Chloe Paciock

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E chi l'avrebbe mai detto? Il quinto anno mi aspettava o intrigava ancora non lo sapevo.
«Mamma! Non ho nargilli in testa finiscila!»
«Oh ti prego! Lo dicono tutti!» ribatté mia madre insoddisfatta.
Me la cavai, schivandola e rifilandole qualche scusa del tipo 'devo studiare', sui libri che ancora dovevo comprare.
Ripercorsi il solito sentiero attraverso la natura che mio padre portava ogni giorno a casa e mi ritrovai nella mia stanza. Piccola ma accogliente. Il dittamo sonnecchiava tranquillo vicino a vari arbusti autofertilizzanti appesi al soffitto della mansarda.
«Chloe!», un uomo alto e moro portava in braccio un geranio zannuto.
«Papà!» esclamai mentre correvo a stringerlo. Lui barcollò facendo attenzione a non urtare la pianta.
«Allora? Hai letto quei libri sul fagiolo sopoforoso?»
«Oh sì. Ma preferisco decisamente l'artemisia! Ancora pochi ingredienti e posso produrre un Distillato di Morte Vivente...» mio padre scoppiò a ridere sorpreso del mio interessamento.
Mio padre, Neville Paciock. Un insegnante direte. Ma la scuola non è il luogo dove studia. Lui dice sempre che la natura è la sua scuola e andandoci impara sempre qualcosa di nuovo che poi a sua volta insegna. Credo che la mia passione provenga proprio da lui e da chi se no? Tutte le piante, dal bubotubero alla mandragola, mi attraggono, ma c'era una cosa che mi preoccupava: pochi giorni dopo sarei dovuta tornare ad Hogwarts dove mio padre era appena riuscito ad ottenere la cattedra di professore di erbologia, proprio della mia classe. Chi avrebbe superato il quarto anno? Non io a quanto pare. Chissà che cosa avrebbero detto i miei compagni. Che ero la prediletta solo perché mio padre mi preparava i compitini. Uff.
Adoro Neville e per questo non riuscivo a parlargliene. Chissà che faccia avrebbe fatto se gli avessi detto che non volevo studiare nella sua classe.
In pochi giorni, riuscii a non pensare a quel fatto e preparai la mia valigia con l'aiuto della mia bionda mamma, mentre Ruth, il mio gufo, gironzolava allegro.
«Hai già pensato a come dirlo a papà?» mi chiese dolce mamma. Sapevo di cosa parlava. Continuai a ripiegare le divise scolastiche facendo finta di non aver sentito. Luna mi fermò la mano dolcemente e la prese tra le sue.
«No. E non penso glielo dirò» risposi secca. Mamma si rassegnò guardandomi con i suoi occhioni, grigi come i miei.
La sera ero pronta e preparata per partire e l'indomani sarei salita sull'Hogwarts Express. Accompagnata da mio padre.
Aprii dolcemente la finestra facendola scorrere verso l'alto e Ruth mi portò una lettera.
La busta bianca contornata da piccoli germogli verdi mi fece capire chi mi stava mandando quella lettera:
Cara Chloe,
Non sai quanto mi manchi! Tu e Scorpius ovviamente.
Come te la passi nella tua mansarda? Ho saputo che Neville ci insegnerà erbologia quest'anno, spero che mi faccia il favore di farci stare lontani dal tranello del diavolo, l'anno scorso mi è bastato.
Io ridacchiai.
Comunque ci si vede domani moretta!
Albus
Per tutta l'estate casa mia era stata una via vai di lettere. Io, Albus e Scorpius ci scambiavamo messaggi peggio che al Ministero della Magia. Li avevo conosciuti al primo anno. Io e Albus grifondoro, mentre Scorpius serpeverde.
Ci incontrammo nello stesso scompartimento che ogni anno occupiamo e che ogni anno mi ricorda che affianco ho delle persone stupende.
Ad un certo punto notai che Ruth portava un'altra lettera alla zampa.
Cara moretta,
'Dovevano essersi messi d'accordo' sghignazzai tra me e me.
Non vedo l'ora di rivedervi. Qua a Villa Malfoy è una tale noia! Si parla solo di lavoro e la testa mi sta scoppiando!
Troviamoci domani alle undici meno cinque nel solito scompartimento, ho già avvertito Albus.
Il tuo Scorpius.

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