Passò una settimana dal suo risveglio.Non riuscivo ancora a crederci.
Sembrava un sogno.
L'unico problema,erano i ragazzi che si intromettevano ogni volta quando volevamo stare soli.. Non ci lasciavano un secondo libero.
Una volta,decidemmo di chiuderci nel bagno,non per fare altro ma semplicemente parlare tranquillamente... di cose nostre.
Harry ci trovò dopo poco e iniziò a cantilenare di averci trovato a fare le zozzerie.
Oppure, quando ci rifugiammo nello sgabuzzino dell'inserviente e per fortuna i ragazzi non ci trovarono,ma a trovarci, fu proprio l'inserviente e corremmo via perché prese a calci Louis con la scopa chiamandolo "Sterminatore di verginità."
Si vedeva benissimo che il signore avesse una certa età ormai e che fosse di vecchia mentalità,ma,ricordai che risi fino a star male quel giorno.
I medici venivano a controllarlo ogni mezz'ora.
Dissero che avevano bisogno di tenerlo ancora sotto occhio per poter fargli fare vari esami,tra cui la riabilitazione.
Louis stesso fu il primo a dire di non aver nessun bisogno di fare riabilitazione, in quanto riusciva benissimo a fare le cose,che spesso diamo per scontato come camminare,parlare....
I medici decisero di togliergli l'obbligazione di frequentare la riabilitazione,ma,avrebbe dovuto fare altri esami.
Non andai più a trovarlo,ma non per altro,semplicemente avevo tanti esami da dare.
Non uscivo dalla mia stanza se non per mangiare e andare in bagno. Trovai difficoltà con francese.
Chiamai Steven e gli chiesi una mano.
Steven aveva la madre francese e aveva vissuto in Francia durante la crisi matrimoniale dei genitori e poi tornò a Londra con la famiglia più unita di sempre.
"Ma Stev,perché i francesi adoravano complicarsi la vita? Non basta semplicemente dire novanta quattro come in inglese? No,hanno deciso che novantaquattro si deve dire "quatre-vingt quatorze"!
Ma hanno pensato a noi,poveri babbani che abbiamo problemi a imparare la loro lingua? NO"
Sclerai buttando il libro di testo per terra e mi girai a guardare la vetrina dei dolci esposti nella caffetteria dell'università.
Steven ridendo raccolse il libro e lo mise sul tavolo.
"Guarda che il francese non è difficile."
Lo guardai torva.
"Grazie al cazzo. C'hai la madre francese e il francese è la tua seconda lingua."
Sbuffai piano
"Non riuscirò mai a passarlo questo esame,vero?"
Lo guardai.
Si passò una mano tra i capelli e prima di parlare, si tolse gli occhiali da vista che ogni tanto portava.
"No,no hai nessuna speranza."
Gli chiesi se volesse qualcosa e mi chiese un "cafè au lait avec du lait au noisette et deux morceaux de sucre."
Lo fece appositamente a dirmelo in francese. Lo mandai a quel paese con tanto di dito medio.
Aspettai il mio turno e non vidi neanche il cassiere in faccia ma,cercai qualche offerta della settimana sul tabellone in alto,davanti a lui.
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Photo; lwt
FanfictionAmelia è una ragazza irlandese,timida e riservata. Per il suo ventesimo compleanno,i suoi genitori le regalano una macchina fotografica digitale,una Canon. Un giorno,scopre che la Canon non è nuova e trova delle foto di un ragazzo sconosciuto di una...