Il primo litigio

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Non mi sono mai definita una persona gelosa, ma forse dovrei ricredermi.
"Chissà come sarebbe la mia vita senza di lui." Me lo chiedo di continuo.
Credo di essere gelosa persino del suo passato perché, a questo mondo, nessuno dovrebbe sapere che sapore hanno le sue labbra a parte me.
Il fatto è che non avevo mai trovato una persona come lui, una persona che la pensa come me, che ama fare ciò che amo fare io, una persona che se fa una cosa, la fa con il cuore.
Non avevo mai trovato una persona che sa amare così tanto, così forte, così incondizionatamente, ma soprattutto non avevo mai avuto la fortuna di incontrare un uomo che ha occhi solo per me, per un disastro vivente come me.
Non avevo mai trovato tutto ciò prima di conoscere lui, Thomas è unicamente perfetto.
Ma adesso credo di aver rovinato tutto. Per un futile capriccio. Per una sceneggiata da bambina. Ho avuto paura che potesse trovare una persona migliore di me perché dopotutto non sono niente di che.
Dico sempre la cosa sbagliata al momento sbagliato, mi arrabbio facilmente, un attimo rido, l'altro piango. Non sono bella come quelle attrici con cui lavora, non sono magra come le modelle con cui scatta degli shooting, non sono socievole come le giornaliste che lo intervistano... e mille altre cose.
Ho temuto che lui potesse accorgersi del mucchio di errori e sbagli che ha davanti, che si potesse stancare di me, e che prima poi decidesse di andarsene, senza dirmi nulla, portandosi via il mio cuore.
Sì. Lui ha il mio cuore, il terrore di perderlo ha finito per distruggermi.
Sono passate ore dal nostro litigio eppure non vi è stato un momento in cui la sua frase non smetta di riecheggiarmi nella mente
"Io ti amo, ti amo più della mia vita, ma non posso vivere con la consapevolezza che la persona per me più importante non ha fiducia nella nostra relazione."
Faccio un bel respiro, sentendo l'aria che combatte per entrare e uscire dal mio corpo.
Credo che piangere in silenzio sia il momento più triste, quando senti un nodo in gola e i tuoi occhi iniziano a diventare lucidi, quel momento in cui stai urlando e nessuno riesce a sentirti.
Sono seduta ai piedi del letto, stringo forte il cuscino. Sto soffocando dal dolore. Dovrei smetterla di essere così sensibile, di crollare davanti agli altri. Non sono una persona molto forte. Lo sembro, ma non lo sono. La verità è che sono fragile, come carta da zucchero da sgretolare.
Ci sono dei periodi in cui proprio non riesco ad andare avanti, proprio come questo. Io li chiamo i periodi vuoti. Periodi in cui sono troppo stanca per provare ad amare, troppo stressata per pensare, troppo disillusa per sperare. I periodi in cui convivo con l'assenza di emozioni. Periodi formati da giorni un po' così. Un po' senza senso, ma che poi di senso ne hanno fin troppo. Passano le ore e non faccio che peggiorare la situazione, sentendomi fuori posto anche in me stessa, guardandomi allo specchio, chiedendomi "dov'è che ho sbagliato?". E la risposta non la trovo, no che non la trovo. Mi sembra sempre più lontana, forse inesistente. Mi sembra che la vita, piano piano, si dimentichi di me, costringendomi a rimanere sola, con le mie esili forze. E non c'è niente di più giusto nel pensare che vada bene così, perché, in fondo, per me, nessuna compagnia è migliore del silenzio.
"Perché l'ho fatto? Lui non merita un tale trattamento!" Continuo a ripetermi mentalmente, cullandomi con il suono del mio pianto, singhiozzando, mentre mi sento come in procinto di annegare in un mare di sofferenza.
Arriva un momento, durante il pianto, in cui le lacrime iniziano a scendere da sole. In cui non mi escono nemmeno più i singhiozzi. Le urla.
Resta tutto incastrato in gola. E sussulto, sussulto solo. Sussulti violenti, quasi spasmi.
Il dolore che cerca di uscire ma non ce la fa, mi muore dentro, appassisce nell'anima.
Lui è stata la persona giusta al momento sbagliato. Me la sono presa con lui quando in realtà è l'unico in grado di salvarmi dall'oblio della realtà.
Mentre sono avvolta dai miei lancinanti pensieri, sento la porta della camera spalancarsi e repentinamente sposto lo sguardo dalla parete che mi ero messa a fissare. Vedo Tom. Sono distrutta, a pezzi. Cerco di nascondere le mie fragilità ma, come sempre, i suoi occhi, senza volerlo, finiscono per vedere troppo. Vedono persino ciò che mi ostino a nascondere.
Mi fissa impassibile. Sul suo volto è ancora impresso il segno dello schiaffo e sulle mie mani percepisco la sporcizia di quel gesto così villano.
Tom si avvicina verso di me, lentamente, quasi intento a chiedere il permesso.
Mi sento sprofondare.
"Com'è fattibile che, nonostante quello che ho fatto, lui desideri ancora starmi accanto, come può ancora avere così tanta premura per una persona come me?" Rifletto con me stessa.
Lui è un uomo che insiste, che non molla per stupide "incomprensioni caratteriali", che non cede al primo no, o che si spaventa dei miei muri, ma che mi tiene stretta per non farmi scivolare dalle sue mani, dal cuore, che trova e prova qualsiasi armatura e attrezzatura per buttar giù ogni mattone.
Delicatamente si siede accanto a me sul letto.
I suoi occhi mi scrutano.
«Possiamo abbracciarci e basta? Senza parlare se preferisci» domanda dopo poco, con un filo di voce. «Non c'è cosa che mi faccia più soffrire del vederti star male.» prosegue.
Quando chiudo gli occhi per asciugarmi le lacrime, lo sento attirarmi fra le
sue braccia, facendomi sentire protetta e a casa.
In quell'abbraccio mi ci perdo, ci verso tutta me stessa, le mie paure, le mie insicurezze, il mio affetto, il mio amore. In quell'abbraccio non si avvolgono solo le braccia, ma sono proprio i cuori ad unirsi. Lo stringo forte e lui ancora di più, quasi col rischio di romperci qualcosa, ma alla fine esco sanata nell'animo.
«Non piangere.» mi sussurra dolcemente all'orecchio.
«Perdonami Thomas. A volte allontanarmi è ciò che so fare meglio, l'unica cosa che so fare è far andare via le persone, farle scivolare dalla mia vita.» dichiaro, sospirando aspramente. La mia mano sfiora il suo volto, accarezzando la guancia ancora probabilmente indolenzita. «Sono solo una stupida ragazzina.»
«Shh... tu non sei stupida, non osare neppure pensarlo. Il fatto è che, nelle persone estremamente sensibili ed intelligenti, come te, c'è un velo di tristezza che non permette loro di essere mai, totalmente, felici.» spiega, per poi baciarmi dolcemente la fronte.
«Sono un disastro Tom, e tu un'opera d'arte. Trovo sempre il modo per farti star male, dico sempre qualche parola che non dovrebbe essere detta... ho sempre sbagliato a comportarmi, ho sempre sbagliato tutto. Alla fine lo sbaglio credo di essere diventato io.» dichiaro, con un triste sorriso.
«È vero» afferma, il volto serio. «Sei lo sbaglio più grande e importante della mia vita, sei la cosa più bella che mi sia mai successa. L'errore più sbagliato di tutti. Sei la persona che amo e che non voglio perdere per niente al mondo» dice con tono affettuoso «sono pronto a superare ogni avversità sapendoti al mio fianco» prosegue, mentre mi osserva attentamente.
«Mi dispiace essere così come sono. Ho sempre bisogno di essere rassicurata su tutto perché sono una ragazza debole e piena di insicurezze. Mi dispiace diventare triste per delle sciocchezze e riversare ogni mia emozione su di te. Perdonami se sono diventata dipendete dal tuo sorriso e dalle tue parole dolci, scusa se non riesco più a farne a meno e ho costantemente paura che qualcuno migliore di me possa portarti via. Scusami anche perché mi scuso troppo e scusa per altre mille cose. Perdonami se puoi e ti prego, continua ad amarmi, anche se sono fatta così dannatamente male.»
Si accosta vicino a me. Mi bacia. Lo abbraccio tutta tremante, trasfondo i miei sospiri sul suo corpo mentre il mio cuore palpita sul suo petto. Quando l'attimo del bacio finisce, le mie labbra socchiuse mormorano l'amore che provo ed i miei occhi ancora lucidi, rimangono estatici su di lui.
«Il nostro primo litigio...» ride, ha l'aria sollevata «Dio mio, sembriamo già una vecchia coppia di sposi scorbutici.»
La sua affermazione fa nascere sul mio volto uno spensierato sorriso.
«Quando sorridi sei bellissima.» le sue labbra umide si posano sulla mia guancia.
«Grazie» sussurro con un filo di voce
«Per cosa?» domanda sorpreso.
«Per prenderti sempre cura del mio cuore.»
«Su forza, vieni qua» dice con voce vellutata.
Così poggio la mia testa sul suo petto, guardo il suo viso, cerco i suoi occhi. Stringo forte il suo braccio, forse per provare a sentire i suoi sentimenti o forse, per cercare di trasmettergli  i miei.
Penso che è tutto ciò che voglio.
Penso che è fatto su misura per me.
Penso che lo amerò per l'eternità.

IMMAGINA TOM HIDDLESTON (Loki, Adam, T. Sharpe...)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora