CAPITOLO 7

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** Natalie **

La vita mi ha insegnato a non negare e a non dimenticare nulla, quindi non lo farò nemmeno questa volta. Ammetto che ieri sera è stata una serata piacevole, mi è piaciuto parlare con Sieg e scoprire che i sentimenti che provo sono comuni anche ad altre persone. Ma adesso stiamo esagerando, lui è qui ancora, anche stasera.

Ho apprezzato che si sia preoccupato per me è che abbia voluto chiedermi scusa, le sue parole mi hanno riscaldato un pochino il cuore, ma questo non voleva dire che lui potesse perseguitarmi in questo modo. E lui è qui per me ne sono sicura, basta vedere come mi guarda, come il suo sguardo non mi abbandona mai. Poi Mark mi ha detto che Sieg è etero, quindi dubito sia qui per cercare compagnia.

Avevo detto che mi attirava? Beh, mi rimangio tutto. Se lui fosse sparito dopo ieri sarebbe rimasto un bellissimo ricordo, mi avrebbe ridato un po' di speranza nel genero umano, avrei forse pensato che magari non tutti gli uomini sono uguali. E invece, ecco qui. Sono tutti uguali, vogliono solo una cosa da te, basta scambiarci due parole e pensano subito che tu sia pronta e disponibile. Una bambola per il loro piacere e divertimento.

Quell'uomo me lo ripeteva sempre, che era colpa mia, che io lo avevo spinto a fare quello che faceva, per come parlavo con lui, per come mi atteggiavo, per i miei sorrisi. Anche l'infermiere alla clinica mi diceva le stesse cose.

"Ho visto come mi sorridevi Natalie"
"Sapevo che lo volevi anche tu"
"Mi parlavi per farmi capire cosa volevi"
"Dici di no perché ti piace che ti prenda forte"
"Ti piace che ti faccia male vero?"

E io che piangevo e dicevo di no e poi mi arrendevo. E adesso sono ancora qui, la vita è un cerchio, prima o poi tutto torna e probabilmente è veramente colpa mia. Lo è sempre stata ed il fatto che Sieg sia qui lo dimostra. Lui si starà aspettando qualcosa, qualcosa che io non posso e non voglio dargli. Non voglio sentire le sue mani di nuovo sul mio corpo, il suo respiro sulla mia pelle, i rumori, gli odori, il dolore. Dio, mi viene da vomitare!

- Mark, scusa posso fare una pausa? - ho bisogno di aria, ho bisogno di aria, ho bisogno di aria... Il mio cervello non riesce a registrare altro

- Certo, il locale è tranquillo. Sicura di stare bene? - di nuovo quello sguardo, devo darmi una calmata, Mark sospetta già troppo e non faccio che dargli conferme. Ma dalla mia bocca non esce suono, gli faccio velocemente si con la testa e corro verso il bagno dello staff.

Arrivata dentro, chiudo a chiave la porta e riverso nel water tutto il contenuto del mio stomaco. Chissà poi cosa possa essere, sono due giorni che non mangio. Non posso andare avanti così, perché la vita continua a tormentarmi? Perché ce l'ha con me?

Se esiste qualcuno o qualcosa là sopra, perché mi odia?

Mi gira la testa, mi brucia la gola e non respiro. Mi appoggio al muro del bagno e mi accorgo che sto piangendo. Pensavo di non aver più lacrime.
Vorrei poter uscire a prendere una boccata d'aria, ma non riesco ad alzarmi da terra, ho bisogno di lei, ho bisogno del suo tocco sulla mia pelle. Ma lei non è qui, non può confortarmi con le sue cure. Un dolore fisico è meglio di quello emotivo. Se ti ferisci, la ferita prima o poi guarisce, ma una ferita al cuore non si rimargina mai, allora meglio dimenticarsene per un po'.

Mi guardo intorno cercando qualcosa nel bagno che possa sostituire la mia adorata lametta, ma qui non c'è assolutamente nulla, dovrei rompere il vetro dello specchio o rubare un coltello dalla cucina. Nessuna delle due opzioni può essere messa in atto senza che Mark mi scopra. Più la mia mente lavora, più mi accorgo di star affogando nel panico, nella disperazione, nella tristezza, nell'odio per me.

È tutta colpa mia! Se solo non fossi mai nata, se solo non esistessi, se fossi più brava ed ubbidiente. Papà aveva ragione, non sono mai stata una brava figlia e sono un essere umano orribile. Lui voleva un maschio e ha avuto me. E io cosa ho mai fatto? Non ero brava a scuola, non avevo nessun talento particolare, ho sempre voluto più bene alla mamma che a lui. Ha fatto bene a fare quello che ha fatto, me lo sono meritata e mi merito questo dolore.

The Darkness of LifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora