Capitolo Undicesimo

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Mi sto beccando i rimproveri da quasi un'ora dal manager. Io seduta con le gambe incrociate con le mani sulla faccia a piangere appoggiata sulla scrivania mentre dieci persone diverse continuano ad insultarmi e rimproverarmi su ciò che ho fatto. Mike ha una mano sulla mia spalla che tenta di confortarmi. Lui non può fare nulla, Paul nemmeno, l'errore l'ho compiuto io. Ma d'altronde quando mai non faccio errori?

"Sei un incosciente, come hai potuto non pensare alle conseguenze?"

"Neanche le ragazzine fanno così, come ti é venuto in mente?"

Tutti mi strillano contro come dei matti. I miei singhiozzi si fanno più forti e sento la rabbia crescere dentro di me, potrei esplodere da un momento all'altro, me lo sento.

"Mi dispiace" singhiozzo.

"Ora come spieghiamo alla stampa? Dio nemmeno i bambini combinano questi casini!"

"Vai, ci pensiamo noi a risolvere sto problema" mi cacciano.

Mike mi prende quasi di peso e mi porta fuori, non dice niente mi porta semplicemente a casa, troppo grande per ospitare solo una sola persona. Lo mando via e vado direttamente in giardino, scendo lentamente gli scalini della piscina fino ad immergimici lentamente. Mi ritrovo ad occhi chiusi sott'acqua in apnea. É tutto un errore.

La verità è che mi sono innamorata di lui, proprio come ti addormenti: prima lentamente e poi profondamente. E a me che importa se il mondo è contrario? Per lui continuerò a sbagliare. Sempre.

Teresa pov.

Non risponde al cellulare, non chiama, non scrive. Sono cinque giorni che non la sento. So che ha combinato un casino. Odio essere la più grande del gruppo, mi sento incolpa quando succede qualcosa alle ragazze e non posso fare niente. Sono arrabbiata con lei per ciò che é successo, ma che razza di comportamento é con sua sorella?

Ashton si siede accanto a me sul letto.

"Ti ha risposto?"

"No, Ash comincio a preoccuparmi"

Tira fuori il peluche di Pinkiepay(?).

"Vuoi Pinkie?"

Lo spingo via facendolo cadere a terra.

"Zitto barbone!"

"Perché mi chiami barbone?" piagnucola.

"Hai solamente maglie bucate, peggio dei barboni!" 

Scoppia a ridere come un matto. Gli butto un cuscino addosso e scendo dal comodo e morbido letto costituito da un materasso ad acqua e il comodissimo piumino gigante. Vi giuro che é moooolto utile quando io e Ashton giochiamo a monopoli. Certo, monopoli....Un gioco molto istruttivo e divertente, sapete?

"Dove vai?"

"A trovarla, se non ci andiamo noi da lei è probabile che non la rivedremo mai più" spiego mentre esco dalla stanza.

"Dopo giochiamo di nuovo a monopoli?" lo sento urlare.

"Vatti a comprare delle maglie nuove, barbone!" rispondo gridando.

Cerco il giubbotto prima di andare da lei. Entro in macchina, allaccio la cintura, inserisco le chiavi nel cruscotto e parto. Il tutto alla velocità di una volpe inseguita da cento cani. Alcune fan mi riconoscono e si mettono a correre dietro la macchina pur sapendo che non mi raggiungeranno mai. Mi lascio sfuggire una risatina nonostante un po' mi dispiaccia non poterle accontentare e passare un po' di tempo con loro. Casa di Nicole è praticamente dalla tra parte della città, vicino al mare, rispetto alla mia quindi ho parecchia strada da fare. Quando arrivo è già tramontato il sole e il cielo comincia a prendere i coloro scuri della notte. La grande villa é totalmente spenta, cosa molto strana visto che Nicole odia l'oscurità. Non ho mai capito questo lato di lei, è come se capisse cos'è il bene e cos'è io male, è troppo complicata la sua mentalità per i comuni esseri umani. Entro tramite le chiavi d'emergenza, che mi ha fornito per appunto le emergenze, ed il silenzio é assordante. Giro per le stanze della casa totalmente vuota. Corro nel giardino sul retro con, ormai, la tensione a mille. Noto qualcosa galleggiare in piscina. Le lacrime cominciano a scendere mentre mi avvicino ai bordi leggermente bagnati. Urlo il suo nome e subito quel qualcosa si alza e, spaventata, si volta verso di me. É lei, completamente fradicia come un pulcino che mi guarda con degli occhioni da bambina ed il volto impassibile, mi fa quasi paura. Mi lascio cadere sulle ginocchia e mi accascio a terra piangendo. Avevo temuto si fosse ammazzata. Pensavo: merda l'ho persa. Perché fa queste cazzate? Perché è così stupida? Non capisce che corre solo pericolo così? Maledizione io non ce la faccio più!

"Che vuoi?" sento la sua voce bassa ma dura penetrare duramente nella mia mente.

La guardo negli occhi, più scuri per la luce fioca e giallognola dei lampioni all'esterno. Il volto impassibile pallido, le labbra serrate violacee per tutto il tempo trascorso ammollo nell'acqua gelida della piscina. Asciugo le lacrime alzandomi e la guardo attentamente. Ho sempre notato l'impassibilità e la superiorità nel suo sguardo quand'era spazientita o aveva di fronte qualcuno che le stava particolarmente antipatico. Ha delle strane ma belle espressioni facciali che ti fanno intendere se ciò che dici è giusto o sbagliato o le sta urtando particolarmente il sistema nervoso.

"Non ti sei fatta viva per giorni, si può sapere che ti é preso!" le urlo contro.

"Ho avuto da fare" mi risponde con tono saccente.

"Ci siamo preoccupati un sacco per te e tu non ti sei degnata neanche di richiamare o rispondere ai messaggi!"

Entra in casa seguita a ruota dalla sotto scritta. Se pensa che se la caverà così si sbaglia di grosso, non le permetterò di essere così stupida.

"Oh, quindi vi siete ricordati di me?" fa la finta sorpresa "Devo appuntarmelo sul calendario"

"La pianti di essere così cretina?" le urlo contro.

"La cretina non è importante per voi quindi la cretina vi evita" appunta con aria di sfida.

"Ma ti senti quando parli porca puttana?" sbraito.

"Si, e ciò che dico è fondato"

"Su cosa? Sulla sabbia??"

"No, sul fatto che quando ho scoperto di Calum e Susan nessuno si è preoccupato di me tranne Luke" risponde dura "Ed ora se vuoi scusarmi devo andarmi ad asciugare"

Mi chiude la porta in faccia e sento la serratura chiudersi. La odio quando fa così. La odio da morire.

Il tono tagliente, il sorriso incazzato ma il volto rilassato. Se i suoi occhi potessero uccidere adesso mi starebbero già seppellendo.

Dobbiamo parlare, adesso.

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