La dimissione

70 6 0
                                    

Con il fiatone mi risvegliai di soprassalto.
Mi guardai intorno agitata alzandomi seduta. Una mano era tenuta stretta da qualcuno.
«Ehi ehi...» disse Albus.
L'infermeria si stanziava di fronte a me. Alta e contornata da lettini bianchi e comodini. Notai il lampadario spento sul soffitto e le allungate finestrone allineate che lasciavano passare qualche spiraglio di luce. Madama Pomfrey correva avanti e indietro. Dal lettino del ragazzo del secondo anno, a quello della ragazza del primo, poi si dirigeva verso il suo armadietto e tornava da me.
«Allora come ti senti giovanotta?»
«Stordita...» riposi.
«Non è stato un bel colpo»
«Che cosa?» chiesi.
«L'avvelenamento» rispose con disinvoltura.
«Hai subito un avvelenamento da Aconito. È un miracolo che tu sia riuscita ad arrivare qui» disse.
Mi portai la mano libera alla fronte. Scottava. Le guance rosse sembravano fuoco vivo. Gli occhi mi bruciavano e a malapena riuscivo a vedere. Aconito? Non ne toccavo un po' da quando papà l'aveva portato a casa per farci degli esperimenti.
«Tieni. Bevi» disse Madama Pomfrey porgendomi un bicchierone pieno di un liquido verdognolo.
«Artemisia» sussurrò Albus lasciandomi la mano.
Dovevo rimettermi in sesto e l'artemisia di certo avrebbe aiutato. Annusai precocemente e un odore fortissimo mi pervase il naso. Istantaneamente lo tappai. Cominciai e poggiai il bicchiere alle labbra piano piano cominciai a buttare giù la poltiglia.
Nei giorni seguenti rimasi in infermeria ad aspettare di rimettermi in sesto. Ogni ora qualcuno veniva a salutarmi. E se non era Albus allora era Fred nella sua ora buca. Scorpius e Rose venivano sempre insieme, si curavano più della loro relazione che di me. Dominique veniva a raccogliere informazioni sul mio umore. Era sempre in cerca del motivo del mio malumore. Papà veniva ogni pomeriggio dopo aver potato tutte le piante esistenti.
Ogni tanto desideravo dei momenti soltanto per me. Dei momenti in cui potessi leggere un libro o semplicemente dormire senza che qualcuno dovesse stare lì a osservarmi. Facevo anche i compiti sotto l'occhio attento di Fred che correggeva anche le gambette delle O. Nonostante tutta la compagnia non facevo altro che pensare a quel maledetto libro, alla voglia di aprirlo e scoprirlo, alla voracità con cui avevo bevuto da quel bicchiere.
Dopo circa due settimane potei finalmente tornare nel mio dormitorio.
«Bentornata Chloe!» urlò Dominique agitando le braccia.
«Come stai?» chiese Rose amorevole stringendomi.
«... sono stata... meglio» risposi poco convinta. Non avevo voglia di parlare. Il pensiero fisso di quella maledetta biblioteca mi aveva tormentata costantemente. La mia vita sociale poteva aspettare.
«Ma! Dove vai? Sei appena stata dimessa! Tua madre ha inviato una cosa come trenta lettere nell'ultima settimana!»
«Torno subito!» urlai a Dominique mentre mi sbattevo la porta dietro.
Impiegai venti minuti solo ad attraversare  le maledette scale a cui "piace cambiare". Ach. Corsi come una forsennata fino a quando passai davanti a una porta.
Qualcuno mi afferrò il braccio e mi trascinò dentro.
«Ehi!»
Mi guardai intorno in preda a un attacco di panico.
Una sala esagonale contornata da fuochi d'artificio scoppiettanti e festoni era davanti a me. Una cosa come una cinquantina di studenti urlava festosa mentre io rimanevo a bocca aperta. Gli occhi spalancati.
Scorpius mi venne incontro sorridente.
«Che ne dici moretta?»
«Ah... beh... è.... wow.... è.... wow» riuscii a dire. Perché cavolo mi avevano fermato?  Erano le sette e mezza. Mezz'ora e la biblioteca avrebbe chiuso.
«Lo so...» rispose lui.
«Ah! Scorpius. Non è proprio un buon momento, senti... io... dovrei andare» provai a dire.
Tutti smisero di ballare e la musica si fermò.
«Oh Chloe! Abbiamo organizzato tutto questo per la tua dimissione. Fermati andiamo» disse lui prendendomi la mano e facendo ripartire la musica con un movimento di bacchetta.
«Avete organizzato tutto voi?» chiesi incredula notando tutto l'assortimento di dolciumi sui banconi. Oh le api frizzole! E le cioccorane. Il succo di zucca. Le bombtastic bombs. E... una strana pila di... orecchie oblunghe.
«Si... Fred aveva ancora qualche cosa avanzata dal vecchio negozio dei Weasley...» disse imbarazzato.
Non doveva essere stato facile per Fred dare via quelle cose. In fondo avevo ancora mezz'ora, perché non restare qualche minuto?
Cominciai a passeggiare tra la folla salutando chi conoscevo... e chi non.
Mi feci spazio e vidi una persona che proprio non avevo voglia di incontrare. Abbie. Era avvinghiata a un ragazzo. Già. Poverino.
Mi avvicinai per vedere meglio chi fosse "il fortunato". Vidi prima dei capelli scuri. Notai poi lo strano viso appuntito. E infine gli occhi verdi. Il mio cuore cominciò a pulsare come non aveva mai fatto.

𝔇rowningDove le storie prendono vita. Scoprilo ora