Capitolo Ventinovesimo

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Luke pov.

Mi sveglio di scatto mettendomi seduto, soni sudato e sto tremando. Guardo Nico e la rabbia mi invade immediatamente. Mi alzo scoprendola involontariamente ed infilo i boxer.

"Lu che hai?" chiede stordita.

La ignoro e vado in bagno per sciacquarmi la faccia. Mi segue continuando a chiedermi cos'ho. Mi butto l'acqua gelida in faccia per tentare di calmarmi ma ottengo l'effetto contrario.

"Si può sapere che diavolo ti prende??" urla ad un certo punto.

Butto l'asciugamano nel lavandino e mi giro verso di lei più incazzato che mai. La spingo contro il muro e sbatto le mani ai lati della sua testa pur di non lasciarle via di fuga. Mi guarda, è spaventata.

"Sei contenta ora?" ringhio "Perché non mi hai detto tutto appena mi sono svegliato? Perché non mi hai detto di cosa è successo prima che tu partissi per l'America? Delle litigate continue che avevamo quando sei tornata? Di quando hai finto si stare con Cody per farmi ingelosire? Della festa? Della sera in cui ci siamo messi insieme? Di quando scoprimmo di Michael e Stephanie? Di quando andammo in spiaggia? Di quando sei venuta a casa nostra seguita da un gruppo di ragazzini? Della nostra prima volta in quella camera? Di quando ti ho tradita? Perché non mi hai detto tutto quanto? Sapevi che non avrei ricordato! Cosa avresti aspettato?" urlo.

Tolgo le mani dal muro lasciandole cadere lungo i fianchi e faccio due passi indietro prima di uscire dalla stanza pur di non vederla piangere ancora per causa mia. Sento i suoi passi dietro i miei seguirmi. Mi siedo il letto e poggio i gomiti sulle ginocchia e metto mani in faccia sfregandomi il viso. La guardo in piedi sulla porta con lo sguardo basso mentre si morde il labbro e tira la mia maglietta verso il basso per tentare di coprirsi. Sembra una bambina, veramente. Mi alzo e con poche falcate arrivo subito vicino a lei che indietreggia di poco prima che le afferri il polso e la tiri verso di me afferrando anche l'altro. Non mi guarda nemmeno, si dimena debolmente come se non volesse davvero sfuggire alla mia presa.

"Che ti costava dirmelo? Dovevi farmi stare male per forza vero? Una piccola vendetta per ciò che ti ho fatto, no? Peccato che questo fa anche più male!" sputo. "Io non capisco, dicevi di amarmi continuamente e hai fatto le peggiori cazzate per me. Probabilmente sei rimasta con me solo per compassione perché sapevi che sarei voluto morire quando te ne sei andata. Non hai la benché minima idea di cosa hai sempre significato per me e non provare a dire qualcosa a riguardo. Mi hai deluso." concludo.

"I-io volevo solo...." comicia piangendo ma la interrompo subito.

"Non sparare la stronzata che mi stavi proteggendo!" urlo.

"Tu non hai idea di cosa ho passato in tua assenza!" urla anche lei. "Ho avuto una fottuta paura di perderti ogni singolo giorno. Tre anni della mia vita gli ho passati su un palco e in ospedale per starti vicino. Ho pagato io i macchinari per permetrerti di vivere. Se non l'avessi fatto avrebbero staccato la spina prima di due mesi." mi guarda negli occhi "Quindi ne tu ne tutti i pezzi di merda come te potete dirmi che non ti ho mai amato o che sono rimasta con te solo per compassione, perché se era così non avrei fatto tutto questo!"

Le lascio i polsi per chiuderli in una sola mano e le afferro il mento puntando il suo volto verso il mio. L'ho spaventata ne sono sicuro dato che mi sta fissando ad occhi sgranati e il suo respiro è accelerato. Si dimena di poco ed io stringo entrambe le prese più forte ed una lacrima le riga il viso.

"Mi stai facendo male" bisbiglia con gli occhi ormai pieni di lacrime.

La lascio subito ed indietreggio fino a sedermi nuovamente sul letto. Fisso il vuoto e porto le mani in faccia sia per la vergogna che per non farmi vedere nel mio stato più pietoso. Sento i suoi singhiozzi strozzati mentre si avvicina e sento anche le lacrime tentare di scendere dai miei occhi. Una sua mano sfiora le mie ed un singhiozzo lascia le mie labbra e tolgo le mani dalla faccia prendendo la sua nelle mie e la tiro verso di me abbracciandola. Ricambia immediatamente e mi lascio cadere indietro sul materasso tenendola stretta.

"Perché non me l'hai detto? Di che cosa avevi paura?" sussurro piangendo.

"Ho avuto paura che dicendotelo tu mi avresti allontanata sapendo ciò che è successo. Quella sera, al concerto, quando ti ho visto ero confusa, pensavo fossi andato avanti. Poi non ti ho visto più. Ero ne backstage coi ragazzi e Ashton....eri stato investito da un fottuto camionista ubriaco ed io mi sono sentita letteralmente morire. Ho passato tutto il mio tempo libero in ospedale a sperare che tu ti svegliassi e quando è successo ero così felice, ma tu non ricordavi nulla. Ho pensato che mi avresti odiata e ti ho mentito a fin di bene. Poi tu non hai fatto domande fino ad un mese fa e a me è andata bene così. I-io non..."

"Sssh" la zittisco.

"Mi dispiace" sussurra ancora.

"Ho sbagliato tutto io, dico e dico ma sono sempre al solito punto. Ti faccio star male sempre, che razza di-"

Una sua mano mi blocca ed io mi rilasso quando comincia ad accarezzarmi il viso verso il basso fino ad arrivare sul petto dove si ferma e poggia anche la testa. Le accarezzo una guancia tremante. Le stavo facendo del male.

"Ti amo" sussurra. "La cosa bella è che noi sembriamo così perfetti eppure non lo siamo. Siamo la peggior coppia di tutto l'universo eppure ci amiamo. In quattro anni non mai pensato ad un altro ragazzo che non fossi tu, non mi sono mai vista con nessun altro se non te. Ti amo, ti amo veramente con tutte le tue imperfezioni che ti rendono perfetto. Forse è dei tuoi difetti che sono innamorata in realtà, non dei tuoi pregi" conclude.

Però è vero, sembriamo così perfetti e nel profondo lo siamo.

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