Jack mi abbraccia.
-andiamo a casa Sophie domani torniamo-
avrei voluto dire tante cose, ma non avevo la forza. Non mi reggevo nemmeno in piedi.
Tornati a casa Mike ci lascia e torna a va via. Jack mi porta di sopra in camera nostra. Ci corichiamo entrambi sul letto. Non riesco nemmeno parlare per come sto male.
J -piccola...io sono qua, sono vicino a te e non ti lascio per nessuna ragione al mondo-
Il suo sguardo é dolce e triste allo stesso tempo. Cerca di fare coraggio me, quando di coraggio ne abbiamo bisogno entrambi.
J -So come ti senti, Hank per me era come un padre ormai, ma dobbiamo essere positivi.-
S -Cosa ti ha detto?....Di cosa parlavate prima che...prima che succedesse tutto questo.-
J -parlavamo della gara di sabato, lui ti aveva già iscritta, ha detto che ti stava mettendo alla prova. Voleva vedere quanto tu ci tenessi. Ti ha iscritta per farti felice dice che tu hai sempre avuto i potenziali per una gara.-
Scoppio in lacrime, e poggio la mia testa sul petto di Jack. Lui delicatamente mi accarezza i capelli e mi da un dolce bacio sulla testa.
J -Tu devi partecipare a quella gara per tuo padre-
S -non so se posso farcela-
J -Come? Sophie devi farlo per te e per lui so che c'é la puoi fare. Tu e White dovete solo allenarvi di piú-
S -Jack! Hank é in ospedale. Non so nemmeno se lo vedrò piú e questo mi fa tanto male. Come faccio ad allenarmi?-
J -Come hai sempre fatto, anzi con piú voglia. Hank voleva farti partecipare a quella gara e tu non puoi tirarti indietro-
Calo in un silenzio tombale. Ci penso un po e dico:
S -Mi aiuterai?-
J -certo piccola mia, certo che ti aiuterò-
S -Ti amo-
J -anch'io ti amo-
Mi da un altro dolce bacio, mi asciuga le lacrime e senza accorgemene mi addormento.
Il mattino seguente riprendiamo gli allenamenti e non solo. Io e Jack abbiamo fatto tutto ciò che avrebbe dovuto fare Hank. Mike ci ha dato una mano e ci ha seguiti, nel pomeriggio siamo andati in ospedale da mio padre.
I medici ci hanno fatto entrare uno alla volta, per prima sono entrata io. Lui stava là, coricato su un lettino bianco con un intreccio di tubi flebo e roba varia.
Avevo paura anche di toccarlo, i medici ci avevano detto che c'erano buone speranze in un risveglio. Ma non avrebbe piú potuto fare grandi sforzi. Sinceramente non mi interessava, io volevo solo riavere mio padre.
Delicatamente prende la sua mano, inizio a piangere di nuovo. Non sapevo piú cosa pensare, avevo paura. Paura di perderlo.
"ei papà, non so se in realta tu mi senta, ma ho bisogno di te....Non lasciarmi ora, non lasciarmi anche tu, ho già perso mamma ora non abbandonarmi anche tu. Ho bisogno di un papà. Scusa se ti ho fatto arrabbiare scusa se ho fatto qualcosa di male. Per favore svegliati....Sabato farò la gara, la faccio perché so che tu volevi che io partecipassi, anche se a me dicevi che non sono pronta.... Ti voglio bene papà ti voglio tanto tanto bene."
Dico tutto singhiozzando. Mi avvicino alla sua guancia e gli do un bacino delicatamente.
Prima di andarmene qualcosa mi stringe la mano. Abbasso lo sguardo e mi accorgo che la mia mano era ancora nella sua....era lui. Stava stringendo la mia mano.
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White Horse
RomanceSophie è un adolescente di 17 anni che vive con la nonna al centro di una città. Un giorno è costretta a lasciare il luogo in cui vive, per andare con il padre che non vede da anni, e con cui non ha buoni rapporti in un ranch. Inizialmente la vita g...