CAPITOLO 6 - Straordinari

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Le settimane si susseguono tranquille, più o meno tutte allo stesso modo.

Solita routine di lavoro.

Arrivo, mi sistemo, rido e scherzo con Andrew, Madame ci assilla con le

sue continue e assurde pretese.

A metà mattina facciamo insieme la pausa caffè, poi pranziamo a turno.

Di solito io mangio in ufficio.

Mi porto qualcosa da casa, che mi preparo la sera prima.

Non mi va di uscire continuamente dall'edificio, per dovermi spintonare

nella folla fino al primo posticino decente.

Forse con l'arrivo della bella stagione potrei farci un pensierino.

Dal giorno della riunione non ho più avuto occasione di incontrare James.

La cosa mi solleva e allo stesso tempo di lascia un senso di vuoto.

Non dico di essermene invaghita, ma mi ha stuzzicata a tal punto dal

non riuscire a non pensarlo completamente.

Ogni tanto mi chiedo cosa stia facendo.

E siccome si trova al piano inferiore al nostro, spesso mi chiedo se stia

passando in quel momento sotto i miei piedi.

Ad ogni modo, siamo già arrivati alla metà di Marzo.

Il clima diventa ogni giorno più mite e le giornate sono soleggiate

ma dall'aria ancora piuttosto frizzante.

Questa specifica giornata lavorativa sembra infinita.

Oggi Madame era particolarmente irritabile...

(Come se di solito fosse uno zuccherino!)

Ultimamente è stata parecchio assente dall'ufficio, tornando poi

il più delle volte di pessimo umore.

Stamattina deve essere scesa dalla parte sbagliata del letto, sembra

acida come uno yogurt scaduto... da un mese!

Comunque, io e Andrew siamo stati caricati di una marea di dossier,

uno peggiore dell'altro.

Ho visto più di una volta il mio collega imprecare a denti stretti, seduto alla sua scrivania o 

gironzolando per il nostro piccolo ufficio sfogliando cataloghi e consultando libri di grafica.

"Ma io dico, Ellen... tu che sei donna, che dici?

Sarà in quel periodo del mese?

E' nevrotica e intrattabile."

Gli lancio addosso una palla di carta, che lo centra in piena fronte.

"Hey..." 

"Ben ti sta! Non si dicono queste cose... specialmente se la donna in

questione è il proprio capo."

Scoppiamo a ridere come due idioti.

Passato quel breve momento di ilarità, riprendiamo a lavorare.

Io non me la passo meglio del mio socio...

A metà pomeriggio, come se già non bastasse la mole gigantesca di lavoro, mi è spuntato un 

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