capitolo diciassette

413 46 36
                                    

Per quanto gli fosse impossibile riuscire a crederci, tirando un sospiro di sollievo, Seokjin si disse che erano riusciti ad organizzare una festa spettacolare, con fiocchi e contro fiocchi. E non poteva che esserne più che felice. Erano state delle settimane molto movimentare e più si avvicinava il giorno, più pensava non sarebbe riuscito a finire le preparazioni in tempo.
Vedere il sorriso di Hoseok crescere così tanto subito dopo essere entrato nella stanza completamente abbellita, gli aveva completamente riempito il cuore di una meravigliosa sensazione dalla quale non voleva separarsi. Era veramente orgoglioso del loro lavoro, grazie anche all'aiuto di tutti gli altri.

Guardandosi attorno poteva benissimo riconoscere molti dei volti che chiacchieravano  in un angolo lontano dalle casse, altri che già si erano avventati sul buffet e altri ancora che ballavano seguendo il ritmo, cercando di tenere il passo di Hoseok, cosa che sembrava più facile a dirsi che a farsi. E mentre gli occhi di Seokjin esaminavano la stanza, si accorse che non riusciva a muoversi da uno sguardo in particolare.

Scuotendo velocemente il capo, dicendosi che doveva finire di controllare che tutti si stessero divertendo, Seokjin non riusciva a staccare gli occhi da quelli di Namjoon. Si era spostato verso un angolo della stanza, probabilmente stava parlando con qualcuno pochi istanti prima, e continuava a fissarlo. Un leggero sorriso si era dipinto sul suo volto, poco prima di afferrare il labbro inferiore tra i denti.

"Dannato Kim Namjoon" sibilò Seokjin tra i denti mentre sentiva il suo corpo cominciare a cambiare la temperatura, sentendo il sangue pulsare più velocemente contro le vene nelle tempie. Respirò profondamente; cerca di controllarti, cretino, si disse cercando di controllare il battito del suo cuore che sembrava voler scappargli dal petto.

Tanto così e si sarebbe finalmente avvicinato per potergli urlare dritto in faccia che non aveva alcun diritto di farlo sentire così. Farlo arrossire a quel modo, davanti a tutte quelle persone per di più! Beh, però non puoi dire che non possa farlo, e Seokjin odiava aver quella parte razionale del suo cervello che non voleva dargli ragione. 

Sorridendo leggermente, come se dentro di lui non stesse infuriando un uragano, Seokjin decise che era arrivato il momento di avvicinarsi al ragazzo. Era un vero e proprio spettacolo per gli occhi, per il cuore ma, soprattutto, per l'anima.

Quella che Seokjin - ormai - non aveva più per colpa sua.

Se non fosse riuscito a sopravvivere a Kim Namjoon, Seokjin aveva già avvertito Yoongi che non ci sarebbero stati problemi e che avrebbe potuto prendersi i suoi averi.

"La cosa più preziosa che hai è quel dannatissimo libro di freddure che tieni nel comodino accanto al letto" si era lamento il minore, alzando un sopracciglio, dopo aver incrociato le braccia contro il petto.

"Quel dannatissimo libro, come lo chiami tu, è un'immensa fonte di ispirazione, ma le persone come te non possono capire, per questo mi fido solamente di Hoseok e Jimin" aveva risposto Seokjin, alzando gli occhi al cielo per la centesima volta in quei cinque minuti di conversazione.

Ormai a pochi passi dalla sua destinazione, poco prima che il suo nome scivolasse dalle proprie labbra, Seokjin si fermò quando una ragazza raggiunse Namjoon. I due cominciarono a parlare tranquillamente. Il sorriso del minore non aveva mai lasciato le sue labbra e annuiva, mentre continuava a colloquiare con lei. E per un momento, per un unico secondo che sembrò durare un'eternità, il cuore di Seokjin si fermò.

Non si era mai considerato come una persona gelosa, non che avesse mai avuto il desiderio di esserlo, o avesse avuto ragioni di esserlo. A meno che non si trattasse di cibo, ma forse quella era un'altra storia.
Però non aveva mai considerato il fatto di poter essere geloso. Non era una gelosia soffocante, non lo riempiva di rabbia cieca, non lo incitava ad andare a urlare contro a qualcuno, semplicemente era una gelosia dettata dall'invidia. Vedere qualcun altro approcciarsi a Namjoon, ricevere le sue attenzioni e quel sorriso, gli fece per un momento mancare il respiro. 

Però il suo cervello aveva già cominciato ad inondarsi di domande. E se - in un giorno qualunque - Namjoon avesse smesso di guardarlo con lo sguardo con cui era solito osservarlo? E se avesse trovato qualcun altro? E se questa persona lo amasse più di quanto Seokjin lo amava?
Per un momento si fermò, cercando di riprendere i battiti del proprio cuore, arrossendo a quel pensiero talmente azzardato da sembrare irreale.
Amare. Certamente non ne era pronto, sapeva di non esserlo, eppure in quel momento cuore e mente sembravano stringersi la mano e sorridere soddisfatti. Ma non era il caso, giusto? Dove era finita quella parte razionale di lui in quel momento?

Avvicinandosi a Namjoon una volta rimasto solo, Seokjin non potè fare a meno di sorridergli timidamente. "Una compagna di classe?" domandò il maggiore, mordendosi l'interno della guancia.

Namjoon annuì. "Purtroppo non è riuscita ad assistere alle ultime due lezioni ed ha approfittato del momento per chiedermi se potessi passargli i miei appunti - disse poco prima di indossare un sorrisetto e fargli l'occhiolino - essendo il migliore della classe, non poteva che chiedere a me".

Seokjin detestava quando Namjoon fingeva di darsi tante arie e così, alzando un sopracciglio, cominciò a guardarlo intensamente, schiudendo leggermente le labbra.

"E sentiamo - cominciò a dire, bagnandosi il labbro inferiore con la punta della lingua - il migliore del proprio corso sa fare questo?" e si avvicinò a lui quel tanto che bastava per poter sentire i propri respiri mescolarsi, mentre le luci della sala venivano spente per poter far entrare la torta.

MOON | NamjinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora