capitolo dieci

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Fine gennaio

Nonostante non sembrasse nemmeno passato un giorno dall'inizio del nuovo anno, era ormai passato un mese da quando Namjoon aveva accettato di diventare il suo insegnante e, per quando sorprendente potesse essere, Seokjin aveva migliorato, di gran lunga, il suo inglese.

A stento riusciva a crederci, eppure si vedeva come il suo impegno avesse cominciato a dare i suoi frutti. Sia nella comprensione, che nella pronuncia, faceva ancora un po' fatica con lo scritto, ma Joon sapeva - o almeno Seokjin sospettava - che sarebbe riuscito a farlo diventare il migliore della sua classe.

Dall'incontrarsi una volta sola, erano passati al trovarsi tre pomeriggi alla settimana e la domenica pomeriggio, se nessuno dei due aveva impegni ovviamente. Per non continuare a stare seduti dentro casa, ne approfittavano e andavano a fare una passeggiata, conversando di tanto in tanto in inglese per rafforzare la conoscenza del maggiore.

Tutto quel tempo passato assieme, aveva mosso qualcosa all'interno di Seokjin. Non solo aveva trovato un ottimo insegnante, a contrario di quanto le sue paranoie lo inducevano a pensare, ma si era ritrovato anche un buon amico che, per quanto non volesse ammetterlo, stava cominciando - lentamente - a piacergli più del dovuto.
Non sarebbe riuscito a spiegare a parole quello che stava passando per la sua mente nemmeno se glielo avessero chiesto in ginocchio, ma sentiva che stava cominciando a provare una strana attrazione nei suoi confronti; era indubbiamente un ragazzo bellissimo, simpatico in un modo tutto suo, aveva una risata strana ma coinvolgente. Abbastanza maldestro, Seokjin aveva pensato bene - in un inglese tutto suo - di affibbiargli il soprannome "Clumsy King", strappandogli un sorriso dopo che il suo viso si era rattristato per aver sotto un paio di occhiali finti.
Ciò che più lo disarmava, però, era il fatto che Namjoon era - dannatamente - intelligente. Non riusciva a capacitarsi di quante cose conoscesse o ricordasse. Aveva un modo di pensare completamente diverso dal proprio, come se anche il minimo potesse essere il massimo, che una superficie non è tale se oltre essa si trova il vuoto. E analizzava con quel suo complesso cervello, lavorava ad una velocità superiore del normale; Seokjin poteva giurare che, un giorno, fosse addirittura riuscito a sentire gli ingranaggi lavorare a mille mila miglia orarie. Tendeva a pensare oltre, ad uscire dagli schemi e preparare i discorsi prima di cominciare una discussione.
Ancora gli vengono i brividi quando, un giorno, talmente era preso da un esercizio che, nella sua goffaggine, Seokjin si era lasciato scappare un "I like your sexy brain", ritrovandosi davanti ad un Namjoon completamente sconvolto ma, al tempo stesso, molto divertito.

Quel giorno, nonostante avessero appuntamento al solito bar, Seokjin si era lasciato convincere da Yoongi a rimanere a casa, per aspettare un pacco che doveva essere consegnato al loro appartamento quel pomeriggio. Non che Seokjin si divertisse ad essere l'elfo domestico di Yoongi, ma a quanto pare era "di estrema importanza" e "mi annoia andare al deposito per ritirarlo, penso che il signor Kang mi detesti", e Seokjin non poteva dire altro se non che concordasse con il signor Kang. Il maggiore avvertì in fretta Namjoon, scusandosi dell'inconveniente, ma non ricevette alcuna risposta.

Era steso sul suo letto quando il campanello cominciò a suonare. Lasciò andare un sospiro, sperando con tutto se stesso che fosse il fattorino. Posò il libro che stava leggendo sul comodino e si alzò, passandosi una mano tra i capelli.
Certo che anche Yoongi, non tenersi da conto nemmeno i suoi affari, si lamentò nuovamente mentre andava ad aprire la porta, pronto a lasciare la sua firma e ritirare il pacco. Una volta aperta la porta, rimase completamente senza parole.

"Spero non ti dispiaccia se facciamo lezione a casa tua oggi" disse Namjoon, sorridendogli ampiamente. Jin rimase per un istante ad osservarlo. Il suo petto si alzava e abbassava velocemente, come se avesse appena finito di correre.

"Vieni dentro, Forrest, lascia che ti offra un bicchiere di acqua" rispose Seokjin, scuotendo appena la testa. Si spostò di lato e lo fece entrare, prima di richiudere la porta e andare verso la cucina.

*

La loro lezione era ormai cominciata da una buona mezz'ora e del fattorino ancora nessuna traccia. Seokjin - digrignando i denti - cominciò a pensare velocemente ad un modo per fargliela pagare; avrebbe sicuramente iniziato vietandosi di preparargli il suo piatto preferito. Sapeva bene quanto Yoongi adorasse la sua cucina.
Mentalmente, Seokjin si ringraziò per il buon lavoro svolto nella cura del loro appartamento. A contrario di quell'uragano che era il suo compagno di stanza, il maggiore tendeva sempre a sistemare le stanze che potevano accogliere gli ospiti inattesi.

Nonostante tutto sembrasse apparentemente tranquillo, Namjoon si comportava in modo strano. Era visibilmente agitato, come se ci fosse qualcosa che lo preoccupava, tanto che chiese a Seokjin più di un bicchiere d'acqua, al che il ragazzo decise di lasciare la bottiglia sul tavolo nel caso in cui ne avesse voluta ancora, evitando di alzarsi per l'ennesima volta.
Seokjin si lasciò sfuggire uno sguardo dopo l'altro verso di lui, tentando di non sentire gli ingranaggi del suo cervello che lavoravano senza sosta, oppure di non vedere le piccole gocce di sudore che imperlavano la sua fronte. Era un velo sottile, quasi impercettibile, quel tipo di sudore che il tuo corpo comincia a secernere quando stai per dare un esame, o devi confrontarti con qualcuno. Probabilmente è anche un po' in ansia, pensò Seokjin mordendosi l'interno della guancia. 

Finendo di completare i propri esercizi, continuando a lanciare uno sguardo di tanto in tanto a Namjoon, Seokjin allungò il foglio verso di lui. Le frasi tradotte erano sdraiate sulla carta, pronte per essere giudicate e corrette. E fu in quel momento che il maggiore cominciò, a sua volta, a sentirsi in ansia. E non solo, ma il suo cuore sussultò leggermente quando Namjoon lasciò andare un respiro molto profondo, quasi volesse liberarsi di tutta l'aria che i suoi polmoni contenevano in quel momento.

"No, no, no! È tutto sbagliato, non vedi?" sbottò il ragazzo, alzando gli occhi al cielo prima di portare una mano a massaggiare la fronte. Seokjin corrugò appena le sopracciglia senza lasciare che lo sconforto per aver sbagliato ancora lo abbattesse; non poteva, in alcun modo, permetterselo.

"Io pensavo di-- pensavo di aver fatto un buon lavoro, non mi sono nemmeno dovuto soffermare più di tanto a pensare" mormorò Seokjin, tenendo una mano nell'altra, stringendola per non far notare il tremore che stava cominciando ad attraversare il suo corpo.

"Ascoltami, se vuoi far in modo che ti rimanga in testa, devi uscire dai normali schemi".

Il ragazzo rimase un momento a pensarci, non riuscendo a capire cosa ci fosse di sbagliato in quelle frasi da far andare completamente fuori di testa il suo "insegnante".

"L'unica cosa che potresti fare è uscire con me".

"C-cosa?".

MOON | NamjinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora