CAPITOLO 14

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Ho detto di no.
Oh mio Dio, ho proprio detto di no.

Non posso credere di aver rifiutato l'offerta di Sieg, di aver negato qualcosa a un uomo. Devo anche ammettere che la sua reazione è stata alquanto particolare. Ha fatto un sorriso triste, dispiaciuto e mi ha detto che capiva. Poi, in silenzio, ha lavato i piatti sporchi, si è rimesso giacca e cappotto. Mi ha lasciato un biglietto da visita con il suo numero, dicendomi di chiamarlo se mai avessi cambiato idea, che l'offerta era sempre valida e che era normale che io faticassi a fidarmi.

Io non ho fatto niente né per smentire né per fermarlo, l'ho seguito fino alla porta e ho atteso che se ne andasse senza dire niente. Era praticamente fuori da casa, quando si è girato e mi ha chiesto chi era il tizio di ieri sera. Sono andata in panico, cosa dovevo rispondere?

Lui mi ha sorpreso, credo ormai per la centesima volta. Mi ha spiegato che non voleva farsi gli affari miei, che se era qualcuno che conoscevo non avrebbe fatto domande, se invece mi creava problemi ci avrebbe pensato lui. Ha un amico in polizia che lo avrebbe dissuaso dall'avvicinarsi a me.

Non so per quale motivo ho mentito, dicendo che era un mio collega con problemi a rispettare lo spazio personale.

Perché non ho detto la verità?

È questo che mi chiedo da quando se n'è andato. Stesa immobile sul letto, fissando il soffitto. Non capisco proprio, ho avuto paura. Ma non di lui, anzi la sua proposta mi avrebbe fatto comodo, decisamente. Mi spaventava l'idea di deluderlo?

Mi sono chiesta: come mi avrebbe guardata sapendo che quell'uomo, quell'essere era scappato di prigione, mi era venuto a cercare, mi stava minacciando, e che io sarei rimasta lì, che gli avrei permesso tutto?

L'opinione di Sieg conta per me? E se la risposta è sì, perché?

Non ci sto capendo niente. Sbuffo. Ormai non faccio altro se non questo e sospirare. Sembra che la mia vita si stia incasinando sempre di più. Ho anche fatto dei passi avanti, questo è vero e devo essere orgogliosa di me. Ma ho fatto anche dei passi indietro, rinunciando a tanti miei diritti e alla mia dignità. Mi alzo dal letto e decido di farmi una doccia, l'acqua calda che scorre lenta sulla mia pelle, il vapore avvolgente e il tepore mi aiutano sempre a distendere i nervi e a pensare meglio.

Di fronte alla porta del bagno mi fermo di colpo e sento un brivido lungo la schiena. Un dubbio si insinua nella mia mente e conduce al panico e alla paura.

Ho chiuso la porta dopo che Sieg è andato via?

Lui è ancora nei paraggi, ne sono sicura.

Scatto verso la porta d'ingresso trattenendo il fiato. Torno a respirare quando vedo che le chiavi sono inserite nella serratura, ma meglio andare sul sicuro. Allungo la mano e abbasso la maniglia.

Meno male, non si apre. Questa volta ho chiuso la porta a chiave. Non mi interessa chi ci sia la fuori, per oggi e domani voglio stare da sola con me stessa e con i miei pensieri. Certo, non sono una grande compagnia il più delle volte, anzi spesso sono distruttivi. Ho proprio bisogno di riflettere.

Mi tranquillizzo e torno in bagno. Apro l'acqua e la metto calda al massimo, quando raggiunge la temperatura perfetta mi infilo sotto il getto e mi beo della sensazione di ogni singolo muscolo del corpo che si rilassa. È magnifico. Pace, tranquillità, con il solo suono dell'acqua nelle orecchie.

Perché ho rifiutato l'offerta che mi è stata fatta? Devo pensare ai pro e ai contro.

Lato negativo, l'offerta è stata fatta da un uomo e questo già basta per screditarla e farle perdere un sacco di punti. Aggiungiamo che non conosco per niente la persona in questione, che dovrei affidarmi completamente a lui, e quindi sottostare alle sue leggi. In più vuole che io veda uno di quegli stronzi in camice bianco.

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