CAPITOLO 22

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** Sieg **

Alla fine è stata una serata piacevole, sono contento che Natalie si sia trovata bene con Lin. Potrò lasciarla nelle sua abili mani quando dovrò tornare in ufficio e io potrò lavorare tranquillo, sicuri che lei sarà al sicuro.

Quando non l’ho vista uscire dalla camera per tutto quel tempo ho avuto un tuffo al cuore, le immagini di quando l’ho trovata in casa sua, in un lago di sangue, sono otrnate in superficie prepotenti e ho temuto per la sua incolumità. Sono sicuro che qualcosa non andasse bene, potevo leggerglielo negli occhi, ma lei non si è voluta confidare e ha tenuto duro per tutta la cena. Stoica, forte, determinata, impavida. Eppure mi è sembrata più piccola e fragile del solito, come se per l’ennesima volta avesse smarrito la sua strada e non sapesse dove se trovava ne dove dovesse andare. Come vorrei poterla stringere tra le mia braccia e sussurrarle che va tutto bene, che tutto si sistemerà, che lei vale, che è importante, che la sua vita conta, tanto. Vorrei che potesse vedersi con i miei occhi, scoprire la magnifica persona che è, la bellissima donna che è.

Forse è troppo presto per tutto questo, ho paura di spaventarla e allontarla. Allora rimarrebbe da soli con i suoi mostri e non posso permetterlo, lei non si proteggere, è stanca di lottare ormai, quindi qualcuno deve farlo per lei, dimostrarle che ha ancora tanti motivi per andare avanti, tante cose da fare, tanto da dare.

Ho una strana e brutta sensazione alla bocca dello stomaco, vorrei alzarmi da questo letto e andare da lei, spalancare la porta della sua camera e accertarmi che lei stia bene.

Ma posso farlo? Come reagirebbe lei?

Mi viene da sorridere. 28 anni e sembro una ragazzetto alla sua prima cotta.

E’ solo che lei è così importante e delicata, fragile, che temo di poterla rompere solo toccarla. Non voglio essere solo un altro numero, un altro uomo senza volto e nome che l’ha delusa e ferita. Non mi importa se non dovesse mai ricambiare quello che provo, voglio solo vederla felice e serena e rinata e allora sarò soddisfatto. E se non dovesse volermi, mi farò da parte e la osserverò splendere da lontano e prima o poi mi passerà. O forse no…

Mi alzo dal letto e mi siedo alla scrivania, inizio ad organizzare dei documenti che mi sono portato dietro. Non che mi importi molto del lavoro in questo momento, ma ho bisogno di distrarmi, di pensare ad altro o non riuscirò a contenermi ed andrò veramente a buttare giù la sua porta.

La sensazione non mi abbandona neanche un secondo, qualcosa non va.

La mattina seguente mi sveglio presto, è appena sorto il sole e mi accorgo di essermi addormentato alla scrivania. Se continuo così a 40 anni avrò la schiena a pezzi.

Mi faccio una doccia veloce e mi metto dei vesitit puliti, è ancora prestissimo, ma non mi dispiace il silenzio e la quiete, così decido di godermela con una bella tazza di caffè. Esco dalla stanza diretto in cucina, ma quando passo davanti alla porta di Natalie, la sensazione di ieri torna più prepotente che mai e invade tutti i miei pensieri. I miei piedi si fermano. Fisso la porta immobile.

Non dovrei, ma non posso farne a meno. Allungo una mano e prendo la maniglia, il panico mi assale. Senza far rumore apro la porto e guardo al suo interno.

Lei non c’è.

Mi manca il fiato, la cerco disperatamente per tutta la stanza, ma lei non c’è. Sapevo che qualcosa non andava, avrei dovuto venire ieri sera a controllare. Guardo la porta del bagno, è chiusa e non si sentono rumori. Non mi importa se è li dentro, se è vestita o meno, qualunque cosa stia facendo, io devo vederla. Ne ho bisogno, ne va della mia sanità mentale.

Spalanco anche questa porta e nulla, il vuoto più assoluto.

Panico e paura, sono invaso da queste sensazioni. Non avrei mai pensato di poterle provare per la perdita di qualcuno, ma adesso che lei non è qui dove l’avevo lasciata, che potrebbe essere in pericolo, non riesco a provare altro. La mia mente registra solo che devo trovarla, che non deve accaderle niente.

Corro in corridoio e mi guardo intorno, pensando a dove potrebbe essere andata. Inizia a cercarla per tutta la casa, poi la vedo, di spalle, i capelli lasciati scolti, mossi dal vento. Sta appoggiata, leggera, alla righiera del balcone con lo sguardo perso nell’osservare l’alba. E’ bellissima.

Mi manca di nuovo il respiro, ma questa volta, per la vista che ho davanti, non ho mai visto nulla di più meraviglioso e spettacolare in tutta la mia vita.

Ora che l’ho vista e so che sta bene ed è al sicuro mi posso calmare. Faccio un respiro profondo e mi avvicino a lei sperando di non spaventarla.

- Natalie – la chiamo piano e lei si volta a guardarmi, il sole le arriva diretto sul viso, illuminandolo. I suoi occhi mi catturano, sono speciali, parlano senza bisogno che lei dica niente.

Ci guardiamo in silenzio. Vorrei sapere cosa pensa, vorrei che si cofidasse con me, vorrei che si fidasse.

Vorrei baciare le sue labbra e scoprire se sono così morbide e dolci come sembrano…

- Tutto bene? – la mia voce non è ferma come vorrei, scuoto lievemente la testa – Cosa ci fai qua fuori così presto? – lei abbassa lo sguardo visibilmente in imbarazzo

- Non riuscivo a dormire e avevo paura di… - lascia cadere la frase a metà e questa volta è il suo turno di scuotere la testa. Torna ad osservare l’orizzonte. Mi affianco a lei senza mai distogliere lo sguardo.

- Natalie, sai che su di me puoi contare, non devi avere paura di esprimerti. Puoi dirmi qualunque cosa, se ho sbagliato in qualche modo voglio saperlo e ti chiedi scusa. Ti prego, non avere paura di me – volevo consolarla e invece la sto supplicando. Vorrei sembrarle un uomo forte, maturo a cui potersi affidare e invece sembro un bambino. Sbuffo scocciato con me stesso.

La vedo girarsi e un lampo di terrore le attraversa gli occhi, assume un tono di voce alto, quasi urla, mi sorprende.

- Non devi mai dire queste cose di te! Mai! Tu sei una persona speciale, buona, hai un cuore enorme e sei gentile, non devi mai pensare che tu non vada bene, perché non è così, tu sei perfetto così come sei. Il problema sono io, sono io che ho qualcosa che non va – dice sconsolata distogliendo lo sguardo dal mio

Mi viene quasi da ridere, mi ha sgridato, io dovrei aiutarla, accrescere la sua autostima e mi faccio fare la ramanzina. Come un bambino con la mamma. Una mamma molto giovane ed attraente. Scuoto di nuovo la testa per scacciare certi pensieri e le sorrido.

- Grazie, mi hai detto delle cose bellissime. Ma non posso fare altro che ripetere le tue stesse parole. Natalie – le prendo le mani e faccio in modo che mi guardi, mi perdo nei suoi occhi – Tu non hai niente che non vada, sei una ragazza bellissima, sei gentile, pensi sempre agli altri piuttosto che a te stessa. Sei perfetta proprio così come sei, non cambiare mai per nessuno. – mi guarda con gli occhi spalancati e la bocca aperta, è adorabile, ma non capisco perché sia così sorpresa. E’ vero che le sono capitate molte cose spiacevoli, però sono sicuro che altri abbiano già visto la bellissima persona che è in realtà, dietro a tutto quel dolore e a quella disperazione.

Forse solo lei non è in grado di vedersi come è in realtà, probabilmente si vede ancora con gli occhi di suo padre e di tutti quegli uomini schifosi. Dovrebbero marcire tutti dentro una cella, dimenticati dall’umanità. Non posso permettere che continui a distruggersi in questo modo.

Deve vedersi per come è realmente e io la aiuterò.

The Darkness of LifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora