CAPITOLO 2

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Oggi ho scoperto che trovare lavoro non è così facile come sembra, non è come fanno vedere nei film, che la protagonista arriva in città e dopo un'ora ha già il lavoro perfetto. Nella vita vera di perfetto non c'è proprio nulla.

È da una settimana che sto provando e riprovando, gli annunci non mancano, ma la maggior parte dei datori di lavoro non sono entusiasti di assumere una ragazzina minorenne, senza genitori e con una storia molto poco credibile. Ovviamente non racconterò a nessuno quello che mi è successo veramente e come sono arrivata qui, voglio essere il più invisibile possibile.

Comunque dopo aver preso in considerazione e scartato centinaia di lavori, un po' perché non ero adatta un po' perché non erano adatti alle mie circostanze, credo di aver trovato quello che possa fare per me.

Un piccolo Bar, "Le Fleur", che si trova in una parte isolata della città sembra proprio far al caso mio. Cercano una ragazza giovane senza esperienza a cui insegnare il lavoro esattamente come vogliono loro. Per mia fortuna direi, dato che non ho mai finito la scuola e non ho mai svolto un lavoro, nemmeno uno di quei lavoretti estivi.

Alla fine a pensarci, mi rendo conto che non so fare assolutamente nulla. A dirla tutta c'è un'unica attività in cui ho molta esperienza e che sono molto brava a svolgere, ma è anche l'unica che decisamente non vorrò fare per il resto della mia vita.

Raggiungo il locale a piedi, dista solo una mezz'ora da casa mia, questo è un altro punto a suo favore. Quando lo vedo, penso che il nome gli calzi proprio a pennello. Appena arrivata mi coglie una porta nera laccata lucida, sovrastata da una tettoia di vetro colorata. Prendendo un bel respiro profondo apro la porta ed entro nel locale. L'atmosfera è delicata, intima e si sente nell'aria il meraviglioso profumo di rose. Di fronte all'ingresso c'è il bancone con degli sgabelli in pelle posizionati davanti in modo estremamente ordinato, il centro del locale è lasciato vuoto, forse per ballare, ma non mi sembra quel genere di posto. Ai lati invece ci sono dei divanetti sempre di pelle nera con i relativi tavolini, nonostante il posto non sia molto grande e non ci sia così tanta distanza tra una seduta e l'altra, deve garantire la giusta privacy, così che le persone possano parlare e divertirsi senza preoccuparsi di chi le sta intorno.

Devo dire che il locale mi piace molto, lo trovo piacevole e confortevole, non mi dispiacerebbe lavorare qui.

Mi avvicino al bancone e chiedo di Mark, il proprietario, come diceva di fare l'annuncio. Il ragazzo che mi accoglie è proprio lui. Faccio il colloquio con questo ragazzone moro gentilissimo, che mi mette subito a mio agio. Non so se sia per il suo buon cuore o se per il mio bel faccino, ma riesco a guadagnare una serata di prova. Probabilmente è più la prima, dato che mi ha guardato tutto il tempo come se fossi un cucciolo smarrito, ha anche fatto troppe domande personali per i miei gusti, spero che se lavorerò qui non sarà troppo invadente.

Mi dispiacerebbe proprio, perché questo lavoro sarebbe veramente perfetto, la paga è molto buona, lavorerei dalle 16 alle 02, così se mi servisse potrei fare un altro lavoro durante il giorno, in più è un locale per gay, quindi per quanto non capisco a cosa gli serva una ragazza, so che passerò inosservata e la cosa mi aiuta a rilassare i nervi.

Con mia grande sorpresa il proprietario mi chiede di fare la prova già stasera. Mi prendo un po' di tempo per pensarci, la proposta mi ha lasciata veramente stupita, non me lo sarei aspettata e non ho avuto modo di prepararmi mentalmente. Non so nemmeno cosa dovrei fare o come ci si muove in un locale. Però non posso farmi scappare questa opportunità, non so quando troverò un altro datore di lavoro disposto a prendere una come me.

Alla fine con un pesante sospiro mi arrendo e accetto. Dopo essermi cambiata nello spogliatoio e aver indossato la divisa, decisamente troppo grande per me, visto che è della taglia di mark. Già solo la camicia potrebbe farmi da vestito, ma sotto sotto non mi dispiace, nasconde alla perfezione il mio corpo.

Quando sono pronta, Mark inizia a spiegarmi in cosa consiste il lavoro. Sono molto sollevata nell'apprendere che non è nulla di difficoltoso e lui non si aspetta chissà che cosa da me. Essere un apprendista deve voler dire questo alla fine, essere assolutamente inutili se non per quei lavoretti che gli altri non hanno il tempo di fare.

Alla fine mi spiega che dovrò presentarmi tutti i giorni alle 16, lo aiuterò a pulire il locale, a sistemare i tavoli e a preparare gli stuzzichini da servire ai clienti, ai cocktail ci penserà lui, poi io mi limiterò a prendere le ordinazioni e servire ai tavoli quanto richiesto dai clienti e a riordinarli quando vanno via. Per tutto il resto mi assicura che saprà cavarsela da solo.

Come avevo detto, assolutamente inutile, mi sento quasi in colpa a farmi pagare per non fare nulla. Messo da parte questo pensieri quasi non egoistico, alla fine non posso che concentrarmi su di me e ammettere che sono terrorizzata all'idea di dovermi rapportare con tanta gente, anche se sono bene consapevole che nessuno qui dentro mi guarderà con intenzioni di quel genere.

Credo anche, che lui se ne sia accorto, perché si affretta a rassicurarmi che tutti i suoi clienti sono persone che conosce da tanto tempo e sono affidabili, nessuno mi toccherà con un dito. Per ovvie ragioni aggiungerei io.

Però ancora non capisco a cosa gli serva una ragazza, insomma queste mansioni le può svolgere anche un ragazzo e immagino che chiunque frequenti questo posto lo preferirebbe, quindi mi faccio coraggio e pongo la fatidica domanda a Mark. Può sembrare una cosa da nulla, ma per me mettere in discussione le decisioni di un uomo è una grande sfida e un grande passo avanti.

- Scusa Mark, non voglio essere impertinente, ma non riesco proprio a capire, a cosa ti serve una ragazza come me in un locale per... si insomma, in un locale per gay- imbarazzata e preoccupata per quello che ho detto evito il contatto visivo, ma lo sento ridacchiare e immagino abbia uno dei suoi dolci sorrisi in volto.

-Te lo spiego subito- mi dice abbandonando le tartine che stava preparando - cercavo una ragazza, perché non voglio che i miei dipendenti abbiano relazioni con i miei clienti, quindi con te il problema non si pone. Inoltre sul retro ho una sala VIP che rimane sempre chiusa tranne quando un mio carissimo amico ne ha bisogno- e lui ride ancora, perché io devo aver fatto qualche faccia strana, si sto proprio pensando male e ho quasi già un piede fuori dalla porta, pronta a correre verso la salvezza -non la usiamo per nulla di strano puoi stare tranquilla! Il mio amico gestisce uno dei più importanti uffici legali del paese e a volte ha bisogno di un posto tranquillo dover poter parlare apertamente con i suoi collaboratori senza aver paura che qualcuno possa sentire e quindi viene qui. Essendo che lui e i suoi collaboratori non sono gay, ho pensato che essere serviti da una bella ragazza avrebbe migliorato le loro lunghe serate lavorative-

- Devo limitarmi a servirli giusto? Questo non implica che io debba anche fargli compagnia vero? - chiedo timorosa della risposta e Mark mi fa un altro di quei suoi dolcissimo sorrisi comprensivi e mi assicura che dovrò solo servire loro da bere e da mangiare. Aggiunge anche che questo suo amico si vede molto di rado, quindi non lo dovrò fare così spesso e che se anche dovesse mai chiedermi di rimanere li a fargli compagnia non mi toccherebbe mai, di lui e dei suoi collaboratori posso fidarmi.

Questo almeno è quello che dice Mark, io spero di scoprire se sia vero o meno il più tardi possibile.

The Darkness of LifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora