Cap 24. Le nostre sensazioni a pelle spesso ci azzeccano.

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23 Maggio 1783

Jacqueline sbocciava come un fiore di Maggio tanto che si iniziavano a formare già dei piccoli boccoli biondi nei capelli corti che aveva,mi riempiva di gioia vederla camminare nel salone o mentre ero al pianoforte vederla attaccarsi allo sgabellino e guardarmi incantata mentre suonavo per lei,era talmente furba che appena smettevo iniziava a piangere forzatamente,che viziatella.
Non poteva vedere Cordelia,tanto che quando lei entrava in stanza,la mia bambina correva maldestramente da me o si metteva le dita in bocca immobilizzata,sapevo che eravamo in due a non sopportarla ma purtroppo quella donna entrava sempre di più forzatamente nella nostra vita,da qualche mese a questa parte aveva iniziato a mangiare al tavolo con me e il Duca,cosa che non mi andò bene,perciò intavolai il discorso dopo che fu soddisfatto del nostro atto in camera ma ricevetti solo uno schiaffo come risposta...non avevo voce in nulla. Così decisi di proporre a mio marito di far mangiare con noi anche la nostra bambina-mi correggo,la mia bambina;la sua faccia divenne seria per poi scoppiare in una fragorosa risata seguita dalla parola pazza,mentre anche quella donna rideva con la bocca coperta dal tovagliolo.
Decisi che  Cordelia non si sarebbe avvicinata a Jacqueline per nessun motivo,non sono nata ieri anche se ho solo vent'anni,sò cosa si arriva a fare per un titolo tanto importante e non potevo permettere che Jacqueline morisse per causa sua.
Perdipiù aveva iniziato a portare in casa i due suoi figli: George di cinque anni e Camille di quattro anni,per farli giocare con Jacqueline diceva,ma una volta osservati di nascosto vedevo Camille giocare con le cosine di Jacqueline e George che la riempiva di pizzicotti solo perché voleva giocare con loro,meno male che dopo poco li riportava a casa da sua zia e lei tornava qui sola ma sempre più arrabbiata di quando andava via.
Quando Nana portava il suo Julian di sette anni mi pregava disperata perché la madre non riusciva a guardarlo e lui e Jacqueline erano una cosa unita, a parte il fatto che sembravano fratello e sorella, vedevo Julian accarezzare Jackie come si accarezza un vaso di cristallo oppure lo vedevo fargli dei versi con la bocca e lei scoppiava a ridere,la vedevo star così bene che pensai che Julian potesse essere un futuro sposo e marito perfetto per Jacqueline ma cancellai subito quel pensiero dalla mia testa,la mia bambina avrebbe sposato l'uomo che amava indipendentemente dal suo colore o ceto sociale.
Il mio generale era partito per la guerra,due anni minimo aveva detto, ed io ad aspettarlo con l'angoscia di non rivederlo mai più perché prigioniero o ancor peggio,morto.

  -"Maman"
Il richiamo di Jacqueline mi fece sorridere mentre la sentii aggrapparsi alla mia gonna per poi tirarla.
"Oh! Ma chi è che mi sta chiamando"
Feci finta di cercarla in lontananza mentre la sentivo ridere e nascondersi dietro alla mia gonna così presi a girare in tondo con lei dietro di me.
"Ma di chi è questa vocina?"
Mi fermai quando la sentì cadere a terra mentre rideva ancora.
"La mia piccola farfallina"
  -"Papillon"
"Oui! Papillon, mon amour"
La presi in braccio e subito iniziò a giocare con le ciocche dei miei capelli,intanto mi dirigevo in cucina da Nana.
"Andiamo da Nana?"
  -"Nana!" ripetè in un acuto gridolino.
÷"Spero per te che non aspettavi altri ospiti"

Mi voltai verso la voce e vidi Lottie venirmi incontro.
"Lottie! Oh mio Dio"
La abbracciai con Jacqueline in braccio e poi le accarezzai il pancione.
"Oh santo cielo!"
  -"Dicono che è maschio per le cose che mi viene voglia di mangiare,ma guarda la piccola principessa di casa"
Disse rivolgendosi a Jacqueline che prese subito in braccio e rimasi perplessa che la mia piccolina sorrise senza obbiettare,quasi come sentisse che  ci si poteva fidare.
"Tuo marito?"
  -"A comprare della robetta per poi ripartire"
"Ma come...sei appena arrivata e già te ne vai?!"
-"Purtroppo si,siamo arrivati ieri e ripartiremo domani mattina,è il suo lavoro"
"Lo capisco"
  -"E il tuo principe? "
"Partito con la speranza di rivederlo"
  -"Ehy! È un uomo forgiato bene da quanto mi hai scritto,vedrai tornerà da voi"
Scossi la testa incrociando le braccia al petto.
"Lottie non capisci,quando gli parlo di partire noi tre lui risponde sempre che troveremo un modo per vivere insieme felici e lontano da qui."
  -"E non è un bene?"
"No perché sembra che voglia cambiare discorso"
  -"Sono le tue paranoie Ami,Jacqueline dillo a mamma che sono le paranoie che il papà non è così cattivo"
Tappai le orecchie a Jacqueline con le mani.
  "Non dire quella parola davanti a Jackie"
  -"Perchè? È suo padre"
"Non deve associarla a lui ma al Duca"
  - "Quel lurido del Duca è ancora vivo?"
"Lasciamo perdere Lottie,a volte desidero davvero che muoia su due piedi"
  - "...In alcuni negozi vendono veleni..."
Guardai Lottie severamente mentre metteva Jacqueline a terra.
"Non sono un animale Lottie! È pur sempre una vita umana,non ne sarei capace e poi lascerei Jacqueline e non posso"
Riabbracciai Lottie in lacrime stavolta e lei mi strinse come se fosse l'unica persona di cui avevo bisogno,mentre sentii sgambettare via Jacqueline...meglio,non mi avrebbe vista piangere.

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POV CORDELIA

Non si dovrebbe mai parlare di cose particolari in casa propria ma bensì in un luogo pubblico,uno sconosciuto potrebbe tirare a farsi gli affari suoi ma non se li fa chi ti circonda in casa.
Appena sentii quella stupida vacca bionda piangere mi allontanai leggermente dall'entrata esterna della stanza,se non fosse per il fatto che la sua piccola pulce mi si era immobilizzata davanti.
Portai il mio dito alla bocca e gli feci cenno di fare silenzio.
"La tua maman ha appena firmato la sua condanna a morte,lo sai piccolo tesoro?!"
La bambina fece per andarsene ma la presi per un braccio e la trascinai con me verso la cucina,finchè non vidi quel cane che Amelie chiamava Nana e le mollai la bambina ormai in lacrime ed io uscii di corsa,per non sentire quel piagnucolio isterico da bambina viziata.
Mia Cara Amelie , così vuoi uccidere il tuo caro maritino? Colui che può far diventare me una nobile?
Mi spiace ma non te lo permetterò,non te lo lascerò fare,costi quel che costi.
Mi ci vorrà solo un po' di tempo e dopo, tu e tua figlia,non sarete più una minaccia per me.

Il caro prezzo della nobiltà.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora