CAPITOLO 12 - Ritorno alla realtà

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Sono comodamente seduta sulla poltroncina vicino al finestrino dell'aereo.

Mentre torno a New York ripenso alla settimana appena trascorsa.

Un susseguirsi di emozioni, una migliore dell'altra, fino al culmine di Sabato con l'arrivo 

a sorpresa di James.

Domenica mattina, appena apro gli occhi salto su dal letto come una molla.

Sono carica e piena di energia.

L'idea di vedere quel favoloso ragazzo e passare con lui gran parte della giornata mi fa impazzire.

Fremo come una ragazzina, sentendomi scaldare ovunque.

Faccio una bella colazione abbondante e preparo qualcosa per stare

fuori a pranzo, una porzione sufficiente per due persone.

Mi lavo e mi preparo con cura.

Lego i capelli in uno chignon alto, un po' disordinato per darmi un'aria sbarazzina.

Indosso un paio di pantaloncini jeans azzurri, una maglietta bianca con scollo rotondo e ampio,

un paio di sandali.

Ci incontriamo qualche strada più in là rispetto a dove abito.

Non voglio che quei curiosoni dei miei genitori mi tempestino di domande su di lui.

Anche perché non mi va di rispondergli che sto uscendo con un ragazzo che

in realtà ha una relazione con la donna che possiede la società dove lavoro.

Mi creerebbe non pochi problemi, come se non avessi nulla a cui pensare di mio.

James oggi è vestito con dei pantaloni color sabbia e una t-shirt grigia,

molto aderente che gli mette in evidenza il fisico perfetto.

Lo scruto in lontananza e i miei battiti si fanno subito sentire insistenti.

(Ok ragazzi, stiamo calmi che la giornata è lunga!).

Per fortuna indosso gli occhiali da sole così non riesce a vedere con

quali occhi da pesce lesso lo sto guardando.

Mentre lo metto più a fuoco, indugio sui suoi addominali.

Lo immagino senza maglietta, le mie mani che accarezzano lentamente

la sua pelle liscia e setosa.

(Oh mamma mia!)

Avvampo in un attimo, lui mi guarda incuriosito piegando un pò la testa.

"Buongiorno principessa. Come mai sei diventata tutta rossa?"

Il fatto che me lo dica mi fa arrossire ancora di più.

Mi copro le guance, imbarazzatissima.

(No, no, no... maledizione!).

"Comunque sei splendida anche se sembri un pomodoro."

"Dai smettila!".

Adesso mi copro gli occhi, ma lui si avvicina rapido e mi sposta le dita.

Poi molto lentamente mi sfila gli occhiali con entrambe le mani.

"Ciao, occhi belli."

"Senti chi parla."

Sorridiamo, poi senza pensarci troppo mi tuffo tra le sue braccia.

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