Solo gli amanti sopravvivono

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Era una fredda notte di inverno, insonne ammiravo il paesaggio dalla finestra della mia camera mentre sorseggiavo una tazza di tè con la speranza di riuscire ad addormentarmi in modo da liberarmi dai miei pensieri pungenti. Intorno a me regnava il silenzio e la gelida morsa dell'inverno riuscivo a percepirla nelle mie stesse ossa. Odiavo quella stagione, la natura si accingeva a morire e con lei anche la voglia di vivere la mia vita.
Mi ero trasferita a Detroit ormai da qualche anno e avevo finalmente trovato un lavoro decente come bibliotecaria, tuttavia mi mancava follemente la mia amata Londra nella quale ero cresciuta e dove avevo trascorso i miei anni più spensierati, ma non potevo più tornare indietro. Mi trasferì per seguire il mio ex fidanzato ma ben presto lui si stancò di me, come tutti quelli prima di lui, tanto che nella mia testa balenò più di una volta l'idea di essere sbagliata per questo mondo e per l'epoca nella quale avevo la sfortuna di vivere, non ero in grado di costruirmi una famiglia e di crearmi degli amici, ero una persona che amava la solitudine, la mia unica vera ragione di vita era la musica e dopotutto a me andava bene così. Ero ossessionata da questa, amavo rinchiudermi in casa per comporre nuovi brani che nessuno, di fatto, avrebbe mai ascoltato ma per me era una droga, la più costosa e la più deliziosa e come una vera e propria dipendenza non riuscivo a smettere. La musica mi aiutava a non sentire il silenzio che mi circondava.
Tuttavia la mia mente non aveva proprio voglia di dormire, cercai ogni singolo rimedio contro l'insonnia, presi delle pastiglie, gocce, tè, nulla da fare... per me la notte era il mio giorno e il giorno, la mia notte.
Stufa e rassegnata, decisi di vestirmi per uscire un po', magari una passeggiata mi avrebbe conciliato il sonno... indossai un abito rosso sangue lungo fino alle ginocchia e delle Louboutin meravigliose. Mi misi il rossetto rosso e un po' di mascara per accentuare il mio sguardo da cerbiatto, non osavo truccarmi in qualsivoglia altra maniera in quanto ero negata, lasciai i capelli sciolti, non avevo voglia di acconciarli ed uscii di casa.
Guidai fino al pub vicino casa mia, non distava molto, ogni sera vi era la musica dal vivo e in quella serata si sarebbe esibita l'unica persona che avevo conosciuto in tutti quegli anni, la mia collega di lavoro che ogni tanto amava cimentarsi nell'arte canora, ed allora colsi l'occasione per andare a salutarla.
Non vi era molta gente, volti già visti e rivisti, perciò cercando di non far ricadere troppa attenzione sulla mia persona mi recai dapprima a salutare la mia amica e in seguito al bancone per ordinare qualcosa da bere.
"Un mojito, per cortesia" chiesi al barista.
Nell'attesa del mio drink i miei occhi scrutavano ogni singolo particolare del locale, un luogo abbastanza squallido così come le persone che lo frequentavano, ma me ne fregai.
"Ecco a lei, signorina" mi disse il barista mentre mi indicava il mio cocktail. Lo bevvi tutto in un sorso, faceva schifo ma di certo non potevo pretendere chissà quale prelibatezza in un posto del genere. Dopo qualche ora il live music finì e allora decisi di tornare a casa, mi alzai dal tavolo e mi recai lentamente all'uscita quando il mio sguardo incrociò per sbaglio quello di uomo seduto ad un tavolo lì vicino, i suoi occhi mi avevano completamente rapito ma notai che anch'egli era attratto da me tanto che seguì ogni mio passo fino all'uscita del locale. Non ebbi modo di osservarlo a lungo ma quell'attimo sembrò eterno, il suo sguardo fu per me ipnotico, non mi era mai capitato. Nonostante ciò non diedi troppo peso all'accaduto, infondo non era successo niente di eclatante, avevo solo visto un nuovo volto, quello di uno sconosciuto e tale rimaneva. Tornata a casa caddi finalmente in un sonno profondo, non ebbi neppure la forza di cambiarmi, ero esausta. Quella notte sognai quell'uomo, la sua immagine era sfocata ma i suoi occhi non lo erano affatto, occhi azzurri come il cielo primaverile privo di qualsivoglia nuvola, uno sguardo sensuale e penetrante, occhi che riuscirono ad attraversare la mia anima e a regnare i miei sogni.

La notte trascorse veloce, come il respiro di un bambino, e tutto d'un tratto sentii i raggi del sole accarezzare i miei occhi, fu allora che mi svegliai. Ero un vero disastro, il make up completamente sciolto sul mio viso e sul cuscino e il vestito stropicciato come i petali di un papavero. Andai in bagno e mi feci una doccia calda... dopo essermi sistemata uscii di casa per recarmi a lavoro. Durante il tragitto da casa fino alla biblioteca ripensai all'accaduto della sera prima, non riuscivo a non pensare a quell'uomo, volevo rivederlo ancora, questa volta però ammirarlo in ogni suoi piccolo particolare, ma sapevo essere un evento abbastanza improbabile, non conoscevo neppure il suo nome. Assorta nei miei pensieri il tempo volò via veloce e neppure realizzai la venuta della sera fino a quando il mio capo non mi disse di andare a casa.
Giunta nuovamente a casa mi preparai la cena con quei pochi alimenti che vi erano ancora nel frigo; dopo qualche ora mi ritrovai distesa sul pavimento della mia camera ad osservare il soffitto mentre ascoltavo della musica leggera con un vecchio giradischi quando, all'improvviso, sentii dentro me accendersi un fuoco incandescente al pensiero di incontrare di nuovo quello sconosciuto. Mi misi la prima cosa che mi capitò sottomano e mi recai al solito pub, entrai ma lui non c'era, la sedia sulla quale era seduto la notte precedente era vuota, come la sensazione che provai nel accorgermene. Ormai rassegnata uscii dal locale e camminai verso la mia macchina, immaginavo il mio sogno di vederlo di nuovo svanire e cadere nel pozzo dei desideri ormai arido e privo di vita. Mi sentii sciocca per come mi ero comportata, che cosa mi aveva detto la testa? Che cosa avrei fatto anche se lo avessi incontrato realmente? Nel frattempo mi sedetti in macchina e girai la chiave, ma presto notai di aver dimenticato la borsa all'interno del locale. Corsi di nuovo dentro per cercare di recuperarla ma con scarsi risultati, ero entrata nel panico.
"Per caso sta cercando questa?" sentii una voce calda e profonda rivolgersi a me e di colpo mi girai seguendo le vibrazioni di quel armonioso suono, lo vidi, era lui, l'uomo che aveva conquistato i miei pensieri per tutti quei giorni. Annuì e gli sorrisi mentre lui si avvicinava per restituirmi la borsa. Dopo pochi secondi lo ringraziai. "Posso offrirle qualcosa da bere? Sempre che non abbia null'altro da fare." mi disse.
"La ringrazio ma non voglio crearle ulteriore disturbo, ha già fatto tanto per me." gli risposi, ma lui non mi diede neanche il tempo di concludere la frase che mi rivolse nuovamente parola.
"Nient'affatto, sarebbe un piacere trascorrere del tempo in sua compagnia."
Gli sorrisi e ci recammo al bancone, fui l'unica a ordinare qualcosa da bere, lui mi disse di essere astemio, dopo di ciò cominciammo a parlare.
Rimasi folgorata dalla sua bellezza, il suo volto pallido era incorniciato dai dei capelli un po' lunghi di un lucente nero corvino, aveva delle labbra sottili e sensuali, era molto alto e longilineo ma dalla sua maglietta riuscivo ad intravedere un petto e addome scolpiti, le sue mani erano affusolate e al posto degli occhi possedeva delle preziose gemme. Indossava un vestito rock'n roll stile anni '50 e degli stivali con borchie, indumenti alquanto insoliti per l'epoca in cui ci trovavamo.
"Sono stato davvero sgarbato nel non essermi presentato, mi chiamo Adam" mi disse mentre mi baciava delicatamente la mano destra, sentii le sue labbra umide sfiorare a malapena la mia pelle e il tocco della sua mano gelida accarezzarmi la mano, un brivido camminò veloce lungo la mia schiena.
"Io sono Alyce, anche se ormai mi fa effetto sentire il mio nome per intero, sin da piccola tutti quanti mi chiamano Aly."
"Non dovreste permettere che le persone vi chiamino con quel nomignolo, un nome come Alyce è così meraviglioso che non sopporterei di separarmi da una sola sillaba di esso." Mi disse con voce profonda.
Rimasi senza parole, ci guardammo negli occhi e vidi sorgere sul suoi viso un sorriso smagliante.
"È da molto tempo che abita qui? Non ho mai avuto il privilegio di incontrala fino all'altra sera." Mi domandò mentre mi osservava bere il mio drink.
"A dire il vero abito ormai a Detroit da circa 2 anni, ho lasciato la mia città, Londra, per amore, un amore che con il passare del tempo si è dimostrato falso e meschino..." dissi con un filo di rabbia nella voce. "Inoltre non sono un'amante della vita mondana." Proseguì.
"Se posso permettermi, credo che quell'uomo sia un pazzo, quale uomo si potrebbe separare da lei, la sua bellezza è rara quanto quella di una rosa nel deserto." Disse.
La sua frase mi tolse d'un tratto il respiro, quella sua semplice frase aveva di colpo migliorato la qualità della mia vita. Lui se ne accorse e sorrise. Quell'uomo nascondeva qualcosa, percepivo in me la curiosità di scoprire tale secreto, perché mi sentivo così attratta da lui? Dopotutto ero cresciuta come una donna dai sani principi ma lui riusciva con ogni sua frase a distruggere ogni mio pensiero razionale...
"Non era mia intenzione imbarazzarla, ma come dice un grande filosofo « la verità trionfa da sola, la menzogna ha sempre bisogno di complici »" mi disse poco dopo.
"Anche lei è appassionato di filosofia?" gli chiesi.
"Sono appassionato di tutto ciò che è arte, dopotutto la cultura è l'unica droga che crea dipendenza." Mi rispose.
Parlammo per ore e rimasi stupita dalla sua disarmante conoscenza di ogni singola cosa, sapeva ogni minimo particolare della vita e delle opere di qualsiasi artista o intellettuale di cui discutemmo quella sera, conosceva profondamente la storia quasi come avesse vissuto veramente quegli avvenimenti. Amavo la sua voce, le mie orecchie erano in estasi nell'ascoltare ogni singola parola emessa da quell'uomo di altri tempi.
Nonostante ciò le sue movenze alimentavano i miei dubbi, ogni sua mossa sembrava essere accelerata, le sue pupille d'un tratto avevano completamente coperto il suo vivido celeste e ogni volta che ci guardavamo percepivo la sua trepidazione alimentarsi come una scintilla nel buio più oscuro... cos'è che non andava in lui?
Dopo poco mi propose di fare una passeggiata, ci pensai un po' prima di accettare, dopotutto era notte fonda, il giorno dopo mi sarei dovuta alzare presto per andare a lavoro e per quanto mi sentissi al sicuro vicino a lui, non potevo ancora completamente fidarmi, non dopo quei segnali. Gli lasciai guidare la mia macchina, non potevo guidare dopo quel drink alcolico, non era sicuro per entrambi. Lo ammirai per tutto il tempo cercando di non darlo troppo a vedere e dopo pochi minuti, senza accorgermene, mi addormentai.
Mi svegliai di soprassalto quando la macchina si fermò e mentre i miei occhi tentavano di aprirsi, vidi e percepii sopra il mio corpo la sua vecchia giacca di pelle, mi girai e lo vidi sorridermi.
"Ho pensato sentissi freddo, queste notti sono gelide."
"La ringrazio, ma lei non sente freddo con quella maglietta!" gli dissi
"Per favore, dammi del tu, e comunque non preoccuparti per me, il freddo è mio amico." Disse ridendo e io feci altrettanto per non insospettirlo, cosa voleva intendere con quella frase, come fa il freddo ad essere amico dell'uomo, pensai tra me e me.
"Posso farti una domanda?" gli chiesi con un po' di sfacciataggine, lui annuì. "Quanti anni hai? Non riesco proprio a decifrare la tua età, il tuo volto è per me un enigma irrisolvibile." Gli dissi .
"Francamente credo che l'età sia un qualcosa di altamente futile, il tempo è così meschino quando si è da soli, ama prendersi gioco delle nostre anime dannate. Io ho l'età che sento di avere, ormai vivo da talmente tanto tempo che l'ho quasi dimenticata." Mi rispose tutto d'un fiato.
Non proferì parola, non ne avevo il coraggio, in quel momento preferì non chiedere spiegazioni, in quella frase i miei dubbi trovarono nutrimento, si alimentarono e divennero più intensi... dopo attimi di silenzio decisi di cambiare discorso.
"Dove ci troviamo?" gli chiesi.
"È una sorpresa." Mi rispose, in modo secco.
Davanti a me, appena scesi dalla macchina, vidi una casa, una di quelle antiche, un po' trasandate ed ebbi un po' di trepidazione.
"Di chi è questa casa, non dovevamo andare a fare una passeggiata?" dissi con voce spaventata.
"È casa mia, non preoccuparti, devo solo prendere una cosa, dopodiché potremmo goderci la nostra passeggiata." Mi rispose.
Cercai di restare calma, di mantenere sangue freddo e annuì senza professare alcuna parola.
"Prima che tu ti congeli entra in casa! Almeno mi attenderai al caldo." Mi ordinò ed io obbedii senza esitare, stavo morendo di freddo.
Entrammo dentro casa, il giardino non mi fece una bella impressione ma per mia sorpresa l'interno della casa era davvero accogliente, appena entrai vidi un enorme camino e una libreria strapiena di libri di ogni genere. La casa era enorme, ricca di stanze tra cui la più bella era il salone dove al suo centro vi era un meraviglioso pianoforte a coda e, a pochi passi da questo, si ergeva una maestosa scala a chiocciola che conduceva al piano superiore.
"Con il tuo permesso corro a prendere ciò di cui necessito." Io annuì, "Fa come fossi a casa tua." Proseguì mentre saliva al piano di sopra.
La tentazione fu grande e non riuscii a controllarla, mi sedetti sullo sgabello e cominciai a suonare il pianoforte. Suonai una vecchia ninna nanna che mia madre mi faceva ascoltare per conciliarmi il sonno da bambina, era bellissima e mi portò alla memoria i miei ricordi d'infanzia.
Ero talmente presa nel godermi quella melodia che non mi accorsi che Adam era tornato, si trovava dietro di me. Finita la canzone mi applaudì.
"Non mi avevi detto di essere in grado di suonare così magnificamente il pianoforte." Mi disse stupito, la sua espressione di colpo si era tramutata in quella di un bambino.
Solo in quell'istante mi resi conto di ciò che avevo fatto, come mi ero permessa?
Gli chiesi scusa per il mio scortese comportamento, ma lui mi disse di non preoccuparmi, amava la musica e chiunque altro provasse lo stesso sentimento per lei.
Decidemmo di suonare un pezzo a quattro mani, Adam era una pianista provetto, feci molta fatica a stargli dietro, ero stregata dalle sue mani, quelle dita affusolate toccavano i tasti con una tale delicatezza che generarono in me emozioni forti.
Terminata l'esecuzione ci guardammo negli occhi, ogni volta che mi guardava io rinascevo nei suoi occhi. Adam mise la sua mano sul mio viso e mi accarezzò la guancia, assaporai quell'attimo con tutta me stessa e all'improvviso le mie ansie si affievolirono. D'un tratto sentii le sue labbra umide e morbide posarsi sulle mie, il contatto delle sue labbra contro le mie provocò un formicolio che si estese in tutto il corpo accendendo il mio desiderio. Era successo tutto così velocemente, ma dentro di me sapevo di non poter sciupare quell'incontro voluto dal destino, eravamo nati per stare insieme.
Spinta dal desiderio appoggiai le mie mani sul suo petto per poi farle salire sulle spalle e accarezzargli il collo con i pollici. Il mio corpo non poté fare a meno di cedere contro il suo, il quale mi accolse stringendomi contro il suo petto. Le nostre lingue presto si incontrarono, danzando un tango sensuale e passionale, amavo il suo profumo, amavo tutto ciò che lo rendevano lui, amavo Adam.
Dopo qualche minuto incominciai a baciargli il collo, era gelido ma non gli diedi importanza.
"Adam, voglio essere tua." Gli sussurrai all'orecchio, mi sentii una donna intraprendente ma temevo una sua risposta negativa, sapevo che se mi avesse rifiutato sarei morta dal dolore.
Lui non disse nulla, mi baciò nuovamente e mi portò in braccio fino al piano di sopra. La sua camera da letto era arredata in stile gotico, mobilia scura in legno color noce, il lampadario in vetro soffiato, carta da parati nera e il letto in ebano con delle lenzuola in velluto rosso. L'atmosfera ad occhi estranei poteva apparire macabra e sconveniente, ma io l'adoravo, quella stanza alimentava la fiamma del mio cuore.
Adam continuava ad abbracciarmi e baciarmi appassionatamente, poi la sua bocca si posò sul mio collo e accennò un piccolo morso vicino alla giugulare. Rimasi un secondo senza fiato, sorpresa a seguito di quella sua azione, non sentii respirarlo, non sentii il suo cuore battere, ma dopo poco mi piacque davvero tanto, incominciai anch'io a morderlo, prima sulla spalla e poi morsi il suo labbro inferiore.
Adam prese l'iniziativa, dopo qualche attimo mi distese sul letto e mi spogliò con premura, gettò il mio reggiseno sul pavimento e cominciò a toccarmi il seno, a giocare con i miei capezzoli.
"Mi perderei nei tuoi seni tremanti, nell'oscurità del tuo armonioso corpo." mi disse con voce sensuale.
Le sue mani scivolavano lungo tutto il mio corpo, erano ghiacciate, provai un brivido dietro la schiena a seguito di ogni suo tocco.
Adam si distese sopra di me, il suo corpo era freddo come la pietra, tutto era gelato, anche il suo fiato sulla mia pelle, i miei dubbi lasciarono il posto ad un'unica certezza, una di quelle macabre e assurde.
Ogni uomo ha i suoi demoni ed Adam aveva conosciuto da tempo i suoi, dopo avermi baciato di nuovo sulle labbra mi sussurrò all'orecchio una frase che mi gelò il sangue
"Tu sarai il mio nettare." In quell'istante potei capire la sua vera natura.
Quella sera mi sembrò una buona notte per morire, quella sera mi sembrò come un buona notte per risorgere, quella notte avrei vissuto per la prima volta la mia vita e l'avrei vissuta anche per l'ultima volta. Adam era senza vita, ma in qualche modo mi avrebbe donato la più bella vita che avessi mai potuto desiderare.
"Tu sei quella persona che voglio al mio fianco, per l'eternità, non ho nulla da perdere ." Gli sussurrai all'orecchio.
Adam mi guardò negli occhi e potei vedere riflessi nei suoi la voglia del mio sangue, sentii i suoi canini lacerare la mia pelle e alcune gocce di sangue scivolare lungo il collo fino a posarsi sul mio petto, avvertì un dolore acuto, non riuscì ad emettere nessun rumore, ma ben presto quel dolore si trasformò in un piacere estremo che mi gettò in uno stato di estasi mai provato prima d'ora.
Adam non mi uccise, mi trasformò. Ero pronta a morire da umana per risorgere da vampira, non avevo paura, il mio unico desiderio era di diventare sua, di essere la sua signora.
La trasformazione fu lunga, ma Adam non smise mai di starmi accanto, i nostri corpi rimasero avvinghiati per tutto il tempo, lo sentivo dentro di me, dentro la mia anima che lentamente si nutriva d'estasi prima che la morte non la portasse via da me per sempre. Adam assaporò la parte più intima di me, si dissetò alla mia fonte, inebriò i suoi sensi e sentii in quell'istante di aver conquistato la mia parte migliore, la mia anima.
Facemmo l'amore, un amore che andò avanti per tutta la notte, fu passionale, carnale e maledetto.
Dopo alcune ore mi sentii diversa, ero finalmente diventata una vampira, avevo voglia di sangue, ero affamata. Adam mi protrasse un piccolo calice al cui interno vi era dello 0 Rh negativo, il più puro che vi fosse. Lo bevvi tutto di un sorso, lo sentii scorrere lungo la mi gola, persi il controllo, il mio corpo cominciò a contrarsi per il piacere, mi sentii in estasi, portai il collo all'indietro, occhi chiusi e bocca semi aperta, il sangue colava dalla mia bocca e in quell'istante percepii i miei canini spuntare. Adam mi osservava compiaciuto e mi stringeva forte la mano.
"Tu sarai l'acqua che mi disseterà, il mare che mi rinfrescherà, e il sole che mio riscalderà, tu sarai il mio tutto Alyce, per l'eternità." mi disse baciando la mia mano. "Finalmente ho trovato la mia metà, finalmente l'eternità sarà più dolce con te al mio fianco." Proseguì.
"Da quando ti ho incontrato, non ho mai smesso di amarti." Gli dissi mentre ammiravo i suoi occhi.
Da quel momento in poi saremmo stati i sovrani della notte, ci saremmo riconosciuti nell'oscurità, il buio si sarebbe trasformato nel nostro sogno, il desiderio di stare insieme.
Ci addormentammo abbracciati prima del sorgere dell'alba, la notte successiva avremmo vissuto l'inizio della nostra vita da anime dannate, avremmo vissuto quella vita per l'eternità, insieme, mano nella mano, perché infondo lui era il mio nettare, il riflesso della mia lussuria ed avremmo vissuto ogni notte come un dono prezioso, come il frutto della nostra passione.

IMMAGINA TOM HIDDLESTON (Loki, Adam, T. Sharpe...)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora