Casa Potter

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«Sei sveglia».
Io mi girai immediatamente. Albus mi guardava sorridente. Avevo voglia di stringerlo, baciarlo.
Poco prima avevo rischiato di fargli del male e non mi sarei mai potuta perdonare una cosa del genere. In quel momento era lì davanti a me che mi sorrideva.
Mi buttai letteralmente su di lui che mi prese in braccio. Fece un risolino, mentre immergevo la testa nella sua spalla.
«Mi sei mancato»
«Non ci vediamo da un'ora»
«È tanto!» ribattei baciandolo.
«Eh così.... ti sei... smaterializzato».
Il suo sguardo si abbassò.
«Forse è il momento di darti alcune risposte» disse porgendomi la sua mano. Io la strinsi forte avvicinandomi a lui.
Mi portò giù, attraversando due rampe di scale e un corridoio. Arrivammo in un rustico salotto, ben arredato e ordinato.
Al centro sostava Harry Potter. Mi fissai immediatamente sulla sua cicatrice. Una magnifica saetta era posta sulla sua fronte, lussureggiante. Gli occhi verdi assomigliavano tremendamente a quelli di Albus, che nel frattempo si era messo dietro di me e mi stringeva i fianchi con le mani.
Questo è un guaio
Una Legilimens
O una Banshee?
Entrambe?
I pensieri di Harry Potter riguardavano tutti me. Ero onorata o spaventata?
«Tu devi essere Chloe».
Una elegante donna dai capelli rossi mi guardava preoccupata. Ginevra Weasley.
«Come ti senti?»
«Molto meglio, la ringrazio»
«Oh ti prego! Non farmi sentire più vecchia di quanto io non sia già. Chiamami Ginny».
Io ridacchiai divertita.
«Sedetevi ragazzi» si intromise Harry.
«Scusa la fretta Chloe ma siamo stati presi alla sprovvista» disse frettoloso.
«Albus sa smaterializzarsi da quando aveva undici anni. È stata una sorta di precauzione e avvisare la professoressa McGranitt è stata la scelta migliore» cominciò a raccontare.
«Non so se ne sei a conoscenza, ma nel 1996 Albus Silente ha permesso a chiunque di potersi smaterializzare all'interno di Hogwarts. Solitamente solo i maghi che hanno compiuto i diciassette anni possono compiere la Smaterializzazione, ma fortunatamente tua zia è Ministro della Magia Albus» disse ridacchiando.
«Abbiamo sempre presentato a lui questo tipo di spostamento come uno da usare in stato di estrema emergenza e sono più che d'accordo con voi che questa lo era» concluse.
«Credo tu abbia già notato comportamenti strani giusto Chloe?»
«Ehm... si in effetti»
«Puoi spiegarmi quando credi siano cominciati?»
«Penso che tutto sia scoppiato quel giorno in biblioteca. Io e Scorpius ci eravamo entrati per prendere dei libri quando uno mi ha colpito particolarmente» raccontai per filo e per segno l'accaduto senza prendere fiato neanche una volta. Finii e feci un lungo respiro. Albus mi si avvicinò e mi scoccò un bacio sulla guancia.
Harry era pensieroso. Pensava a qualunque cosa potesse collegarsi a fatti del genere. Dalle streghe nel '400 all'uso dell'aconito.
«Tu sai che l'aconito è molto pericoloso se usato in grandi dosi vero?», feci si con la testa.
«Penso che l'aconito fosse uno degli ingredienti usati per uccidere. E non semplicemente streghe, bensì.... Legilimens. Venivano considerate un pericolo. Non solo per il popolo ma anche per il governo. Potevano essere usate come strumento ma essere uccise subito dopo, perché troppo sapienti...» mi riempì da testa a piedi di informazioni come queste. Una lacrima rivolò giù. Cominciai insomma a recriminarmi come avevo già fatto. Chi ero io? Ero davvero quel mostro di cui tanto parlano? Che per tanti anni hanno cercato di uccidere e che ora è tanto raro?
Leggevo i pensieri dei genitori di Albus. Loro avevano paura di me. Anche se non era mia intenzione fargli del male erano spaventati. Spaventati che potessi sbottare da un momento all'altro e travolgerli. So già a che conclusione sarebbero arrivati dopo. Che io non ero adatta ad Albus. Che meritava di meglio o che addirittura non ero degna. Forse era anche vero e giusto. Stavano facendo i carini per mettermi buona e non farmi scervellare e dare di matto.
Stavo per mettermi a urlare nuovamente quando...
«Basta per oggi» sentenziò deciso Albus.
«Come ti senti?» mi chiese lui sotto gli occhi esterrefatti dei suoi genitori mettendomi la mano sul viso. Avevo gli occhi lucidi e le guance bagnate.
Lui mi prese la mano e mi accompagnò nella cameretta dove prima avevo riposato. Quanto potevo amarlo di più?
Ci sedemmo sul letto.
«Questa è la mia stanza» disse indicando la targhettina con scritto Albus Severus Potter appesa alla porta. Come avevo fatto a non notarla?

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