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Quei capelli argentati che padroneggiano le sue spalle, sembrano tanti fili intrecciati tra di loro, facendoli risultare un miscuglio di capelli sporchi e arruffati. Non può avere più anni della figlia più grande di Stark.
Porta il mento alzato, anche se davanti ai suoi occhi ci sono io, la regina!
Lei si inchina al mio cospetto, anche se in ritardo, ed io le riservo, invece, un misero inchino, giusto per farle assaggiare la mia maggiore superiorità a quella di lei.
"Voi dovete essere Daenerys, e voi..." i miei occhi scrutano una figura molto simile alla sua, attaccato proprio ai suoi fianchi, che cerca con il mento di sovrastare la mia di superiorità e quella della sorella, suppongo.
"...Viserys".
"Certamente!" conferma con fare presuntuoso. "...m-maestà" aggiunge poi, rivolgendomi un inchino goffo.

Raggiungiamo insieme la Sala Grande, dove continua a svolgersi il banchetto, anche se avrei ben voluto rifiutare la loro compagnia.
Mi siedo nello stesso posto in cui mi ero seduta prima dell'arrivo degli ospiti, ma questa volta, gli occhi attenti e giudici di mio padre mi scrutano freddamente, cercando qualcosa dentro di me che mi possa incolparmi di qualche crimine.
"Tranquillo, padre, non ho fatto nulla... per ora..." mi faccio versare un calice di vino dolce che, dopo essere riuscita a scappare dagli occhi accusatori di mio padre, scivola rudemente nella mia gola, colmando quel mio senso di sete che prima ritenevo incolmabile.
La prima portata viene servita: si tratta di carne di cinghiale cacciato questa mattina, accompagnato da fichi secchi e condito il tutto con miele e cannella.
Mangio poco, molto di meno rispetto a quanto io possa mangiare di solito. Jaime, quando mi sta così vicino, mi provoca delle fitte allo stomaco fastidiose, e non ho voglia di far niente se non baciarlo, o solo poterlo tenere per la mano.
Anche la seconda portata è servita: uova sode e patate bollite, speziate.

La serata passa in fretta, forse perché è un banchetto rapido, o perché ho esagerato con il vino.
Quando è il momento di dileguarci, mio padre mi avvisa dicendomi di trovarmi nella Sala Piccola per combinare alcuni accordi, l'indomani.
Jaime mi accompagna nelle mie stanze, per darmi il bacio della buonanotte, ma io non sono pronta a lasciarlo andare.
"Resta. Dormiamo insieme"
"Non hai sentito nostro padre? Domani mattina devi svegliarti presto! E poi... e poi ho messo una guardia davanti alla tua porta da quella volta, non ricordi?"
"Fagli cambiare turno, digli che per questa sera ci sarai tu. Sei il comandante, puoi farle queste cose!"
E appena finì di sussurrare quelle parole a mio fratello, vedo spuntare dalle scale la guardia che ha il compito di proteggermi la notte.
Jaime finisce per dirgli ciò che abbiamo stabilito e, una volta allontanato, ci chiudiamo nelle mie stanze, dove possiamo finalmente essere noi stessi.
I carboni già ardono, sotto il mio ordine, lasciando, dentro queste mura così dure e fredde, un'atmosfera calda e dolce, dove non mi sento sola.
"Spogliami" ordino dolcemente a Jaime.
Mio padre vuole convocarmi proprio domani mattina per discutere di alcune cose, e perché mai proprio quando sono arrivati quegli ospiti indesiderati dentro il castello? Perché proprio domani mattina, quando si celebrerà l'anniversario del funerale del mio defunto marito?
So di sospettare già qualcosa, qualcosa che non mi piace, ma le mani di  Jaime sono così calde e morbide mentre mi slaccia il corsetto, che sento di dimenticare tutto, come sempre.
Adagia il mio vestito sulla sedia di legno che si trova di fronte al mio letto.
"Mettiti sotto le coperte, o ti raffredderai" mi raccomanda, posandomi un bacio delicato sulla fronte. Intanto, da sotto le coperte, mi godo il panorama: anche lui si sta spogliando, si sta slacciando i lacci che gli chiudono la maglietta sui polsi e sul petto, lasciando intravvedere, solo su quest'ultimo, pochi peli arricciati e neri.
Si sfila anche la maglietta, facendomi studiare con attenzione i muscoli altamente scolpiti delle braccia e dell'addome, rimanendo solo con addosso dei pantaloni di stoffa marrone, inseriti, solo nella parte delle caviglie, dentro degli stivali di cuoio nero.
È così che vorrei vederlo per sempre. Ha le sembianze di un Dio, sembra quasi sia proprio lui l'incarnazione del Guerriero.
Si infila sotto le coperte, già nudo, posizionandosi di lato, proprio dietro di me. Troppo stanchi, io a causa del vino e lui a causa del duro allenamento quotidiano, decidiamo di farci delle carezze dolci, per poi finire abbracciati: il suo braccio mi circonda i seni, facendomi sentire protetta.
Lui non è come Rahegar.

La mattina mi sveglio da sola, comprensiva del fatto che Jaime è dovuto scappare dalle mie stanze prima che degli occhi indiscreti lo vedessero ed è dovuto andare ad allenarsi. Infatti, insieme ad un cinguettio tranquillo, dalla finestra entrano dei rumori rudi, come quello di metallo e metallo che si incontrato ferocemente.
Mi affaccio velocemente, cercando lo sguardo di mio fratello e lui, dopo aver vinto il duello che stava effettuando con uno dei soldati poco prima, alza la testa, facendo incontrare i miei occhi nei suoi, causandomi le fastidiose fitte allo stomaco e un sorriso sulle labbra.

Dopo aver fatto un bagno ed essermi vestita, mi dirigo frettolosamente verso la Sala Piccola dove la troietta dai capelli argentati, suo fratello e mio padre, mi attendevano.
"Sei in ritardo, Cersei"
"Mi sono svegliata tardi, suppongo"
"Non è degno di una regina, dimenticare le buone maniere..."
Sento ridacchiare Viserys, probabilmente, anzi, sicuramente, a causa delle parole di mio padre che non mancano mai occasione di mettermi in ridicolo.
"Bando a tutto questo... Come ben sai, sei molto giovane e, anche se Joffrey è prossimo a prendere il controllo del Trono di Spade, non posso permettere che tu rimanga senza un marito. In realtà, questi ospiti, non li abbiamo chiamati solo per celebrare l'anniversario della morte del loro caro fratello, ma anche per unire la casata Lannister con quella Targaryen, perciò, tu sposerai Viserys Targaryen".
Mai tali parole le vidi così acide e disgustose.
In più, come al solito, mio padre non si è fidato di me e, sicuramente, non ha lasciato che la mia lettera fosse inviata e ne ha scritta una lui, invitando gli ultimi Targaryen rimasti per commemorare la morte del loro fratello maggiore e per combinare le nozze.

La sposa sbagliata. #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora