13º

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"Oh mio dio non ci posso credere. È com'è? È passionale ? Irruento? Focoso?"
Diane sembrava una bambina davanti ai regali sotto l'albero di Natale ,la sorpresa e la curiosità erano dipinti sul suo viso.
Da quando era rientrata non aveva fatto altro che chiederle cosa era successo con Marc e alla fine l'aveva accontentata.
Le aveva raccontato tutto quanto ,che si era fatto passare suo fidanzato e che fuori avevano litigato e l'aveva punita baciandola.
Le aveva persino detto che non era stata la prima volta e che nonostante l'odio reciproco il cuore le batteva forte se ripensava al bacio di poche ore prima.
"Piantala D, bacia in modo normale non so quante volte te l'ho ripetuto."
Diane la guardò male.
"Sei la solita guastafeste. Volevo sognare, visto che è gratuito e nei sogni possiamo fare quello che vogliamo."
"E hai bisogno che ti dica come è un bacio del capitano per poter sognare? Frank non te ne ha dati?"
Diane si ombrò in viso e si stese sul letto sbuffando.
"Niente di niente, neanche uno sulla guancia. Mi hanno portata quì e mi ha salutato con un semplice ci vediamo presto. Mi piace Soph e anche tanto, forse troppo e forse è tutto solo un equivoco. Magari gli faccio pena o mi vede più che ne so come-"
Sophie le lanciò un cuscino interrompendo le sue elucubrazioni mentali.
"Non ti azzardare intesi? Frank è deciso a farsi avanti ma devi anche dargli il tempo, ha paura. Non è più un ragazzino alle prime armi e vuole fare le cose per bene. Vuole conoscerti a fondo ed essere sicuro di non ferirti. Dovreste uscire da soli e iniziare a parlare della vita passata, solo così capirete come dovete comportarvi e che passi fare. Dagli tempo Diane, so che è molto preso da te e mi fido di lui."
Diane la abbracciò di slancio.
"Ti voglio bene Soph. Che farei senza di te?"
Sophie la strinse forte.
"Vivresti comunque. Diane, ascolta, credo che dovresti fare un passo avanti con tuo padre. So che tu ci hai sofferto molto e ci soffri ancora ma anche lui sta male. Parlagli, digli come ti senti e anche che deve reagire perché tu e tua sorella avete bisogno di lui. Non lasciare che un incomprensione rovini quello che resta della tua famiglia."
Era da tempo che glielo diceva, ma Diane era una testa dura, se si impuntava era difficile farla ragionare.
Soprattutto con suo padre, gli urlava contro dandogli la colpa di ciò che era successo, anche se non ne aveva, non gli dava alcuna opportunità e anziché spronarlo a riprendere in mano le redini della sua vita lasciava che si crogiolasse nel suo dolore e continuasse a sbagliare.
"Soph io avevo bisogno di lui e lui non c'era . Piange ancora quella stronza di sua moglie e non si rende conto di quello che lo circonda. Sono stata stuprata e devo dire grazie a te e a Layla se sono riuscita a rialzarmi e affrontare la vita . Lo farò, non so bene quando ma ti farò contenta e gli parlerò ma non oggi ne domani. Ho bisogno di tempo."
Sophie le accarezzò la testa e sorrise mesta, non poteva costringerla a fare qualcosa contro la sua volontà.

Dopo una settimana fecero ritorno alla base, la breve vacanza era finita bisognava riaffrontare il cupo capitano Clandon.
Era ancora arrabbiata con lui, nonostante sei giorni in cui non lo aveva visto ricordava ancora l'irruenza del suo bacio e il modo brusco con cui si era staccato da lei e l'aveva lasciata lì in quel parcheggio a chiedersi che diavolo gli passava per la testa.
"Jackson,Cooper ben tornate . Mi è dispiaciuto sapere che non eravate sulla USS Carl Vinson è stata una bella esperienza. Spero che i vostri colleghi vi dicano cosa hanno visto. Buona giornata. "
"Buona giornata colonnello."
"Colonnello."
Risposero al saluto e continuarono per la loro strada, Sophie era ancora più arrabbiata di prima.
"Diane, Sophie siete rientrate?"
Roger dalla sua scrivania le salutò e tornò a scrivere al computer.
"Soph mettiamo la tuta e aspettiamo ?"
"No Diane, mettiamo la tuta e andiamo nella sala della prima lezione . Almeno sapremo cosa hanno fatto di tanto eclatante su questa dannata portaerei!"
"Ok ok ma non ti arrabbiare."
Sophie grugnì e iniziò a salire le scale con la sacca e la borsa, aveva voglia di picchiare Clandon.
Dopo appena dieci minuti lei e Diane varcavano la soglia dello stanzone e i primi a salutare furono Terry e Rick.
"Ehi ragazze, come va? "
"Terry, Rick. Noi bene . Voi? Entusiasmante settimana eh?"
Sophie prese posto sbuffando.
"Mica tanto. A mio avviso non vi siete perse assolutamente nulla. Vero Terry?"
Terry allungò le gambe davanti a lei e si stiracchiò.
"Esatto. Una noia mortale. Un sacco di palloni gonfiati che facevano la ruota per dimostrare le loro abilità in aria. Hanno guardato tutti dall'alto in basso perché si sentono superiori. L'unica cosa divertente è stata-"
L'arrivo del capitano fece morire il discorso di Terry al quale però Sophie non aveva prestato molta attenzione .
"Buongiorno, lasciate tutto quanto e seguitemi."
Le rivolse una lunga occhiata e trattenne il respiro, non vederla per una settimana non era servito a nulla.
Andarono agli hangar.
"Bene dato che siamo in numero dispari ogni coppia salga su un caccia, oggi prenderete confidenza con manopole, interruttori e sensori. Dalla settimana prossima a turno farete un volo con me , quindi questa settimana faremo molte prove al simulatore vi voglio carichi e soprattutto presenti. Winchester con me."
Diane e Sophie si guardarono e si diedero il cinque.
Finalmente si iniziava a parlare seriamente.
Salirono sull'F-14 un aereo biposto in tandem, bimotore, con doppia deriva verticale e ali a geometria variabile. Davanti a loro pannelli uguali con tasti di avviamento , propulsori , sgancia missili ,comandi ,radar ,il tasto di attivazione del cannone Vulcan a sei canne rotanti .
"Dio Soph finalmente il nostro sogno si sta davvero avverando. "
Sophie accarezzò la cloche e inspirò forte, l'agitazione e tutti i cattivi pensieri erano scomparsi, era quello il suo mondo e averne dubitato la faceva sentire stupida.
Quando scesero dai caccia, era felice, al settimo cielo. Avrebbe potuto persino perdonare al capitano i suoi baci e il suo comportamento da stronzo.
Senza volerlo gli rivolse addirittura un sorriso.
Marc era consapevole della sua presenza e il suo corpo reclamava quello di Sophie.
Si soffermò a guardarla, i suoi occhi brillavano, si vedeva che era felice di essere salita su un vero caccia. Erano anni che non vedeva qualcuno così emozionato e quando lei involontariamente gli rivolse un sorriso raggiante si sentì un bastardo.
Dopo la lezione con Marc tornarono in aula per incontrare il colonnello e fu in quel momento che Sophie si rese conto dell'assenza di Kirsten e delle sue due amiche.
"Ragazzi ma Kirsten?"
Terry e Rick sogghignarono complici .
"Ci siamo liberati di lei e delle sue cani da guardia. Non sei contenta?"
Sophie guardò Diane e si stupì. Cosa diavolo era successo in quei sei giorni?
"Che vuol dire che vi siete liberati di lei? Non l'avrai soffocata nel sonno?"
Diane come al solito non perdeva occasione di punzecchiare Terry.
"Per chi mi hai preso? Solo tu mi induci istinti omicidi. Non sono stata io ne tantomeno nessuno di noi. È stato Clandon con la complicità di alcuni ufficiali di bordo."
"Cosa!"
Sophie era scioccata. Per quale motivo Marc aveva fatto una cosa simile? E che cosa soprattutto?
Stava per chiedere quando il colonnello entrò in aula.
"Comodi comodi. Ragazzi vorrei dirvi che sono rimasto davvero compiaciuto del vostro comportamento sulla portaerei. Bravi. Ancora una volta la base di Fallon va per la maggiore. Bene iniziamo ."
Sophie non mostrò alcun entusiasmo per la nozione di avanzamento di gradi durante il percorso militare.
La sua mente era in continuo fermento, voleva scoprire come mai Marc si era liberato di Kirsten, Alyssa e Megan. Cosa era successo di tanto eclatante e sconveniente?
A mensa mise sotto torchio Terry e Rick.
"Allora ragazzi volete spiegarmi questa storia?"
Prese una cucchiaiata di minestra e la ingoiò nonostante fosse bollente.
"Insomma dovresti essere felice. Ce le siamo tolte dalle palle con tutta la loro sapienza e invece di gioire vuoi sapere perché sono fuori. Chissenefrega. C'è più posto per noi. Meglio così no?" Terry bofonchiò e iniziò a mangiare.
Sophie la guardò male .
"Terry a me Kirsten non faceva ne caldo ne freddo. L'avrei di sicuro picchiata ma questo non vuol dire che sono contenta che sia fuori. Sto cercando di capire quale è stato il motivo. "
Rick spostò le verdure in un angolo del piatto e in due secondi netti fece fuori l'arrosto.
"Sophie, quello che sappiamo è che in un certo senso è stato meglio che voi non eravate presenti. Chissà da quanto non scopano gli ufficiali e voi con la vostra bellezza avreste solo alimentato i loro ardori come è successo con Kirsten e le altre."
Diane e Sophie si guardarono attentamente, Frank aveva detto a Diane che era meglio se non andava e l'aveva convinta a prendersi colpe che non aveva. Qualcosa non quadrava in tutta la faccenda e lei voleva vederci chiaro.
Marc Clandon fece il suo ingresso in mensa insieme al suo collega Frank Hartman scandagliando ogni tavolo.
Quando gli occhi o per meglio dire le lenti raggiunsero il loro tavolo Sophie si sentì a disagio.
Fortunatamente Jason li invitò a sedere con lui e Roger, e non dovette essere sottoposta a esame.
Passarono un paio di settimane in cui le lezioni si susseguivano in maniera così veloce che spesso non avevano il tempo neanche per respirare.
C'era una parata a cui assistere e l'investitura della base di Fallon come migliore base al mondo da cui uscivano più piloti.
In quell'occasione tutti coloro che arrivavano al giorno della parata avrebbero ricevuto la coccarda della base da attaccare sulla manica della tuta da aviatore.
Il fermento era tanto e tutti ne subivano la pressione, inoltre c'erano anche le gare di Tony. Da quelle sarebbe uscita la rosa dei candidati alla squadra da portare ai mondiali.
Tony era euforico e la chiamava più volte al giorno anche al centralino della base.
Nonostante gli avesse raccomandato di non farlo perché c'erano delle regole da rispettare.
Tutto questo ovviamente le creava non pochi problemi specialmente con il capitano Clandon che più volte la rimproverava di assentarsi per motivi futili.
Proprio come il giorno in cui Tony aveva l'ultima gara, lei aveva assistito a poche in realtà perché non poteva andare e venire dalla base come più le piaceva, ma gli aveva promesso che a questa sarebbe stata presente.
Purtroppo il protrarsi della lezione con il tenente di corvetta Stranger, le impedì si raggiungerli a casa . Quindi appena sentì nell'interfono Roger che le comunicava una chiamata urgente corse al telefono.
"Tony ti assicuro che verrò. Sarò lì sugli spalti a fare il tifo per te. Vi raggiungo lì ok? Fai il bravo e concentrati. Ricordati che ti voglio bene e sei la mia vita. A dopo."
Chiuse la chiamata e appoggiò la fronte al muro davanti a lei.
"Jackson continui a fare di testa tua vedo. Forse non ti è chiaro dove ti trovi. Dovresti dire al tuo fidanzato che non è opportuno che ti chiami sul telefono della base."
Sophie lo guardò stranita.
Il suo fidanzato?
Di che diavolo stava parlando?
Aveva fretta e non poteva di certo perdere tempo con lui.
"Non succederà più capitano. Ora se vuole scusarmi avrei una certa fretta."
Marc la bloccò per un braccio e si tolse gli occhiali per guardarla dritta negli occhi.
"Chi è questo Tony?"
Sophie era scioccata.
"Cosa? Tony è-"
"Capitano Clandon qualche problema? Jackson non dovrebbe già essere fuori di quì da mezz'ora?"
L'intervento del colonnello le impedì di terminare la frase, approfittò del momento per annuire e andare via.
Corse su in camera si cambiò velocemente, indossò un vestitino rosso e dei sandali e in dieci minuti uscì dalla base.
Gli aveva lasciato l'amaro in bocca, non sapere chi era questo tizio lo mandava in bestia. Non sapeva poi molto di lei in realtà, quello che sapeva era che stava diventando geloso di chiunque le posasse gli occhi addosso e questo non andava bene.
Da un lato la voleva fuori da quella base, non voleva nessuna donna al comando di un caccia.
Da un altro lato la voleva in tutti i sensi, erano anni che una donna non lo faceva sentire così.
C'erano stati rapporti occasionali con donne che non volevano promesse ma solo sano divertimento per una o due sere e a lui andava bene così.
Perché dopo Charlene che aveva giocato con i sentimenti suoi e di Philip si era giurato di non cadere più nella trappola che era l'amore.
Perché era convinto di una cosa, quando ci si innamorava si diventava schiavi, pronti a tutto pur di far contenta l'altra metà. E alla fine arrivare al punto di sentirsi in gabbia e oppressi.
Con Sophie sentiva qualcosa e quello che sentiva lo spaventava e lo induceva a trattarla male.
Quando Sophie raggiunse il centro sportivo di Fenley era passata più di un ora, sperava solo che Tony ancora dovesse gareggiare.
Corse nella struttura e chiese come raggiungere la piscina olimpionica attrezzata per i disabili.
Cercò sua madre con lo sguardo ma erano troppe le persone presenti era impossibile trovarla.
Salì sugli spalti, sedette in un posto vuoto e finalmente tirò un sospiro di sollievo quando sul tabellone comparì il nome del fratello, aveva fatto appena in tempo.
Tony fece il tempo migliore e fu il primo candidato della rosa olimpica.
Quando riuscì a raggiungerlo la prese in braccio e la fece volteggiare euforico.
"Sophie ce l'ho fatta. Vado alle olimpiadi. Sei contenta?"
Le scese una lacrima e si affrettò ad asciugarla, non voleva spegnere la felicità di Tony.
"Sono fiera di te Tony. Parteciperai alle olimpiadi e comunque vada sarai un grande. Papà sarebbe contento per te."
La madre li guardava con amore e orgoglio, aveva gli occhi lucidi.
Nonostante avessero perso la colonna portante della loro famiglia i suoi figli erano andati avanti e si stavano affermando nel mondo.
"Stasera si festeggia mamma. Sophie chiama i tuoi amici e digli di venire, dobbiamo andare a mangiare la pizza."
Sophie sorrise e annuì.
Era contenta per Tony, si meritava tutto ciò che la vita poteva offrirgli, a dimostrazione che nessuno doveva fermarsi alle apparenze o a un piccolo difetto di natura.
I ragazzi furono più che contenti di raggiungerli a Fenley e portarono una targa a Tony che la accettò contento.
Il problema più grande però la attendeva al rientro alla base, Marc Clandon era furioso.
La aspettava vicino a l'ingresso principale e come la vide arrivare le puntò gli occhi addosso. Quel vestitino rosso le stava d'incanto e esaltava i capelli biondi e la pelle chiara.
"Jackson devo parlarti."
Sophie sbuffò contrariata, salutò i suoi amici e si fermò fuori dalla porta.
"Capitano in cosa ho sbagliato stavolta? Perché credo che lei si senta al di sopra del colonnello qui dentro."
"La mia autorità quì dentro nel prendere decisioni è pari a quella del colonnello, non prendermi alla leggera."
Sophie lo seguiva annoiata e borbottò qualcosa che Marc non riuscì a comprendere.
La portò agli hangar.
"Che ci facciamo quì?"
"Jackson ho sempre detto che hai la propensione a parlare quando non interpellata. Le domande le faccio io."
Sophie sbuffò e alzò gli occhi al cielo, quell'uomo era insopportabile.
"Dove sei stata?"
Di tutte le domande che si aspettava di ricevere questa la lasciò davvero senza parole.
Cosa gli importava di dove era stata?
"Jackson ti ho fatto una domanda e esigo una risposta. Dove sei stata e con chi!"
Assurdo, era sempre più scioccata.
"Sul serio? Capitano quando siamo nel perimetro della base dobbiamo dare spiegazioni ai nostri superiori ma fuori di quì siamo cittadini americani con tutto il diritto di andare dove ci pare e con chi più ci aggrada. In realtà non capisco cosa voglia sapere di preciso ma mi scusi se le dico che non sono affari suoi. E ora se vuole scusarmi andrei a dormire."
Gli voltò le spalle ma non riuscì a fare neanche un passo perché Marc la bloccò cingendole la vita sottile.
Le infilò il naso tra i capelli sciolti provocandole un brivido lungo la schiena.
"Capitano la prego mi lasci."
"Non posso Sophie. Sei impossibile da gestire, cocciuta e insopportabile. Ma allo stesso tempo sei come un vaso di Pandora, bellissima ed ermetica. Se ti si apre però succede il finimondo perché quella tua lingua morbida e dolce è altamente biforcuta e non sa tenersi a freno. Mi stai creando non pochi problemi Sophie."
Belle parole farcite di insulti? Rimproveri? Non lo sapeva. Quello che sapeva con certezza era che doveva allontanarsi subito. Non si fidava di Marc Clandon e doveva vederci chiaro sull'espulsione di Kirsten e delle sue fedeli amiche.
"Capitano le consiglio di lasciarmi. Io non sono Kirsten e stia certo che non mi faccio abbindolare dalle sue moine per farmi fuori. "
Marc restò ferito dalle sue parole.
Lei non sapeva come erano andate le cose e non poteva neanche dirglielo.
La lasciò andare e rimase ad osservare la sua andatura precisa e dritta, mentre rimuginava sulle sue parole.

Amami tra le nuvole Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora