Smaterializzarsi

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Raggiunsi lo "sperduto" che si guardava il borsone affranto.
«Ciao tesoro» dissi dolce abbracciandolo.
Lui mi circondò i fianchi e sospirò preoccupato. Dov'era il mio Albus giocherellone?
«Chloe... ho bisogno di parlarti»
«Anch'io» risposi immediatamente. Questa risposta deluse Albus, che mi guardò sconsolato. I suoi magnifici occhi verdi, così dannatamente intensi e ammalianti, mi fissavano.
Mi fece segno con la mano di salire sulla barchetta e lui si sedette di fianco a me.
Il dondolio del mezzo mi fece subito ripensare a quando io e lui eravamo sbarcati lì il primo giorno. Chissà come, l'ultima barchetta rimasta era quella che ospitava Albus. Lui mi fece segno di sedermi e cominciò a narrare di quando lui e suo fratello erano finiti per schiantarsi contro un pino, sotto gli occhi esterrefatti di Lily. Non gli importava chi fossi. Non gli importava da dove venissi. Lui fu il mio benvenuto. Quello che mi fece passare i tre anni più belli della mia vita, anche senza volerlo.
Lo guardai nuovamente.
Forse avevo ragione
Vuole lasciarmi
Per quello è stata strana tutto questo tempo
«Oh no, no! Ti prego smettila» urlai piangendo.
Si stava auto incolpando per una cosa che non aveva niente a che fare con lui. Mi piaceva. Da morire. Ma tutta la faccenda dei "poteri" mi aveva distratta da qualunque altro pensiero.
«Non pensarlo nemmeno» dissi accarezzandogli la guancia.
«Sei una Legilimens vero? È per quello che hai avuto quelle crisi» cominciò a dire avvicinandosi a me.
«Per questo gli incantesimi non verbali ti vengono tanto bene» continuò.
Io cominciai a collegare le miriadi di informazioni che avevo ottenuto di lì a poco.
Una Legilimens. Il cuore cominciò a battermi furiosamente. Voleva uscirmi dal petto e urlare che non ero diversa, che ero sempre la stessa. Che non ero cambiata e non ero pericolosa. Ma la testa faceva tutt'altro. Mi urlava che ero un mostro, che sarei stata capace di fare del male.
Il Lago Nero cominciò a oscillare adirato.
Le barchette si rovesciarono tranne quella di me e Albus, che però arrivò al confine con Hogsmeade. Lui mi guardava imperterrito, mentre io non riuscivo a fermarmi. Mi sentivo arrabbiata. Arrabbiata col mondo che mi aveva creata. Che aveva creato un mostro come me. Che mi aveva permesso di esistere e fare del male.
Urlai urlai più forte che potei. Albus si portò le mani alle orecchie mentre la folla circostante sveniva. C'era gente in acqua, gente fuori che cercava di svegliarsi. Non ne potevo più.
Albus lentamente si tolse le mani dalle orecchie e mi si avvicinò.
Tentai di allontanarlo con tutte le mie forze mentali, ma lui prese la bacchetta e le parò tutte. Non avevo intenzione di fargli del male.
Mi strinse forte in un abbraccio che non dimenticherò mai. Uno di quelli che ti fa dimenticare. E ricordare allo stesso tempo. Di quelli che ti rassicurano e ti fanno forza.
Un filo d'oro ci circondò facendoci legare le mani. Albus si stava unendo a me. Per sempre. Mi stava promettendo che lui ci sarebbe stato. Che mi avrebbe aiutata sempre. Feci un lungo sospiro e piano piano smisi di ululare, sotto lo sguardo sollevato di Albus che mi teneva stretta a lui.
Il suo cuore batteva all'impazzata. Era riuscito a superare quello che vedeva. Mi si era avvicinato senza aver paura, senza essere spaventato da me. Per lui non ero un mostro. Lui pensava fossi magnifica, un esemplare unico e speciale, degno di vita.
Mi asciugai debolmente le lacrime che mi bagnavano il viso stanchissimo.
Il cielo plumbeo pesava sopra la sagoma del castello, ormai lontano.
«Andiamocene da qui» disse lui.
Mi afferrò la mano e si smaterializzò.

Come cavolo...?! Sbaglio o si era appena smaterializzato? Aveva soltanto quattordici anni giusto? Sapete quando tante, troppe notifiche ci intasano il telefono? Il mio cervello era un enorme telefono che veniva riempito e strariempito di notifiche che si susseguivano veloci. Mi accorsi all'istante che avevo gli occhi serrati. D'altronde non sentivo altri pensieri.
Mi alzai scattante.
Mi trovavo in un accogliente stanzetta colma di libri su libri. Il camino era acceso e crepitava rumorosamente.
Sul muro c'erano svariati poster sui Puddlemere United. A quanto pare una squadra di quidditch. Un giovane uomo dai capelli scuri sfoggiava la sua scopa in una di quelle foto. C'era scritto Oliver Baston.

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