22. Quelli di una volta

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NARRATORE POV

«Mamma, papà, ho un tumore...».
Il giovane dai finti capelli neri era finalmente riuscito a togliersi quell'enorme peso che si portava dietro da mesi, ormai. Si sentiva più libero adesso che anche la sua famiglia sapeva cosa gli stesse accadendo, ma provava ancora sensi di colpa per aver mentito loro.
Come da copione, gli occhi della madre di Yoongi cominciarono a farsi sempre più lucidi, invece il padre si avvicinò al suo primogenito e balbettò: «S-Stai s-scherzando?».
Yoongi negò tristemente con un segno del capo, poi si levò la parrucca acquistata di recente insieme a y/n scoprendo la sua testa, calva a causa della chemioterapia.
«Mi dispiace avervi mentito per tutto questo tempo, ma non volevo farvi preoccupare...», mormorò il ragazzo, mentre stringeva la signora Min che era accorsa da lui, ora completamente in lacrime.
«Oh, Yoon, avremmo potuto aiutarti», diceva tra un singhiozzo e l'altro, e intanto cercava di asciugarsi quelle gocce salate che le rigavano il volto con i palmi delle mani.
Entrambi i signori Min avevano intuito che qualcosa non andava in loro figlio, notando quando fossero profonde le sue occhiaie, quanto fosse più candida del normale la sua pelle e quanto fosse dimagrito negli ultimi mesi, ma mai avrebbero pensato ad una malattia tanto grave.
Erano così tristi e dispiaciuti per non essere riusciti a comprendere il gran malessere di Yoongi; nonostante per telefono sentivano che fosse stanco e che avesse sempre il respiro affannato, avevano sempre pensato che la causa di tutto questo fosse il troppo lavoro. Ed ora capivano perché egli non volesse mai rientrare a Daegu, non voleva far vedere alla sua famiglia che non stesse bene.
«Mamma, perché stai piangendo?», domandò Jungkook leggermente disorientato, con la sua dolce vocina, non comprendendo cosa stesse accadendo. L'unica cosa che era riuscito a capire, era che il suo fratellone avesse qualcosa a lui sconosciuto. «Che cos'è un tumore?», domandò infatti.
Il signor Min si avvicinò al figlio minore e lo strinse a sé. «Amore, non preoccuparti per la mamma», disse l'uomo, ignorando completamente il secondo quesito che aveva posto il piccolo. Il bambino annuì e continuò a guardare dispiaciuto la madre che se ne stava tra le possenti braccia del suo Hyung.
«Anch'io voglio un abbraccio da Yoongi Hyung!», esclamò attaccandosi come una cozza alla gamba del moro, stringendola dolcemente.
Yoongi posò una mano sulla testa del fratellino per scompigliargli i capelli teneramente. Gli era mancato un sacco.
A distogliere l'attenzione di tutti dalla malattia di Yoongi, fu l'uscita di Jin dalla sala operatoria, leggermente sudato. Dietro di lui, due infermiere trasportavano il corpo di Jimin dormiente su una barella.
Seokjin riconobbe i suoi amici ed andò loro incontro. «I genitori di Park Jimin?», domandò guardandosi intorno e notando parecchie facce a lui nuove.
«Eccomi, sono il padre». Il signor Park si alzò subito in piedi nel sentirsi chiamare, e si avvicinò in fretta al giovane medico. «La prego, mi dia buone notizie...», supplicò.
L'espressione di Jin, inizialmente molto esausta, si sciolse in un dolce e rassicurante sorriso. «L'operazione è riuscita con successo, non deve preoccuparsi, suo figlio è fuori pericolo. Ci vorrà un po' di tempo prima che possa riprendersi completamente», disse osservando prima il padre ed il fratello del rosa, e subito dopo Yoongi e Taehyung. Tutti i presenti avevano tirato un sospiro di sollievo. «Quando si sveglierà, potrete andare da lui», aggiunse il chirurgo, per poi inchinarsi in rispetto ed andarsene.
«Yoon, hai sentito?!», urlò il biondo al suo migliore amico. «Sta bene! Jimin sta bene!». Il giovane si lanciò tra le braccia del moro, abbandonandosi completamene in quella stretta ricca di affetto; poi andò dal suo fidanzato. Yoongi era ancora incredulo. Era così felice, non vedeva l'ora di poter parlare con il suo amichetto dai capelli rosa. D'istinto si voltò verso y/n, anch'essa davvero contenta, e le fece l'occhiolino, causando in lei tanto imbarazzo.

Dopo più o meno mezz'ora, una giovane infermiera era venuta a comunicare che Jimin aveva finalmente ripreso conoscenza, e a quella splendida notizia, tutti avevano gioito.
Ad andare da lui per primi, furono il signor Park e Jihyun; essendo suoi parenti stretti avevano il diritto di vedere il rosa prima degli altri.
In seguito era entrato Bang Chan. Nonostante Yoongi fosse impaziente di rivedere il suo piccolo amico, aveva dato la precedenza al giovane, dato che era fidanzato con Jimin.
Il biondo gli era sembrato molto simpatico a prima vista, anche se non aveva ancora avuto l'occasione di parlarci per bene, ed avere una vera conversazione con lui. Comunque era felice che finalmente il rosa avesse trovato un ragazzo adatto a lui e che, soprattutto, lo amasse veramente.
Il turno di Chan era quasi terminato, e Yoongi si era già piazzato fuori dalla stanza dell'amico, pronto per poter entrare al suo interno e parlare con Jimin.
Quando il biondo uscì, prima di far andare il moro, sussurrò all'orecchio di quest'ultimo un: "Ti sta aspettando", accompagnato da un dolce sorriso. E lì Yoongi intuì che il suo vecchio amico non lo odiasse per davvero, come aveva immaginato in tutti questi mesi lontano da lui; il ragazzo capì che, nonostante tutto, nonostante la grande delusione ed il litigio, Jimin gli volesse ancora bene, come aveva sempre fatto. Certo, non aveva la conferma di questo suo pensiero, per ora, però lo sperava con tutto il cuore. Trovava buffo che questa disgrazia fosse accaduta proprio il giorno del suo compleanno, e pensò che magari Jimin stesse tornando a Seoul esattamente per poterlo festeggiare insieme, come loro solito.
Yoongi fece due grossi respiri, preso da un'improvvisa ansia ed agitazione, e finalmente entrò all'interno della camera assegnata temporaneamente a Jimin.
Il piccolo era steso sul letto bianco e morbido dell'ospedale, avvolto tra le lenzuola candide e calde, con una mano sul volto palesemente esausto e senza forze. Intorno a lui vi erano diversi macchinari utili per registrare il battito cardiaco del paziente, e molto altro. La stanza era come tutte le altre: piccola, con le pareti tinte di un coloro chiaro, due grandi finestre che permettevano la vista al maestoso cortile dell'edificio, ed un paio di poltroncine azzurre in cui gli ospiti si sarebbero potuti sedere.
Appena Jimin udì il rumore della porta aprirsi e richiudersi subito dopo, si voltò per controllare chi fosse entrato, sperando che si trattasse proprio del ragazzo che tanto voleva vedere. I suoi piccoli occhietti, rossi probabilmente a causa della troppa stanchezza, incontrarono quelli leggermente insicuri di Yoongi, e automaticamente sorrise, perché la persona che tanto desiderava al suo fianco era proprio qui.
«Ciao, Yoon...», lo salutò il rosa in un sussurro, sorridendo dolcemente all'amico appena arrivato.
Il moro, un po' titubante, ricambiò il saluto con un gesto della mano, alzando anche lui di poco i lati della sua bocca formando un piccolo sorriso.
«Forza, vieni qui, non restare sullo stipite della porta», lo incitò allora Jimin, vedendo che il ragazzo se ne stava immobile a guardarlo, non sapendo se potersi avvicinare ulteriormente. Tastò il lato del letto indicando al giovane di sederglisi accanto, e Yoongi eseguì.
Lentamente il moro fece qualche passo avanti e si fece più vicino al comodo letto, poi si sedette su di esso e tornò a puntare lo sguardo in quello dell'amico, non sapendo bene cosa dire.
«Allora... come stai?», chiese per interrompere il silenzio, che stava diventando un po' troppo imbarazzante. Domanda un po' banale per chi aveva appena avuto un intervento, ma era l'unica frase che era apparsa nella mente vuota di Yoongi.
«Diciamo che potrei stare meglio», rispose Jimin con una leggera risata per alleviare la tensione. «E tu?», chiese a sua volta.
Il giovane esitò un po'. «...Mi sei mancato, Chim», si arrese poi, con gli occhi che divenivano sempre più lucidi. Non avrebbe voluto crollare davanti al rosa, ma era impossibile negare l'evidenza. Il suo amico gli era mancato più di ogni altra cosa. Non era abituato a stargli lontano, erano sempre stati molto uniti, mai era capitato loro di litigare così tanto da separarsi per più giorni. In passato avevano avuto qualche discussione, sì, ma non era mai stato nulla di irrisolvibile. Questa volta, invece, Yoongi l'aveva combinata grossa – perché sì, la maggior parte delle volte che i due bisticciavano, era sempre a causa del moro –, e si odiava per questo.
Jimin portò la sua mano ad intrecciarsi con quella del maggior, poi puntò i suoi occhi in quelli ripieni di lacrime di Yoongi, e disse: «Anche tu, non sai quanto».
«Ti chiedo scusa se ti ho fatto soffrire, mi sento così in colpa, sono solo uno stupido», mormorò il maggiore, mentre aveva due dita che cercavano invano di asciugargli le lacrime che fuoriuscivano dai suoi occhi.
«Non devi preoccuparti per questo, Yoon, ti ho già perdonato», lo rassicurò il rosa, portando una mano a carezzare la guancia del moro.
«D-Davvero? I-Io pensavo che mi odiassi così tanto, e che non mi avresti mai perdonato. Ma poi Chan mi ha detto che mi stavi aspettando, e...».
«Maledetto Channie, gli avevo fatto promettere di non dirti nulla», ridacchiò Jimin, causando anche in Yoongi una dolce risata. «Comunque sì, inizialmente un po' ti odiavo per quello che avevi combinato. Però poi ho compreso che non potevo farci nulla se il tuo cuore aveva scelto y/n, piuttosto che me. In seguito, mio fratello mi ha presentato Bang Chan, e lì ho davvero perso la testa», raccontò subito dopo il rosa. «Oh, a proposito, come va con y/n?».
«Abbiamo fatto pace poco fa», disse Yoongi alzando le spalle.
«Perché, cos'era successo? Anzi, cosa avevi combinato?», rise il rosa, curioso di conoscere il motivo della discussione avvenuta tra i due.
«Non ho fatto nulla di male», si lamentò l'altro, incrociando le braccia offeso dalle parole del minore. «Le ho solo toccato i fianchi», ammise poi.
«Be', non avresti dovuto farlo, y/n non mi sembra quel tipo di persona che ama molto il contatto fisico, soprattutto se da parte di un maschio».
«Sì, ma io volevo solo baciarla», fece i capricci Yoongi, corrucciando le sopracciglia.
«E ci sei più riuscito?», domandò Jimin mettendosi sugli attenti, impaziente di conoscere la risposta.
«Non ancora», ribatté deluso il moro, sbuffando rumorosamente ed alzando gli occhi al cielo.
«E cosa aspetti, allora? Muoviti a farlo o si troverà un altro ragazzo pronto a soddisfarla», lo incitò quindi il minore, ma Yoongi non si spaventò più di tanto, perché sapeva che la castana aveva occhi solo per lui.
«Dici che dovrei baciarla oggi? Non ci vuole l'atmosfera giusta?», domandò con dubbio Yoongi, ricordando che la prima volta in cui aveva baciato il rosa, era stato tutto molto romantico e dolce, nonostante si trovassero nella loro camera da letto.
A quel quesito, Jimin annuì con vigore. «L'atmosfera la crei tu», puntualizzò il giovane, ma appena notò l'amico alzarsi carico e pronto ad andare da y/n, incoraggiato dalle parole del minore, lo bloccò subito urlando un: «No, aspetta!». Dunque Yoongi si fermò, si riaccomodò al suo posto, e guardò Jimin con aria interrogativa. «Cosa?», disse.
«So che tutti i miei oggetti di valore che erano in macchina nel momento dell'incidente sono stati ritrovati. Lì in fondo dovrebbe esserci una busta bianca di "Chanel ", prendila ed aprila», ordinò il ragazzo, ed il maggiore eseguì quanto detto, avvicinandosi ai diversi borsoni di Jimin, al cui fianco vi era posto il sacchetto di cui parlava il rosa. Aprì la busta e dentro vi trovò un cappello di lana completamente blu, con sopra il logo diamantato di "Chanel ".
«E questo?», chiese quindi il moro, non comprendendo il significato di quel berretto, sventolandolo in aria per mostrarlo al suo amico.
«È il tuo regalo di compleanno. Tanti auguri, Yoongi!», esclamò contento Jimin, e Yoongi si commosse nuovamente, perché mai si sarebbe aspettato che il minore gli avrebbe fatto addirittura un pensierino per quel giorno speciale.
«Io... grazie, Confetto, ma non avresti dovuto, sai che...».
«Sì, so che non vuoi regali il giorno del tuo compleanno, ma a me non importa... pensavo lo avessi compreso, ormai», si prese gioco di lui Jimin, interrompendo il maggiore prima che potesse terminare la sua frase, sapendo come sarebbe continuata. Il rosa conosceva Yoongi come le sue tasche, e sapeva perfettamente quanto esso odiasse i compleanni, ma questo non gli avrebbe impedito di comprargli un oggetto speciale per festeggiarlo.
«Sei sempre il solito, amico mio», ridacchiò Yoongi, decidendo poi di indossare il nuovo indumento acquistatogli dal minore.
Erano tornati ad essere quelli di una volta, e questo non poteva che rendere felici entrambi.







-ANGOLO AUTRICE-

Tutto è bene quel che finisce bene.🙈
Finalmente i due amici sono amici sono riusciti a far pace, e a tornare quelli di una volta. Felici? 💜
Io tanto, non ce la facevo più a vederli così tanto separati, e non attendevo altro che arrivare a questo punto della storia.
La madre di Yoongi non sembra aver preso molto bene la notizia della malattia, poveretta ha pianto molto :(. Però la sua reazione direi proprio che è giustificabile.
Be', che dire, ci vediamo con il prossimo capitolo. Vi ringrazio per continuare a leggere la mia storia e a lasciare tante stelline. Spero che stiate apprezzando Nurse, dato che tengo molto a questa fanfiction.
Vi voglio bene, un bacione!😘❤️

Nurse | M.Yg.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora