Cap 18. Per capire bene una persona bisogna vivere tutto ciò che ha vissuto essa

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22 Maggio 1780

La luce filtra come qualcosa di tenero dalla finestra,i primi raggi di sole nella vita della mia bambina sembra vogliano accarezzarla,senza fargli alcun male;ma bensì ad esaltarne la naturale bellezza...Non sono esagerata,è realmente qualcosa di meraviglioso,nonostante abbia solo tre mesi di vita.
La guardo mentre dorme beata,non voglio staccarmi neanche un minuto da lei:è così piccola e indifesa.
Non me lo perdonerei mai se le accadesse qualcosa di brutto.
No non deve succedere,ne ora ne mai.
  -"Amelie mi stai ascoltando?"
Guardai di colpo mia madre che sembrava già molto arrabbiata nei miei confronti.
  -" Io proprio non capisco perché non hai voluto munirti di una balia per la poppante. Ti leverebbe tutto il fastidio è la perdita di tempo che sprechi per accudirla"
"Madre-" risposi con tono deciso e quasi un po' nauseato "Ho già una balia. Colette si sta rivelando un ottima seconda madre,come infondo lo è sempre stata anche per me"
  -"Tenere a lavoro un cane cosí vecchio significa assoldarsi un peso e dargli l'occasione di approfittare di te e delle occasioni per far sparire roba di valore in casa"
Mi alzai di scatto e la guardai male
"Non accetto questo vostro comportamento verso i suoi confronti,quando mi è stata più madre di voi!"
Non mi resi conto di aver alzato cosí tanto la voce da far piangere disperatamente la mia bambina,ma ormai era troppo tardi.
Mi avvicinai alla culla e la presi in braccio,facendola dondolare teneramente,quasi come fosse una coccola.
  -"La vizierai così e ben presto ti renderai conto che ti vorrà morta per mettere le mani sul vostro patrimonio."
Mia madre si alzò e guardó Jacqueline che si era calmata fra le mie braccia.
  -" Devi sbrigarti a fare un maschio Amalie! Un solo maschio potra portarvi verso vette più alte,che neanche immagini"
_"Un erede maschio...Non mi pare di aver chiesto molto a vostra figlia"
Vidi mia madre fare una riverenza per poi sorridere a quello che era legalmente mio marito.
-"State tranquillo Signor Duca,la nascita di una bambina è solo la prova che mia figlia partorirà i vostri eredi in forza e ottima salute"
_"Risparmiatevi queste inutili smancerie e pregate che nasca presto un erede maschio o non vedrete neanche uno spicciolo di tutto quello che abbiamo pattuito,dato che mi avete venduto una donna incapace di avere eredi maschi."
  -"Suvvia Sir Duca,non siate così duro con voi stesso..."
_"Siete voi signora che non accettate di aver dato alla luce una donna buona a nulla!"
Il tono animato di mio marito fece scoppiare a piangere la piccola,presi a cullarla ma non dava segno di calmarsi.
Vidi l'uomo puntarmi contro il dito mentre mi guardava male e guardava con disprezzo mia figlia: stringeva i denti come un cane rabbioso fà quando vede che ti avvicini troppo al suo cibo,avrei potuto dire di averlo sentito anche digrignare.
_"Fatela tacere! Subito!"
Mi girai automaticamente come per proteggerla,dando la schiena a mio marito.
Senza pensarci due volte uscii dalla stanza,presi il mio mantello per coprire la bambina ed uscii di casa.
Presi a camminare per le vie,allontanandosi sempre di più dal posto che avrei dovuto chiamare casa...che sciocchezza,casa è dove uno si sente sempre al posto giusto anche nel momento sbagliato,dove non doveva mancare l'affetto.
È così mi venne in mente mio padre,ora lo vedevo davvero per ciò che era: un uomo che non è mai stato innamorato di mia madre,un uomo succube della nobiltà,forse come me ma fortunato in quanto nato uomo.
Presi a camminare verso la mia vecchia casa,domandando a me stessa quanto dolore è in grado di sopportare una vita umana,sentii la piccola muovere le gambine e la guardai.
Mi sentivo in colpa perché nonostante tutto,tutto quel dolore mi aveva portato a lei...l'unica cosa bella che forse la vita aveva deciso di donarmi.

Dopo poco arrivai da mio padre,grazie al cielo mia madre non era ancora tornata e si vedeva anche dal volto do mio padre,era molto più rilassato in viso e non aveva quell'aria cupa che gli avevo visto spesso in questi miei anni di vita.
"Padre dovrei parlarvi...in privato"
Lui mi sorrise sporgendosi verso la piccola ,che tenevo teneramente in braccio mentre dormiva.
  -" Siamo da soli in casa,puoi parlare"
Guardai la porta della sala e lui la chiuse come per avere una certezza che nessuno si sarebbe messo ad origliare,anche se sarebbe bastato un bicchiere contro la porta per poi avvicinarvisi con l'orecchio al bicchiere per sentire ciò di cui uno stava parlando.
Sospirai pesantemente,mi sentivo come se avessi dovuto ammettere la mia colpa davanti a Notre Dame,ma il fatto è che non me ne sentivo in colpa.
Mio padre mi guardò con aria perplessa.
  -"Deve essere cosí alto questo debito per riuscire a non farti parlare"
"Non si tratta di un debito..."
  -"Santo Dio Amelie,non avrai mica ucciso una persona?"
"No. Non ne sarei nemmeno capace"
  -" Allora parla prima-"
"La bambina non è figlia del Duca!" lo interruppi gridando questa frase dall'esasperazione.
Lo guardai mentre lui mi guardava senza parole,con la bocca semi aperta e la mano che stringeva il bicchiere di acqua.
"Io ho conosciuto un generale ad una ballo e già li mi accorsi che era troppo tardi per mettere a freno la cosa,è continuata di nascosto, ovviamente e-"
  -"Quel figlio di puttana avrebbe potuto evitare questo! Ti ha sedotto e tu come donna ci sei cascata!"
"No padre,lo ho voluto tanto quanto lui...io non lo ho mai amato il Duca e mai lo amerò,tu dovresti capirmi"
Lo vidi avvicinarsi a me e darmi un bacio sulla testa quando mi sarei aspettata uno schiaffo.
  -" Lo sò e lo capisco anche troppo bene ed è anche per questo che ti garantisco che il tuo segreto è al sicuro con me e sono felice che tu abbia deciso di parlarmene."
"Mia madre non la prenderà bene"
  -"Tua madre non lo verrà a sapere,di certo non lo verrà a sapere da me"
Mi alzai dalla poltrona,gli porsi la bambina in braccio e lui non esitò a prenderla.
  - "Non cambio però l'opinione che ho verso di lui"
"Nemmeno io padre,anche se lo amo,nonostante abbia deciso di non frequentare sua figlia,chiedendomi di sbarazzarmene quando ancora l'avevo nel grembo."
Presi a piangere,come se avessi dato sfogo a tutto il dolore che avevo dentro,fú lì che sentii mio padre stringermi a se con un braccio,dandomi ciò di cui avevo più bisogno al mondo...l'amore.

Il caro prezzo della nobiltà.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora