Capitolo Ventisettesimo

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Narratore esterno

Non lo amava più, aveva addirittura cominciato ad odiarlo, perché dovrebbe essere triste per la sua morte? Non lo rimpiange e le sta bene così. Non si sente una persona orribile perché non provava più alcun sentimento per il ragazzo dai capelli ricci e il sorriso sempre impresso sul viso dai lineamenti duri. È tranquilla va avanti e fa finta che non sia successo nulla, tanto nella sua mente Ashton sarebbe morto lo stesso. Ma Nico questo non va affatto bene perché quel qualcuno doveva uccidere lei e non il suo migliore amico. Sul biglietto anonimo stava scritto che era un avvertimento, doveva stare attenta. La sicurezza agli stadi controlla persona per persona per la salvaguardia delle cantanti. L'albergo è stato munito di telecamere e ci sono uomini ad ogni porta. Ma resta il fatto che doveva uccidere lei non lui. Perché Cristo? Perché? Non poteva ucciderla direttamente senza farsi scrupoli, avrebbe sofferto molto meno. E invece si ritrova seduta sul davanzale di una finestra con una bandana nera legata al polso ed un peluche rosa fra le mani a fissare il cielo. Niall lo diceva sempre: se ti senti solo guarda in alto e ricordati che siamo sotto lo stesso cielo. Ma ora era diverso. Non è mai stata un tipo molto religioso, non ha più frequentato la chiesa dopo la cresima ma ora si ritrovava a credere che Ashton fosse diventato un angelo ed ora da sopra le nuvole la guardava triste perché lei piangeva. Quante stronzate. Tante, troppe pazzesche stronzate.

Nicole pov.

Rideva come un matto e non riusciva a smettere. Si dovette accasciare a terra per via del poco ossigeno che respirava e a breve lo seguii anch'io per terra. Lo guardai negli occhi cervoni e sorrisi e lui fece subito lo stesso. Ci voltammo entrambi a guardare il cielo e dopo pochissimo indicò una nuvola.

"La vedi quella?" chiese.

Annuii e aspettai che continuasse.

"Sembra una giraffa rosa" Ridacchiò.

Cominciai a ridere e puntai anche io una nuvola.

"Quella sembra Pinkiepay!" esclamai.

Il ragazzo si mise subito seduto sul prato con la faccia rivolta verso l'alto.

"Cazzo è vero"

Risi di gusto nel vedere la sua espressione stupefatta.

"Dammi immediatamente il cellulare!" grida.

Glielo passomai e premette i pulsanti velocemente. Sentii il rumore della fotocamera segno che aveva fatto una foto. Risi come una pazza quando si alzò fissando lo schermo del cellulare e cadde sbattendo la faccia a terra.

"Ridi stronza, ridi!"

E risi, risi anche di più perché lui mi faceva ridere e non chiedeva nulla in cambio. Lo guardai e sorrisi aiutandolo ad alzarsi e poi abbracciandolo.

"Grazie!" sussurrai.

Mi strinse poco più forte ed io sorrisi più ampiamente. Mi guardai attorno, il prato non aveva confini, il sole era fermo e il cielo totalmente azzurro. I fiori colorati si estendavano giù dalla collina ripida dove ci trovavamo e guardai Ashton mentre aggiustava la bandana azzurra. Sorrsisi malignamente e andai dietro di lui per spingerlo giù dalla collina. Rotolammo giù mentre lui mi buttava addosso gli insulti più pesanti che avessi mai sentito ed io ridevo. Rotolammo ancora fra le margherite, i girasoli e i paveri bianchi e rossi di quel bellissimo prato infinito dove ci trovavamo. Ash si mise seduto e sistemò i vestiti e mi guardò sorridente mentre sistemavo la sua bandana nera sistemata al polso.

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