Il libro

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Più giorni si susseguivano più io mi sentivo... delusa.
Cercavo di occupare più ore possibili per cercare di non pensare a lui e alla sua nuova reginetta. Albus cercava anche di avvicinarsi a me, ma io lo respingevo peggio di un fungo saltellante che si allontana dal terreno. Insomma qual era il vero motivo? Era un interrogativo che ormai mi corrodeva il cervello.
Mi stavo chiudendo in me stessa e anche se accorgendomene non facevo niente. Lasciavo che uno stupido ragazzo mi rinchiudesse nel mio corpo.
Non parlavo più con Fred, passavo le mie giornate in biblioteca e cercavo di evitare Dominique e le sue domande. Ma non ci riuscii per molto.
Difesa contro le arti oscure era la mia meta. Lei mi raggiunse.
«Hey!» urlò lei col fiatone
«Alloooora... vuoi sputare il rospo o devo rifilarti un Veritaserum?» mi domandò lei.
Io alzai gli occhi al cielo.
«Non so di cosa parli» cercai di sbrigare il prima possibile. Essere sempre stata una persona estroversa non è stato d'aiuto.
«Oh andiamo. Quattro anni e pensi non sappia riconoscere quando ti stai chiudendo in te stessa? L'anno scorso Bill Powser ti ha messo una caccabomba nell'armadio e hai messo il muso per cinque giorni. È qualche settimana ormai che ti vedo così. Questa volta dev'essere qualcosa di più serio amica...»
«Già... penso sia... sia serio si...» dissi barcollando.
«Fermati» disse lei decisa.
«Andiamo cosa ti prende? Dov'è la Chloe forte e sicura di sé che ho conosciuto? Ho visto come guardi Albus. Si è preso una piccola cotta e allora? Tu puoi andare avanti! Chi ti blocca perché lui si è fermato?» mi rimproverò lei.
D'un tratto riscoprii la vera me. Quella che era stata sepolta dalla delusione e il fallimento. Seppellita sotto settimane di depressione.
Abbracciai Dominique stringendo i suoi capelli rosso fragola (Astaroth_Fairchild- haha) e baciandole la guancia.
Dopodiché mi diressi in tutta fretta verso la lezione.
Terminata corsi verso la biblioteca.
Scorpius mi raggiunse.
«Mora!»
«Ehi ehi»
«Oggi hai la luna dritta?»
«Quasi del tutto», lui ridacchiò.
«Vado in biblioteca. Vuoi venire?» chiesi.
«Oh. D'accordo, stiamo parlando del Platano Picchiatore e volevo fare qualche ricerca»
«Studioso il ragazzo» dissi ironica.
Raggiungemmo la biblioteca e ci dirigemmo direttamente verso lo scompartimento che tanto conoscevo. Quello di erbologia.
Erbomagia, Asfodelo e usi, Mille erbe e funghi magici,...
Scorrendo con le dita le copertine impolverate una mi catturò particolarmente. Giallo dorato e luccicante. Mi sussurrava di prenderlo.
Nessun tipo di decorazione, di un candido oro sostava schiacciato tra due volumi.
Di media grandezza e spesso. Intriso di storia non aspettava altro che essere aperto. O almeno così mi diceva. Lo sfiorai e lo splendente giallo cominciò a colorarsi di nero. Un nero scuro. Assillante. Mi prese la gola. Mi sentivo soffocare. Un bicchiere si volatilizzò davanti a me. Cominciai a bere tutto il contenuto.
«Che ne dici?» qualcuno disse.
Improvvisamente tornai al presente e ripresi a respirare. Ricominciai a sentire il brusio di voci e lo 'sh!' del bibliotecario che prima non pensavo aver isolato. Il bicchiere che prima tenevo in mano non c'era più.
Scorpius mi fissava con un paio di occhiali sul naso e un libro Picchiatore o rilassato? Tutto sul Platano. Lettura facile.
«Oh. Si...» risposi frastornata.
Mi girai nuovamente per cercarlo ma... lo spazio vuoto pervase la mia vista. Un piccolo spazio vuoto tra due libri.
«Ma cosa guardi?» insistette lui.
«... niente» mi decisi a dire.
Lui fece spallucce. Mi aggrappai al suo braccio con la testa che mi girava ancora.
Mi diressi velocemente in camera. Avevo bisogno di stendermi. Cos'era? Insomma l'avevo davvero visto? O era frutto della mia antidiluviana immaginazione?
Camminavo spedita, guardando a terra e non facendo caso a chi passava sfiorandomi le spalle. Avevo il fiatone. Stavo per collassare. La testa mi girava e gli occhi mi si stavano appannando.
Bam. Avevo sbattuto contro qualcuno. Mi rialzai da terra massaggiandomi la nuca. Mi ressi sulle ginocchia che tremavano come foglie. Qualcuno mi prese i fianchi e lo zaino che era sdraiato a terra.
«C...» sussurrò. Oh no.
Alzai la testa lentamente impaurita da chi potevo trovarmi davanti.
Incontrai un paio di occhi verdi intensi come il ghiaccio. Mi fissavano preoccupati, mentre Albus mi stringeva a sé sorreggendomi. Vedevo le sue labbra carnose avvicinarsi a me mentre il fiatone aumentava più di prima. Mi accarezzò con il dorso della mano la guancia.
Mi scostai in preda all'agitazione. Non riuscivo a camminare.
Albus caricò il mio zaino sulla spalla e mi prese in braccio mentre io mi portavo la mano al petto.

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