11. Are you happy, Calum?

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"Quindi?" Prendo un lungo tiro dalla sigaretta quasi finita che ho tra le dita, soffiando fuori il fumo dopo qualche secondo.

"Quindi cosa?" Chiede confuso, imitando i miei movimenti. So di averlo già detto mille volte, ma Ashton che fuma è davvero una visione paradisiaca e non smetterò mai di dirlo.

"Che facciamo adesso?" Finisco definitivamente la mia sigaretta, spegnendola poi nel posacenere posto sul comodino accanto a me. Ashton fa lo stesso, con la differenza che la sua sigaretta era ancora a metà. Poteva darla a me almeno.

"Voglio farti una domanda" Seguo i suoi movimenti con lo sguardo mentre si gira su un fianco, poggiando la testa su una mano ed il gomito sul cuscino. Il lenzuolo gli copre dal petto in giù, i ricci spettinati. Credo di star per svenire. O venire. Meglio dare il beneficio del dubbio.

"Dimmi"

"Tu sei felice, Calum?" A quelle parole, rimango in silenzio, non sapendo davvero cosa dire. In realtà, nessuno mi ha mai fatto questa domanda prima d'ora, danno tutti per scontato che io lo sia.

"Perché secondo me non lo sei" Aggiunge prima che io risponda, lasciandomi ancora più sorpreso. Si vede così tanto? E se si nota, perché lo danno tutti per scontato?

"A te manca un pezzo. Hai ogni cosa per essere felice, ma ti manca il pezzo fondamentale del puzzle per completare la tua felicità" Come diavolo fa a saperlo? E soprattutto, per quale motivo mi ha fatto questa domanda?

"Perché dovrebbe mancarmi un pezzo?" Chiedo con tono fintamente infastidito, non volendo ammettere che abbia ragione.

"Non lo so, dimmelo tu. Dimmi qual è la tua pittura gialla" Lo guardo confuso a causa dell'ultima frase, non sapendo minimamente a cosa si riferisse.

"Che intendi con pittura gialla?" Chiedo curioso, vergognandomi leggermente della mia ignoranza. Lo vedo sorridere appena, prima di portarsi seduto sul materasso, facendo sì che io lo imitassi in modo da guardarlo meglio.

"La cosa che ti manca per essere felice" Okay, sono ancora più confuso di prima.

"Vincent Van Gogh, tra le tante stranezze, mangiava pittura gialla, direttamente dai tubetti che comprava, perché pensava che il giallo potesse portare la felicità dentro di lui. Gli davano del pazzo, del malato, ma secondo me non è cosi. Se tu sei convinto che una determinata cosa ti dia la felicità, tu la fai. Quando sei infelice, pensi anche che l'idea più assurda possa funzionare e ci proveresti. Non è diverso dall'innamorarsi o drogarsi. Rischi di morire in entrambi i casi, eppure oggi giorno ci sono persone che continuano a farlo, perché sono convinte che dia la felicità. Per questo dico che ognuno ha la sua pittura gialla. Come Van Gogh credeva che il pitturare le pareti dei suoi organi di giallo potesse renderlo felice, anche noi abbiamo una cosa che crediamo possa renderci davvero felici" Spiega brevemente l'origine di quella frase, alzando subito dopo le spalle. Devo dire che una riflessione così profonda non me la sarei mai aspettata da lui. Sono sorpreso, tanto anche.

"Io penso che la felicità si ottenga con l'equilibrio, quello che abbiamo sia con noi stessi che con gli altri. Che sia con un amico, con un fidanzato o con noi stessi, noi dobbiamo accettare pregi e difetti dell'altra persona, dobbiamo cercare in tutti i modi di andare d'accordo, perché questo ci dà equilibrio, ci fa stare bene con gli altri" La mia opinione sull'argomento è decisamente troppo banale, lo so, ma è il mio pensiero. Ricordo di averlo scritto anche in un tema di inglese il primo anno di scuola superiore, dove ci chiesero cosa fosse la felicità e perché le persone la rincorrono. Ricordo anche di aver preso una D a quel compito, perché la professoressa non l'aveva capito. Inutile dire che le ho messo della super colla trasparente sulla sedia ed è rimasta incollata ad essa per ore. Il fatto che io sia finito in punizione per due settimane però non ci interessa.

"Conosci Vincent Van Gogh, ti piace l'arte allora?" Chiedo, in modo da cambiare argomento. È brutto parlare di felicità quando tu stesso sei infelice.

"Si, sono un grande appassionato in realtà" Mi sorride ed io ricambio leggermente, dicendo la prima cosa che mi passa per la testa.

"Anche a me piace parecchio"

"C'è una mostra domani sera, ti va di andarci? Come amici, ovviamente" Carino il fatto che abbia specificato, come se io non lo sapessi poi. Mi mordo leggermente il labbro inferiore, annuendo piano alla sua proposta. L'unico problema è che io non so un cazzo di arte. Si, ho mentito, ma andiamo chi non lo farebbe sapendo di avere l'opportunità di uscire con Ashton Irwin? Vedo quest'ultimo sdraiarsi nuovamente, affondando la faccia nel cuscino prima di afferrarmi il polso e costringermi a fare lo stesso.

"Rimani qui stanotte?" Lo sento sussurrare e, per quando ne abbia voglia, domani mattina ho scuola e non posso saltare, Michael mi ammazza se lo lascio solo proprio domani che la Foster vuole farci fare un test per 'verificare il nostro livello in filosofia'. Ma vai a cagare.

"Ho scuola domani" Sussurro dispiaciuto, facendo per alzarmi, ma il riccio non me lo permette, continuando a tenermi per il polso.

"Ti riaccompagno io stesso domani mattina presto, in modo che tu possa prepararti" Propone e Cristo, vorrei davvero accettare. Sospiro sonoramente sistemandomi, ancora nudo, sotto le coperte insieme a lui. Sono ad un palmo dal suo naso, riesco ad avvertire il suo respiro caldo infrangersi contro il mio viso, ma non dico nulla. Semplicemente, lo guardo, perché so che ha già capito la mia risposta definitiva. Con un gesto veloce della mano, egli mi attira a sé, portando i nostri bacini a scontrarsi, facendo così rilasciare un gemito ad entrambi. Brutta mossa, Irwin.

"Vuoi per caso il secondo round?" Chiedo con un pizzico di malizia nella voce, ma lui scuote la testa divertito, sorridendomi.

"No Cal, voglio solo dormire" Mormora, prima di lasciarmi un dolce bacio sulle labbra, piccolo e breve. Nulla di che all'apparenza, ma per me questo è il modo più bello di augurarmi la buonanotte.

"Buonanotte Ash"

"Buonanotte Calum" Appoggio la testa nell'incavo del suo collo, ispirando quel profumo che ormai occupa le coperte ed il mio stesso corpo, un profumo che non mi stancherò mai di sentire. Oh Ashton Irwin, tu sarai la mia rovina.

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