Rivelazione

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Corro verso il bagno coprendomi la bocca con la mano. Mi sento talmente male che sulle prime non mi accorgo neppure del ritorno nella stanza di Loki mentre mi piego sul water in preda a un violento attacco di vomito.
«Penelope? Che ti prende?».
Ancora non riesco a rispondere. Mi sostiene preoccupato, levandomi i capelli dalla faccia, in attesa che mi riprenda.
«Ti senti bene?». La sua voce è piena di tensione.
«Sí» boccheggio, mentre cerco di alzarmi per sciacquarmi la bocca. Loki mi aiuta con delicatezza. Mi appoggia una mano fredda sulla fronte. Una bella sensazione.
«Ora mi lavo i denti e vedrai che starò meglio». Lo rassicuro. Appena il sapore in bocca migliora, mi volto per baciarlo sulla guancia.
«Potresti portarmi un bicchiere d'acqua?» Gli domando mentre mi siedo sul letto. Loki
annuisce ed esce dalla camera per recarsi nelle cucine di Asgard. Ho bisogno di restare un attimo da sola. In quell'istante comincio a contare, a mente. Una volta. Una seconda. E poi daccapo.
"Cosa mi sta succedendo?"
Ad un tratto il colpo sulla porta mi spaventa e sobbalzo senza accorgermene. Loki mi scruta, osserva la mia espressione, vuota e fissa.
Si siede accanto a me e mi protrae il bicchiere d'acqua.
«Cosa c'è che non va?».
«Loki, quanti giorni sono passati dal nostro matrimonio?».
«Perché me lo chiedi?».
«Tu rispondi e basta.» Sussurro impaziente.
«Venti» risponde automatico. «Mi spieghi cosa sta succedendo? Mi stai facendo saltare i nervi».
Gli faccio segno di aspettare. "Oh no" Cerco di deglutire.
«Loki, ho un ritardo.» Affermo di getto.
Non risponde. È come se si fosse trasformato in una statua. Il suo sguardo si fa vitreo, come se non riuscisse più a vedermi.
D'istinto, quasi involontariamente, la mia mano si posa sullo stomaco. «Andiamo, no!» strillo.
Mi alzo a fatica dal letto, mi posiziono davanti allo specchio e sollevo il tessuto del vestito, guardandomi intensamente la pancia.
«Non è possibile.» Mormoro
Non ho alcuna esperienza di gravidanze ma non sono stupida. Avevo visto abbastanza trasmissioni televisive per sapere che non funzionava così. Ero in ritardo solo di una sei giorni. È trascorso troppo poco tempo perché il mio corpo si fosse già accorto che potevo essere incinta. Troppo presto per avere la nausea al mattino! E soprattutto troppo presto per aver un lieve ma visibile gonfiore che spunta dal ventre. Ma Loki non è umano... forse è per questo motivo che mi sento intrappolata in una corsa interminabile verso la scottante verità.
Giro su me stessa per esaminarmi da ogni angolazioni, traccio con le dita il profilo della piccola sporgenza, sorpresa di sentirla tremendamente dura, sotto la pelle.
Scuoto la testa, sbalordita e pensierosa.
Mi accorgo a malapena delle lacrime strane e silenziose che cominciano a rigarmi il volto.
Loki collassa sul cuscino, con il petto che si alza e si abbassa al ritmo di respiri profondi e convulsi, è sconvolto.
"S-sono incinta." Penso tra me e me.
Non mi sono mai vista nei panni di una madre, mai avevo desiderato esserlo. Ma questo figlio, avere in grembo il figlio di Loki, è tutta un'altra storia. Lo desidero come l'aria nei polmoni. Non è una scelta, ma una necessità.
Poso la mano sulla pancia, in attesa di sentire qualche movimento inaspettato, e le lacrime riprendono a scorrere.
«Penelope?»
Mi volto, scossa dal suono della sua voce. È fredda e riflette alla perfezione la sua espressione, vuota e dura.
In quell'istante scoppio a piangere.
«Penelope!».Mi prende il volto tra le mani. «Stai male?»
«No, no...»
Mi stringe a sé. «Non temere, mia madre potrà aiutarci. Ce ne occuperemo noi e tu guarirai.»
«In che senso?»
Si scosta per guardami negli occhi. «Non permetterò che quell'essere ti faccia del male.»
«Quel che?» esclamo inorridita.
Con un scatto distolgo lo sguardo, mi stringo forte alla sedia per non perdere l'equilibrio. Mi tremano le gambe.
«No» sussurro. A Loki del bambino non interessa nulla. Lui vuole fargli del male. La splendida immagine nei miei pensieri si modifica bruscamente e si trasforma in qualcosa di cupo, di angosciante.
Loki mi cinge i fianchi come per trattenermi.
«Vattene!» gli urlo contro.
«Penelope, ti prego!» Loki tenta di stringermi tra le sue braccia, ma io non voglio, metto le mani davanti a me in segno di repulsione.
«Vattene via!». Malgrado sia inferocita, mi si legge facilmente il terrore negli occhi.
«Ora basta.» urla «Io non voglio che tu muoia a causa sua!» La sua voce, che fino a quel momento non ha tradito alcuna emozione, d'improvviso è rotta. «Tu sei una mortale! Non puoi gestire tutto questo! Ti ucciderà! Tu non puoi farmi questo.»
«Ma di che cosa stai parlando?». Mi tremano le mani, mentre aspetto una risposta.
«E se il bambino fosse un gigante di ghiaccio proprio come me? La sua forza distruggerebbe ogni tua piccola parte. Ti ucciderebbe dall'interno! LO VUOI CAPIRE.» Esclama iracondo.
Non alzo lo sguardo. Non riesco a trattenere l'ondata di dolore che mi colpisce in un attimo, come una coltellata, ma cerco di non darlo a vere.
«Io non voglio fargli del male, Penelope.» Mormora. «Ma non posso perderti»
«Ma tu non mi perderai mai.»
«Non puoi esserne sicura. Non sei forte abbastanza.»
«Lui è mio.» ringhio feroce.
«E tu sei mia. E come tale devo proteggerti.»
«Avresti potuto pensarci prima!» Gli urlo contro.
Mi accorgo di aver esagerato. Loki non dice nulla. È assorto nei suoi pensieri. Fissa il pavimento con un'espressione indecifrabile. E dopo poco se ne va, sbattendo con irruenza la porta dietro di sé. Lasciandomi sola nella stanza. Avvolta da un velo di tristezza.
Faccio un respiro profondo, ho un fortissimo mal di testa. Allungo la mano verso la pancia, l'accarezzo, e tra una lacrima e l'altra canto una dolce ninna nanna.
«Non temere, la mamma è qui.» Esausta, crollo sul letto, in attesa che l'indomani inizi una volta per tutte la maledetta battaglia con Loki.

IMMAGINA TOM HIDDLESTON (Loki, Adam, T. Sharpe...)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora