11.

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Il sole sorge mentre io continuo a fissare fuori dalla mia finestra il panorama che si estende oltre le mura di Approdo Del Re, sorseggiando una coppa di dolce vino rosso.
Uno dei miei talenti nascosti è proprio restare indifferente in situazioni in cui tutti gli altri si aspettano tale comportamento da me. 
Mi hanno sempre descritto come cattiva solo perché loro non sanno che tutte quelle scelte che ho fatto per cattiveria, in realtà le ho fatte interamente per amore. 
"Che l'amore sia così crudele? Oppure continua ad essere colpa degli Dei?" tutti continuano a descrivere questo sentimento come qualcosa di forte, qualcosa che sconfigge il male senza nessun'arma, ma che sia esso stesso il male? Provare sentimenti è l'unica debolezza che un uomo può avere: tutte le azioni che si fanno derivano da essi.  

Inizio a sorridere stando ancora da sola nelle mie stanze, persa nei miei pensieri come il mio sguardo nel vuoto. 

Sento bussare alla porta e quel lieve rumore mi fa sussultare facendomi ritornare nella realtà.
Il Gran Maestro Pycelle entra nelle mie stanze con il mio permesso ed io, roteando gli occhi, mi metto in ascolto, anche se sarebbe l'ultima cosa che vorrei fare. 

"E' convocata dal Primo Cavaliere Lord Twyn Lannister nella Sala Piccola. Con permesso" rimanendo sulla soglia della porta, mi comunica tali parole, per poi dileguarsi facendo un inchino con la testa e massaggiandosi la sua lunga barba ormai rovinata dal tempo. 

Passando per lo specchio, noto come il mio vestito nero si trascina sul pavimento e come il mio volto è così spento e sembra invecchiare ogni giorno che passa.

Continuo a tenere il mento alto per tutta la strada, fino a quando non entro nella Sala Piccola dove è presente anche mio fratello Jaime. 

"Padre..." lo saluto con la solita freddezza con cui lo fa lui.
Anche il viso di Jaime è spento. La mano della spada è ricoperta da soffice stoffa oro intrisa da un acre rosso bordeaux.
Mi siedo accanto a mio padre, proprio davanti a mio fratello. 

"Ebbene... il re è morto" annuncia il Primo Cavaliere, mentre non riesco a distogliere lo sguardo dalla mano assente di Jaime. "Dovremmo dare un funerale, dato che adesso i Lannister hanno la corona, giusto? Siccome Joffrey Targaryen è ancora un bambino, tu Cersei dovrai essere la regina reggente, perché non inviti i restanti famigliari della Casata Targaryen?"

"Ho già mandato una lettera dove si trovano."

Finito tutto il concilio, riassunto in ordini e rimproveri da parte di nostro padre, io e mio fratello ci riuniamo nelle mie stanze. 

"Cersei, non posso fare più nulla, più nulla! Quel maledetto mi ha tagliato la mano della spada, non sono più niente senza quella."

"Ne hai un'altra di mano. Per una volta nostro padre ha ragione, dovresti fartene una d'oro e imparare ad usare la sinistra. Comunque, hai sentito? Adesso ti chiamano "Lo Sterminatore di Re", ti piace come nome?" riempio una coppa di vino rosso, aspro, questa volta. Se voglio vincere al meglio questa guerra, voglio iniziare così e, magari, senza provare dei sentimenti, mi sentirei più forte senza alcuna debolezza. 
"Non si mangia, l'amore. Me lo dicesti tu, fratello."

"Non mi interessa cosa dicono di me."

"Ma da comandante delle Guardie penso sia opportuno trascrivere queste parole nel libro delle Guardie, incominciando dalla tua pagina."

Mi afferra improvvisamente per i polsi ed io, di nuovo, mi sento incapace di fare qualcosa, impotente. La sua faccia si trova proprio davanti la mia, lasciando alle nostre punte del naso che si sfiorano. 

"Smettila" mi dice in tono da comandante. "Lo sai anche tu che con me non funziona ciò che stai cercando di fare."
Mi bacia. Le sue labbra premono sulle mie, morbide e calde. Il mio cuore comincia a battere più forte, riesco a percepirlo. Odio sentire tutto questo, ciò vuol dire che ho una debolezza e la cosa non mi piace. Non voglio neanche immaginare cosa possa accadere se qualcuno venisse a sapere di questo, ma quel piccolo mostriciattolo di mio fratello, Tyrion Lannister, ha iniziato a capire qualcosa.
"Mossa astuta, fratello, quella di venire nelle mie stanze solo per minacciarmi."
Ma io non mi faccio abbindolare dalle sue parole, piuttosto... Jaime mi accarezza la coscia della gamba sinistra, con la mano che gli rimane, salendo lentamente sul mio ventre, ma all'improvviso si ferma.
Io apro gli occhi, cercando spiegazioni nei suoi. La sua mano calda é ancora sulla mia gamba, ma il suo sguardo arde nel mio e riesco a percepire la sua sofferenza, uguale alla mia.
"Ti amo, Cersei, questo non cambierà mai, lo sai."
"Lo so." riesco a dire sussurrando sulle sue labbra, lasciandomi accarezzare la guancia con la sua fredda mano d'oro.
"Allora sposiamoci. Ti prego, Cersei, sposami".
"Quale folle riesce a fare questa proposta alla propria sorella?"
Lui con un ghigno disegnato sul volto, si avvicina al mio orecchio, tanto per sentire il suo fiato caldo sul collo. "Io" mi risponde, riprendendo ad accarezzarmi sul ventre, questa volta.
"Oh, fratello, quanto vorrei accettare, ma..." mi bacia, questa volta cercando ti intrecciare la mia lingua con la sua e tutti i miei pensieri svaniscono, evaporando grazie alle nostre dita strette le une con le altre, i nostri respiri che si mescolano e dimentico tutto, tutto.

La sposa sbagliata. #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora