggetto metallico nella sua scatolina chiudendola a chiave. Infilai i soldi nella tasca dei pantaloni del pigiama e ci calai sopra la maglietta, nascondendo tutto sotto la vestaglia.

Come se nulla fosse successo entrai in camera (Claudia dormiva pesantemente) e presi uno zaino. Avvolsi i soldi in un panno e li ficcai sul fondo del mio Napapijri blu. Dall'armadio presi due maglioni pesanti e due paia di pantaloni. Tutto poteva servire a Dicembre. Infilai i vestiti nello zaino. Avevo preparato le prime cose. Il giorno successivo sarei andata a scuola come se non stesse accadendo nulla e avrei finito di recuperare il resto la notte stessa.

Era tutto pronto. Mi cambiai e indossai dei pantaloni di tuta e una felpa imbottita e scesi di sotto portandomi addietro il capotto e la sciarpa.

*Angolo Scrittrice*

Ciao muchacos! Auguri in ritardo!
Sono triste :( perché sono nervosa e perché ho il ciclo. Mi veniva da spaccare la finestra a pugni tipo Derek Hale. Sentirete molti esempi di Teen Wolf dato che mi sto fissando ahaha con Netflix ho finito le prime due stagioni in una settimana... Ho paura di finirle troppo presto *facepalm*.

Il prossimo non sarà un capitolo vero e proprio, ma il Cast. Lo metto per coloro che non hanno la possibilità (o la voglia ahah ) di vederlo dal computer :)

By muchacos! Pubblicherò al più presto il capitolo dodici e cercherò di aggiornare anche le altre storie *manda bacetti*

Remember who you areDove le storie prendono vita. Scoprilo ora