11. Festa a sorpresa - parte uno

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YOONGI POV

Dopo quello che era successo tra me e Jimin, avevo cercato di ignorarlo in ogni modo. Gli avevo rivolto la parola solo per salutarlo prima che partisse, dandogli anche un piccolo bacio a stampo sulle labbra. Certo, era stato abbastanza difficile evitarlo perché condividevamo lo stesso letto. Poi vederlo mentre si spogliava lentamente per mettersi il pigiama non aiutava molto, ma ero riuscito nel mio intento.
Oggi era la Vigilia di Natale, ed io e Taehyung la stavamo passando guardando una serie di film natalizi mentre divoravamo ciotole di ramen a non finire.
«Abbiamo preso tutto per domani?», domandai al biondo. Avremmo organizzato una festa in ospedale, per il giorno di Natale. In questo modo nessun paziente si sarebbe sentito solo in un giorno così importante, e ancor meno le persone che ci lavoravano. Ne avevo già parlato con Seokjin prima di lasciare temporaneamente l'ospedale, mentre per y/n sarebbe stata una sorpresa. Speravo le avrebbe fatto piacere.
«Sì, abbiamo tutto l'occorrente. Cibo, bevande, decorazioni...», iniziò ad elencare Taehyung.
«Dovremmo fare anche un albero di Natale», ipotizzai io, interrompendolo.
«Sarebbe un'ottima idea», disse il biondo, alzando il pollice della mano, in conferma.
Riprendemmo quindi a guardare il film Mamma ho perso l'aereo, un film americano molto conosciuto in tutto il mondo. Parlava di un ragazzino che restò bloccato in aeroporto, da solo, dopo non essere riuscito a prendere l'aereo insieme alla sua famiglia. Purtroppo quando in genitori se ne accorsero, era già troppo tardi.
«Yoongi, ti piace davvero Jimin?», mi chiese Taehyung, cogliendomi alla sprovvista. Ci si metteva anche lui adesso.
«Io... sono in uno stato confusionario», spiegai brevemente. E non stavo mentendo. Forse era perché si trattava della prima volta in cui mi preoccupavo veramente della persona con cui mi stavo sentendo. Di solito capivo subito cosa volessi da qualcuno: se a primo impatto mi piaceva, ci provavo senza nemmeno pensarci, finché non mi avrebbe stancato. Ma Jimin era il mio migliore amico, non avrei mai potuto farlo.
«Cerca di non farlo soffrire», si raccomandò il biondo, rivolgendomi uno sguardo serio.
«Ci sto provando, Tae... ci sto provando».

La sveglia tuonò tempestosa alle sette del mattino, quel giorno. Mai avrei pensato di dovermi svegliare così presto a Natale: solitamente restavo a dormire fino a mezzogiorno.
Ma quest'oggi io e Taehyung avevamo una festa da mettere in atto.
Mi preparai in fretta e furia e raggiunsi il mio amico, il quale se ne stava beatamente seduto in salotto.
«Aiutami con le buste», lo obbligai. lui scattò subito in piedi, raccolse tre sacchetti pieni di cibo o altro e camminò fino a fuori casa, per prendere l'ascensore che lo avrebbe portato alla macchina.
«Tutto pronto?», chiesi, una volta giunto anch'io. Ogni volta che organizzavo una festa, temevo di dimenticare qualcosa.
Stavo per mettere in moto il veicolo, quando il mio telefono squillò. Chi sarebbe potuto essere alle otto del mattino?
Lo schermo del cellulare indicava chiaramente il mittente della chiamata: mia madre.
«Pronto?», risposi.
«Buongiorno tesoro, e Buon Natale!», esclamò la donna dai capelli rossi, dall'altro lato del telefono.
Cavolo, mi ero completamente dimenticato degli auguri.
«Ciao mamma, auguri anche a voi. Ce ne sono pure da parte di Taehyung», dissi, dopo che il biondo mi fece segno di augurarle un Buon Natale.
«Grazie, ricambiamo! Come stai, Yoongi? Sembri un po' stanco», notò lei. Infatti, da quando avevo iniziato con la chemio, avevo spesso il fiatone, soprattutto quando facevo attività stancati, ad esempio spostare due buste in croce.
«Sto bene, mamma. Sono solo un po' stressato a causa del lavoro», mentii. «Adesso ti lascio, ti voglio bene». E riattaccai. Mentirle mi faceva quasi piangere, ma dovevo farlo.
«Tutto questo finirà, un giorno», mi consolò Tae, posando una mano sulla mia coscia, diventata più magra rispetto al solito. Un altro motivo per non poter tornare a Daegu: tutti si sarebbero accorti del mio calo improvviso di peso, causato soprattutto dal quel cibo schifoso che mi obbligavano ad ingerire in ospedale.
Il biondo doveva essersi reso conto della tristezza nei miei occhi mentre chiudevo la chiamata, quindi stava provando a rassicurarmi. Gliene ero molto grato.

Nurse | M.Yg.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora